CHIANTI – Cinque giorni, preceduti da una cena “augurale”: di cammino lungo le strade del Chianti Classico. Di degustazioni dei migliori vini. Di scoperta di cibi, storie e profumi.
Un vero e proprio “pellegrinaggio”, dal 5 al 9 ottobre, fra Chianti fiorentino e senese.
Alla scoperta, in un modo molto conviviale e partecipato, delle UGA, le Unità Geografiche Aggiuntive.
Ovvero quelle nuove componenti approvato dai soci del Consorzio Vino Chianti Classico che caratterizzeranno ancor più, dal punto di vista territoriale, locale, i vini del Gallo Nero.
In una “comitiva” che sarà guidata da Leonardo Romanelli. Vero e proprio ideatore di questa “transumanza ottobrina” fra le splendide colline chiantigiane.
Romanelli, un “pellegrinaggio” fra vino, cibo e territorio è in arrivo nel Chianti Classico: quando, dove e come?
“Ad ottobre partiamo! La sera del 4 ottobre faremo la cena della vigilia con i produttori di San Casciano. Poi la partenza vera e propria il 5 ottobre. A pranzo ci fermiamo dai produttori di San Donato in Poggio la sera siamo a Castellina in Chianti. Il 6 arriviamo a pranzo a Vagliagli e la sera siamo a Castelnuovo Berardenga. Il 7 Castelnuovo, Gaiole e poi la sera a Radda in Chianti. Sabato 8, Radda e Panzano in Chianti, e la sera Lamole. Infine domenica 9 ottobre Lamole-Montefioralle e Montefioralle-Greve”.
Come nasce questa idea?
“L’idea nasce dal fatto che nel 2011 ho organizzato il Pellegrinaggio Artusiano, da Forlimpopoli a Firenze, per i 100 anni della morte di Pellegrino Artusi. E nel 2015 il Firenze-Milano in occasione dell’Expo. L’idea è quella di conoscere un territorio camminando: ma non solo per motivi sportivi o salutistici, ma per godere appieno delle specialità locali. Si mangia e si beve sentendosi meno in colpa insomma…”.
Le UGA, approvate recentemente dal Consorzio Vino Chianti Classico, nel territorio del Gallo Nero erano già una sorta di realtà con le varie associazioni territoriali dei produttori. Pensa che rappresentino un tassello fondamentale per il futuro?
“Credo sia un passaggio ulteriore per far conoscere un territorio nelle sue diverse accezioni. Il Chiant Classico è uno, ma le realtà che lo compongono sono composite: e questo permette di incuriosire il consumatore”.
Vino e territorio, un binomio di cui si parla da tempo, spesso anche in modo molto “agiografico”. Lei come vede questa accoppiata per quanto riguarda il Chianti Classico, sono due termini che si parlano fra di loro?
“Si parlano eccome, sono due elementi che vanno a braccetto, tanto che si parla sempre meno di uve che lo compongono, quasi che il territorio facesse da garante. Va da sé che il Sangiovese rimanga il protagonista, ma è già implicito nel vedere una bottiglia di Chianti Classico”.
A “pellegrinaggio” finito cosa vorrebbe che rimanesse di questa esperienza?
“Mi piacerebbe si riscoprisse il piacere della calma e della riflessione. Camminare impone tempi lunghi, che danno modo di assaporare al meglio le ore passate in un luogo. Vorrei che le persone scoprissero il Chianti Classico in un… andare tranquillo”.
@RIPRODUZIONE RISERVATA