TIGNANO (BARBERINO TAVARNELLE) – Prosegue il nostro viaggio, insieme al Lions Club Barberino Montelibertas, alla scoperta del territorio di Barberino Tavarnelle attraverso gli occhi dei giovani.
Per capire come i luoghi del cuore dei nostri concittadini under 40 siano cambiati nel corso (all’incirca) di una generazione.
Dopo il “flashback” di Filippo Cubattoli su piazza Matteotti, adesso è il turno di Matteo Pianigiani, 33enne “tignanese DOC e ne sono fiero” (ci dice).
Un ragazzo solare, molto legato al territorio e alle tradizioni, come si evince anche dalla sua (magnifica) professione: quella di operaio agricolo, che ci riporta subito alla mente le mani terrose dei nostri nonni.
“Ho sempre abitato a Tignano e ci vivo tuttora – a parlare è Matteo – Quando ero piccolo Tignano era uno spettacolo: era una “frazioncina” viva. C’erano i “giochini”, il “campino”, la pista, il circolo (che poi diventò La Capannina) e l’alimentari della mitica Ornella”.
“Tranne la bottega – ci racconta – tutto il resto fu realizzato grazie a don Tiberio Marchiotto, una persona fenomenale, e al contributo delle famiglie (ciascuno metteva quel che poteva). E questa penso sia una cosa straordinaria”.
“Eravamo un gruppo di bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni – ricorda – D’estate uscivamo alle 16 e andavamo dall’Ornella a fare merenda con un gelato o la schiacciatina e l’estathĂ©. Poi noi maschi giocavamo a pallone: nella pista se eravamo pochi, nel “campino” se tanti. Le femmine stavano a chiacchierare sulle panchine”.
“Dopo cena tutti si ritrovavano al circolo – l’entusiasmo di Matteo per i tempi andati traspare da ogni parola – per scambiare due chiacchiere e giocare e briscola. Giovanni (il fabbro di Tignano) faceva il barista: c’erano la macchinetta del caffè con le cialde e i gelati”.
“Tra giugno e luglio si disputava il “torneino” di calcio a 5 – ecco un altro “pezzo” del suo album dei ricordi – Un quadrangolare in cui si sfidavano le quattro contrade: la “Chiesa”, “Piamponzi” (la “mia”), il “Castello” e “Sotterra”. Era molto sentito, veniva gente da Tavarnelle per assistere”.
“In inverno una cosa… epica era il carnevale – aggiunge galvanizzato, mentre rivive quei momenti – C’erano la banda, i trampolieri, i giocolieri. La mia nonna Leonetta, la Paola e la Luciana preparavano vagonate di pasta per friggere le zonzelle. Da piccoli ci vestivamo. Dalle medie in poi facevamo il pieno di schiuma e tornavamo a casa per cena, completamente fradici”.
“Purtroppo Tignano è cambiata – un velo di nostalgia cala sulla voce di Matteo – Non tanto da un punto di vista architettonico, ma sociale. Quando l’Ornella tirò giĂą il bandone, la frazione cominciò a spengersi: lei era il cuore di Tignano. Poi sicuramente ha influito questo mondo che va a 200.000 all’ora”.
# Tignano in lutto per l’addio, improvviso e doloroso, a Ornella Frosali
“Ora nel “campino” c’è piĂą erba che terra, la pista si spacca – ammette con rammarico – C’è poco o nulla. Se hai un bambino piccolo, lo porti allo scivolo. Sennò fai una “giratina” fino al castello e torni indietro”.
“La mia non vuole essere una polemica, anzi – ci tiene a precisare – La colpa di questo cambiamento è della mia generazione, è anche colpa mia”.
“Ognuno ha i suoi problemi e le sue cose da fare – conclude Matteo, lasciando aperto uno spiraglio di speranza – Ma dovremmo fare qualcosa, perchĂ© adoro Tignano e mi piange il cuore nel vederla così, specialmente se ripenso a com’era”.Â
@RIPRODUZIONE RISERVATA