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giovedì 25 Aprile 2024
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    L’INTERVISTA / La presenza dei lupi nel territorio chiantigiano spiegata dal dottor Duccio Berzi

    Tecnico faunista, grande esperto in materia, ci traccia l'identikit dei lupi che vivono nel nostro territorio, ne spiega le abitudini. I rischi? "Sono molto più pericolosi zecche e calabroni"

    CHIANTI – Sono moltissimi gli avvistamenti di lupi negli ultimi tempi nel territorio del Chianti fiorentino. Dove ormai è evidente che una convivenza, consapevole e informata, con questi animali diventa sempre più all’ordine del giorno.

    Per fare chiarezza a 360 gradi sull’argomento abbiamo fatto una lunga chiacchierata con il dottor Duccio Berzi, tecnico faunistico, che sulla materia è uno dei massimi esperti a livello regionale e nazionale.

    Berzi, da tempo riceviamo numerose segnalazioni sulla presenza dei lupi in territorio chiantigiano: sa darci delle informazioni in proposito? Si sa, ad oggi, quale potrebbe essere la popolazione in queste zone?

    “Quest’anno effettivamente ci sono moltissime segnalazioni in una zone nei pressi di Greve. Questo gruppo di lupi si sono insediati in un’area a cavallo tra due aAziende Faunistiche Venatorie e zone in divieto caccia. Ci sono pochi cacciatori, molti cinghiali e vaste aree boscate. Le condizioni ideali per i lupi. Si tratta di un gruppo familiare composto con ogni probabilità da una coppia riproduttiva e 2-3 cuccioli dell’anno, che ormai hanno dimensioni del tutto simili a quelle degli adulti”.

    Per quanto di sua conoscenza, si tratta di lupi “puri”?

    “La popolazione di lupo del Chianti ad oggi non mostra grossi problemi di ibridazione. Peraltro tutti gli animali che sono stati trovati morti e sono stati sottoposti come di routine ad autopsia, mostrano condizioni fisiche eccellenti, senza patologie cutanee come spesso accade, e con dimensioni record. Uno degli animali più grandi e pesanti mai trovato in Appennino venne trovato nei pressi di Strada in Chianti, avvelenato nel gennaio 2011. Si trattava di un maschio di oltre 41 kg”.

    Quale il loro comportamento? Cosa dobbiamo aspettarci?

    “Come nel resto d’Italia la popolazione di lupo è in espansione e si è ormai insediata in zone antropizzate. La maggiore frequenza di osservazione è quindi legata principalmente al fatto che in queste zone ci passano più persone, soprattutto in auto. Delle persone in auto, come del resto su mezzi come i trattori, i lupi non hanno molta paura perché non li associano al nostro odore o silhouette. Poi, come è facile immaginare a vivere con l’uomo si abituano e diventano meno diffidenti. Ma questo non significa necessariamente che siano più confidenti o pericolosi, in ogni caso sempre bene ricordare quelle che sono le regole da tenere: evitare di lasciare intorno a casa qualsiasi fonte di cibo (per intendersi anche il cassonetto dell’umido se non ben chiuso), non lasciare gli animali da compagnia legati a catena o in spazi chiusi non sicuri, se li vediamo evitare di avvicinarsi, soprattutto se sono in uno spazio recluso senza vie d’uscita o addirittura feriti”.

    Se qualcuno ha timore, cosa si sente di dire?

    “II timore è naturale e comprensibile, trattandosi di un predatore di tutto rispetto capace di atterrare, uccidere e consumare prede delle dimensioni di un cervide o di un cinghiale . Senza essere negazionisti, invito tutti ad essere razionali. Gli attacchi all’uomo in tutta Europa nell’ultimo secolo ci sono stati ma si contano con le dita di una mano e sono spesso riferiti a contesti e situazioni molto particolari. Ad esempio tempo fa alcuni ciclisti in Lazio rischiarono un brutto incidente cercando di liberare un lupo da una rete in cui era rimasto imprigionato. Chiaro che un animale del genere, sotto paura e stress usa quello che ha per difendersi, quindi la bocca. Ma ad essere razionali si capisce che il rischio statistico è trascurabile rispetto a quello che rischiamo ogni giorno con tante razze di cani che frequentano la città o i giardini pubblici o per piccoli animali del bosco come le zecche o i calabroni”.

    # VIDEO / Greve in Chianti, ultimo giorno di novembre con una mattinata da attraversamento lupi

    Ci sono all’orizzonte, in territorio chiantigiano, attività di monitoraggio?

    “Il Chianti rientra, con due celle di rilievo di cento chilometri quadri, nel programma nazionale di monitoraggio promosso dal Ministero dell’Ambiente e da ISPRA, che io coordino. Quindi invito tutti a trasmettere le informazioni relative al lupo, circostanziate e verificabili, che possono essere utili per arricchire il quadro conoscitivo (potete inviare le vostre segnalazioni a boschivo@gmail.com, n.d.r.).

    Quale sarebbe, a suo modo di vedere, la procedura ideale?

    “Il programma di monitoraggi nazionale è uno strumento utile per avere un quadro complessivo sullo status di conservazione della specie e per avere un dato numerico di riferimento, anche se frutto di stima, ma non è in grado di fornire indicazioni utili a scala locale. Sarebbe quindi utile affiancare a questa indagine un monitoraggio più capillare, organizzato insieme a tutti i soggetti coinvolti, dal mondo ambientalista a quello venatorio, per avere dati più precisi e circostanziati e soprattutto per monitorare quelle situazioni “calde” che potrebbero portare ad un inasprimento del conflitto”.

    # Ancora un avvistamento di lupi (in un borgo colonico, al tramonto) a Greve in Chianti

    Per quanto riguarda invece la convivenza con chi fa dell’allevamento la sua attività economica?

    “La specie rappresenta un serio problema per tutta la categoria degli allevatori, in particolare di razze ovicaprine. Purtroppo la Regione Toscana negli anni non ha messo in atto azioni significative a tutela di questa categoria, come invece è successo in altre regioni, mettendo quindi a rischio aziende importanti per il nostro paniere agroalimentare. Contiamo che questa nuova giunta regionale affronti al più presto questa emergenza facendo tesoro delle buone pratiche messe a punto in altri contesti per dare delle velocemente delle risposte concrete”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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