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giovedì 28 Marzo 2024
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    Covid-19 e ospedali, la Toscana alla vigilia delle riaperture. ARS: “Sono un po’ troppo anticipate”

    Analisi (come sempre) molto dettagliata dell'Agenzia Regionale di Sanità: "I dati più ottimistici provengono sicuramente dal lato delle vaccinazioni"

    FIRENZE – Come sta la Toscana, in particolare al punto di vista ospedaliero e ricoveri-Covid, alla vigilia delle riaperture in zona gialla del 26 aprile?

    Una domanda alla quale ARS, l’Agenzia Regionale di Sanità, risponde con un accuratissimo studio (lo trovate qui nella sua completezza), a firma di Fabio Voller, Francesco Profili, Simone Bartolacci, Marco Santini.

    # E’ ufficiale: la Toscana avrà tutta la regione in zona gialla da lunedì 26 aprile

    “I dati più ottimistici – si legge nelle conclusioni dello studio – provengono sicuramente dal lato delle vaccinazioni: la Regione Toscana ha dato nell’ ultimo mese una brusca accelerata al ritmo delle vaccinazioni in prima dose”.

    “Dopo aver vaccinato con un alto tasso di copertura – spiegano – rispetto alle altre regioni, le categorie previste nel primo piano nazionale vaccinale (operatori sanitari ed insegnanti scolastici), abbiamo raggiunto una copertura pressoché integrale della popolazione over 90, recuperato il terreno perduto sulla popolazione 80-89 grazie all’apporto dei medici di medicina generale e incrementato la copertura dei soggetti nella fascia 70-79 anni (già coperti al 45% con prima dose)”.

    “Ad oggi – riprendono – la Toscana si colloca al secondo posto in Italia, se prendiamo in considerazione queste che sono le categorie di popolazione più esposte alle conseguenze di salute dovute all’infezione. La vaccinazione che progredisce sembra aver concorso alla diminuzione della mortalità rispetto al picco di novembre, ma anche alla riduzione del contagio: lo testimoniano i dati degli ultimi giorni delle infezioni, ma soprattutto la netta riduzione del contagio nelle prime categorie di persone che sono state vaccinate: operatori sanitari e popolazione over 90”.

    Fabio Voller, coordinatore dell’osservatorio di epidemiologia dell’Ars (Agenzia regionale della sanità)

    “Ci aspettiamo – anticipano – che con la fine di maggio, contagi, decessi ed ospedalizzazioni abbiano una decisa inversione di tendenza grazie alle vaccinazioni (se le dosi promesse alla nostra regione arriveranno, ovviamente)”.

    “Le criticità – puntualizzano – emergono dall’alto numero di persone ricoverate: ancora troppe rispetto alle soglie di criticità ministeriali per l’occupazione delle terapie intensive e dei reparti Covid-19, anche se in progressivo e lento decremento nelle ultime due settimane. Anche i decessi sono ancora molti, troppi, nonostante le considerazioni che abbiamo fatto poco sopra. Alcune zone della regione, pensiamo specificatamente alla provincia di Prato, nonostante quattro settimane di zona rossa, hanno una presenza di casi positivi ancora troppo alta”.

    “Queste ultime considerazioni – afferma ARS – ci fanno ritenere che le aperture previste per il 26 aprile 2021, decise dal decreto legge 22 aprile 2021, n. 52 (Decreto Riaperture) siano un po’ troppo anticipate rispetto al momento epidemico ed al carico sanitario che sta vivendo la nostra regione: aver potuto contare ancora su di un mese per aumentare la copertura vaccinale ed andare incontro alle temperature più alte (che sappiamo essere un aiuto rispetto al virus), ci avrebbe permesso di affacciarci al periodo estivo senza alcuna paura di introdurre nuovamente limitazioni e misure di contenimento del contagio”.

    “Questo non sappiamo se potrà essere garantito con le aperture di molte altre attività e con il ritorno a scuola – rimarcano – perché abbiamo imparato che il virus si muove con le nostre gambe”.

    “Il tasso di infezione della nostra regione – proseguono le conclusioni dell’Agenzia Regionale di Sanità – è da pochi giorni stabilmente sotto i 200 casi per 100mila abitanti: ricordiamo che il sistema di monitoraggio ministeriale pone una regione direttamente in zona rossa se supera i 250 nuovi positivi settimanali per 100mila abitanti (che corrispondono a circa 9.300 nuovi casi settimanali in Toscana, poco più di 1.300 al giorno)”.

    “Un richiamo ai comportamenti corretti della popolazione quindi va fatto ancora una volta – tengono a dire – evitando inutili assembramenti od occasioni sociali troppo affollate. Inoltre, ci aspettavamo che il decreto prendesse decisamente in considerazione non solo la questione della circolazione delle persone all’interno del paese (con il cosiddetto green pass), ma soprattutto decisioni chiare sul movimento con l’estero, che è stato un serio problema la scorsa estate dal punto di vista epidemico e che potrebbe agevolare l’arrivo nel nostro Paese di varianti del virus, conosciute o totalmente nuove, mettendo così in pericolo il lavoro fatto con le vaccinazioni”.

    “La sfida che ci aspetta nel medio e lungo periodo – guardano oltre – quando grazie alla campagna vaccinale il rischio di contagio sarà auspicabilmente confinato nella popolazione under 60, è dirigere la nostra accresciuta capacità di testing sulle attività scolastiche e lavorative e di comunità, per poter “spegnere” eventuali focolai che si potranno presentare, mentre la campagna di vaccinazione si sposterà su queste fasce di popolazione. Ci aspettiamo, quindi, che l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Scientifico mettano a disposizione protocolli di tracciamento efficaci sulle popolazioni di comunità, protocolli per il tracciamento delle nuove varianti (mancano informazioni basate su un campione più vasto di sequenziamenti) ed una revisione del sistema di colorazione delle zone, che, come abbiamo visto, in presenza di un livello omogeneo di contagio tra le regioni, non sembra aver funzionato pienamente”.

    “Per il livello regionale – concludono – l’Agenzia regionale di sanità è ovviamente disposta a collaborare per raggiungere tali obiettivi”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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