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mercoledì 8 Maggio 2024
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    Il plasma, la donazione, l’utilizzo contro il Covid-19: ci spiega tutto la dottoressa Antonella Bertelli

    Nel caso della donazione per la terapia anti-Covid19, è necessario rispondere a una serie di requisiti molto stringenti: "Auspichiamo che chi può si faccia intanto avanti"

    SAN CASCIANO – Negli ultimi tempi e in relazione alla diffusione del Covid-19, si è sentito molto parlare della donazione di plasma. E al suo utilizzo dal punto di vista di trattamento terapico.

    Per fare chiarezza ci siamo rivolti alla dottoressa Antonella Bertelli, sancascianese, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri.

    “Il plasma – spiega – è la parte liquida del sangue, costituita per circa il 92% da acqua e, per il 7%, da proteine importantissime per la nostra vita: Albumina, Fattori della Coagulazione e Immunoglobuline”.

    Fanno parte delle Immunoglobine gli anticorpi che abbiamo prodotto nei confronti delle infezioni. Per questo motivo, nel caso della terapia anti-Covid19, possono donare solamente coloro che sono venuti a contatto con il Coronavirus.

    “Si tratta – aggiunge la dottoressa – del cosiddetto “plasma iperimmune”, ricco di anticorpi specifici nei confronti di un determinato agente infettivo perché proveniente da persone guarite da tale patologia”.

    “Questo sistema ha avuto esiti positivi con altre gravi infezioni – racconta Bertelli – e sembra aver funzionato bene in molti dei pazienti su cui è stato utilizzato nello studio sperimentale anti-Covid di Pavia e Mantova”.

    Anche la Regione Toscana sta avviando uno studio simile, chiamato “Studio Tsunami” e proposto dall’Azienda Universitaria Ospedaliera di Pisa.

    # Plasmaterapia, lo studio toscano TSUNAMI scelto come modello nazionale

    “Il nostro Servizio Trasfusionale OSMA – spiega ancora – ha selezionato i primi donatori convalescenti, ma il plasma iperimmune potrà essere adottato come terapia solo quando avremo confrontato i risultati conseguiti nei pazienti in cui verrà usato con quelli con le stesse caratteristiche in cui non verrà utilizzato”.

    In futuro, le Immunoglobuline anti-Covid specifiche potranno anche essere estratte dal plasma a livello industriale, in modo da poter utilizzare prodotti con dosi standardizzate.

    I donatori sono ancora pochi perché, nonostante la donazione di plasma sia meno impegnativa per l’organismo, è considerata meno appetibile: “Richiede un tempo di donazione maggiore – afferma Bertelli – e l’uso di macchine che talvolta intimoriscono il donatore meno esperto”.

    Inoltre, nel caso della donazione per la terapia anti-Covid19, è necessario rispondere a una serie di requisiti: “Bisogna avere meno di 60 anni (o 65 se si è già donatori), essere sani, guariti dal Covid e non assumere terapie anti-Covid da almeno 15 giorni. Devono essere trascorsi almeno 15 giorni dall’ultimo tampone negativo e, se si è di sesso femminile, non si può aver avuto gravidanze o aborti”.

    “Auspichiamo – continua – che coloro che si riconoscono in queste caratteristiche si candidino come donatori convalescenti per questo studio e che diventino in futuro donatori periodici di sangue”.

    Con queste informazioni, diventa evidente che la donazione di plasma iperimmune non può essere paragonata a un’eventuale vaccinazione che prevenga l’infezione da cCoronavirus.

    “La vaccinazione – puntualizza Bertelli – si fa ingerendo o iniettando degli antigeni batterici o virali oppure delle tossine inattivate, per produrre anticorpi specifici che proteggano da determinate infezioni. Il plasma iperimmune determina invece l’acquisizione degli anticorpi del donatore, al fine di neutralizzare il virus e attenuarne gli effetti”.

    È comunque utile donare plasma, poiché ogni giorno i suoi prodotti vengono utilizzati per curare tante altre malattie: “I plasmaderivati sono sempre carenti in Italia – sottolinea Bertelli – e devono essere acquistati all’estero con notevole spesa per il Sistema sanitario nazionale”.

    Si può recarsi in ospedale per donare in assoluta sicurezza: dal momento dell’ingresso, vengono messe in atto tutte le norme igienico-sanitarie a cui ormai siamo abituati.

    I donatori sono invitati a riservare la donazione in modo da non affollarsi nello stesso momento e, durante la prenotazione telefonica, vengono poste loro delle domande circa lo stato di salute e l’assenza di patologie nell’ambito familiare e lavorativo.

    “La nostra sicurezza – conclude Bertelli – dipende soprattutto dal nostro comportamento nella vita quotidiana”.

    Contatti utili

    • Servizio Trasfusionale Ospedale Santa Maria Annunziata, via dell’Antella 56, Bagno a Ripoli
    • Per prenotazioni ed informazioni: 0556936480 ore 7.30-12.30; 0556936316 ore 7.30-14.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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