BADIA A PASSIGNANO (BARBERINO TAVARNELLE) – Venerdì 12 luglio è una data importante per tutta la nostra comunità.
E’ proprio dal cuore del Chianti fiorentino, infatti, che si celebreranno ben 951 anni dalla morte di San Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione vallombrosana.
Figura chiave per Badia a Passignano, San Giovanni Gualberto fu un vero e proprio combattente, che lottò contro la simonia e perdonò l’uccisore di suo fratello.
Divulgatore della regola benedettina, promosse carità e misericordia.
“Nel 1036 fondò Vallombrosa – ci spiega Fra Matteo (uno dei monaci benedettini dell’Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano) – In seguito diffuse le consuetudini vallombrosane a vari complessi monastici, tra i quali proprio la stessa Badia a Passignano”.
E proprio a ben 951 anni dalla morte del santo, venerdì 12 luglio, si terrà presso la chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo a Passignano una solenne messa presieduta da don Luca Bernardo Giustarini, priore del santuario di Montenero.
La stessa chiesa in cui San Giovanni Gualberto morì e che, tutt’oggi, conserva la tomba del santo.
A Vallombrosa, invece, l’Abbazia accoglierà amministratori comunali e regionali della Toscana, i quali offriranno l’olio al santo.
Essendo San Giovanni Gualberto patrono dei forestali, anche i carabinieri forestali gli renderanno omaggio in entrambe le occasioni.
Dal 6 al 12 luglio Badia a Passignano fa festa insieme alla sua comunità nel nome di San Giovanni Gualberto
“Inoltre – ci racconta fra Matteo – durante questa ricorrenza sarà prevista l’esposizione della reliquia più preziosa dell’Abbazia”.
“Si tratta – spiega – di una reliquia in oro e argento contenente la testa, nella cui base smaltata ricorrono le scene della vita del santo (del XIV secolo)”.
San Giovanni Gualberto è stato dunque una figura storica di rilievo; che ha lasciato tutt’oggi, all’interno della nostra comunità, un importante riferimento spirituale.
La Badia a Passignano, difatti, si apre e dialoga con la nostra comunità. Concepita come un faro nel cuore del Chianti, è in primo luogo un punto di ristoro e di accoglienza.
“Un’abbazia benedettina, come quella di Passignano – sottolinea Fra Matteo – è un luogo di cultura, arte e spiritualità. Lo è stata nel passato, ma lo è tutt’oggi nel presente”.
Punto di riferimento per gli storici e gli artisti, lo è talvolta anche per chi intende “nutrirsi nell’anima” del silenzio che la Badia ci propone.
E’ per tutti questi motivi, che durante le visite ai turisti, Fra Matteo ama definire tale Badia come una “piccola Montecassino del Chianti”, per essere un puro concentrato di arte con il Ghirlandaio, di cultura per il Galileo e per uno “studium” voluto dall’abate di Vallombrosa del 1500.
Parlando infine con Fra Matteo, ci siamo domandati come questo monastero sia cambiato rispetto al passato.
“Il carisma, il lavoro e la preghiera sono rimasti gli stessi – risponde – A cambiare sono i numeri delle vocazioni. Infatti da ben 30-40 persone nel XVI secolo, adesso siamo soltanto in cinque all’interno dell’Abbazia stessa”.
Ma a cambiare è anche il mondo. E la società frenetica in cui oggi viviamo, costantemente proiettata al successo. Qui, invece, i monaci benedettini vivono in un’oasi di pace, in nome della fedeltà e della tranquillità.
Nonostante ciò, l’augurio di tutta la comunità monastica è che ancora la Badia a Passignano rimanga e continui ad essere un punto fermo, solido e deciso per tutto il nostro territorio.
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