ANTELLA (BAGNO A RIPOLI) – La Commissione Speciale per la terza corsia dell’A1 non esiste più da ormai tre mesi, e a bocce ferme raccogliamo le parole di tre ormai ex membri, ma ancora ben interessati dal problema a vario titolo perché tecnici (Marco Nardi, ingegnere), cittadini sotto esproprio (Francesca Pancrazzi) o entrambe le cose (Pierfilippo Checchi, architetto sotto esproprio).
Li incontriamo in un tardo e afoso pomeriggio, riparati all’aria condizionata di un bar del capoluogo ripolese.
Doveroso aprire con l’excursus storico: la commissione nasce nel 2014 sotto la giunta Bartolini e viene poi riproposta dall’attuale sindaco Francesco Casini, con l’intento, recita la delibera consiliare, di “fornire informazioni e suggerimenti all’amministrazione comunale riguardo alla gestione del rapporto con i cittadini (…) l’ascolto delle proposte presentate la raccolta delle problematiche e la creazione dei presupposti per interventi dell’amministrazione nei confronti della Società Autostrade”.
Spazio ai cittadini dunque, tramite rappresentanti, in tutto sette, ben preparati e motivati rispetto a un tema cruciale quanto doloroso per il nostro territorio.
“Ben presto però – esordisce Checchi – notammo che l’aspetto politico predominava su quello tecnico: ci era difficile ricevere adeguato supporto dai tecnici comunali, anche in caso di semplici informazioni, tanto che chiedemmo un incontro con il presidente del consiglio comunale, Francesco Conti, che promise più spazio ai tecnici. Purtroppo senza successo, dobbiamo dire”.
“Le criticità più grandi le abbiamo riscontrate con l’arrivo del progetto per il secondo lotto da Osteria Nuova a Incisa – prosegue Nardi – perché si parla di un rimodellamento morfologico del paesaggio, provocato da oltre un milione di metri cubi di terre di scavo che dovrebbero andare a coprire la valle del torrente Isone”.
“Più volte – ricorda – abbiamo evidenziato che l’origine delle terre non era così sicura da collocarle in tabella A (destinate a spazi pubblici e residenziali) come vorrebbe l’attuale progetto, ma piuttosto in tabella B (solo siti commerciali industriali). Non siamo stati minimamente ascoltati e anzi, l’impressione è stata che il Comune non fosse neppure adeguatamente preparato sul secondo lotto”.
“Purtroppo anche l’aspetto partecipativo non ha dato i frutti sperati – fa eco Pancrazzi – dato che le nostre istanze sono state stoppate sul nascere: ci stavamo organizzando per indire incontri con la popolazione, nei quali raccogliere i report dei cittadini già pesantemente interessati dai lavori del primo lotto (dal casello a Osteria Nuova), ottemperando a quella funzione di raccordo di cui la delibera consiliare del 2014 ci aveva investiti”.
“Purtroppo – conclude – la risposta dell’attuale amministrazione fu che gli incontri pubblici erano ben accetti, ma solo dietro organizzazione diretta dell’amministrazione comunale”.
La sintesi sta purtroppo nella “situazione di impasse” che la commissione descrive nella sua lettera di dimissioni dello scorso marzo. Impasse che i tre ci ribadiscono tre mesi dopo.
Impasse che stona visibilmente, parlando con Francesca, Marco, Pierfilippo, cittadini prima che tecnici, ancora coinvolti e disposti a concedere nuovamente il loro tempo, “ma in altre condizioni di lavoro”, concludono i tre prima di rituffarsi nel caldo della strada.
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