FIRENZE – “Il 96,6% dei casi Covid-19 occorsi dall’inizio della campagna vaccinale, ovvero dal 1° gennaio 2021, risulta non essere stato vaccinato alla data della diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, mentre solo l’1,3% aveva fatto una dose e il 2,1% l’intero ciclo vaccinale”.
Lo scrive un accurato studio della Ausl Toscana Centro, che cristallizza nei freddi numeri l’importanza, fondamentale, delle vaccinazioni.
Sono i dati riferiti all’area più grande della Toscana, quella che appunto comprende gli oltre 1,6 milioni di abitanti dell’Ausl Toscana Centro (AUSL TC), il cui territorio corrisponde alle province di Firenze, Prato, Pistoia e a 4 Comuni di quella di Pisa (Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d’Arno, Santa Croce sull’Arno e San Miniato).
“Analogamente – si legge ancora nello studio – il 96,8% dei ricoveri e il 97% dei decessi hanno riguardato chi non ha ricevuto alcuna dose di vaccino alla data della diagnosi di infezione”.
Da precisare che sono stati classificati come casi non vaccinati tutti i soggetti notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 che non hanno mai ricevuto una dose di vaccino SARS-CoV-2, o che sono stati vaccinati con prima o mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria almeno parziale al vaccino.
Classificati come casi con ciclo incompleto di vaccinazione tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 che hanno ricevuto solo la prima dose di un vaccino, che prevede una seconda dose a completamento del ciclo vaccinale (vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e Vaxzevria), documentata dopo 14 giorni dalla prima dose. In questo gruppo sono inclusi anche i soggetti che hanno ricevuto la seconda dose ma che sono stati notificati con una diagnosi avvenuta entro 14 giorni dalla seconda dose.
Sono stati infine classificati come casi con ciclo completo di vaccinazione tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 documentato dopo 14 giorni dal completamento del ciclo vaccinale (quindi 14 giorni dal completamento della seconda dose per i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e Vaxzevria o 14 giorni dalla somministrazione dell’unica dose per il vaccino Janssen/Johnson&Johnson).
“Restringendo poi l’osservazione agli ultimi 2 mesi – si legge nello studio, che va quindi a focalizzarsi anche in un periodo più ristretto, con percentuale molto più elevata di vaccinati rispetto al periodo più ampio – tra il 26 maggio e il 26 luglio 2021, si osserva che su 3.865 casi, all’85,9% non era stata somministrata alcuna dose di vaccino, il 3,6% doveva ancora completare il ciclo e 134 soggetti (il 10,5% dei casi) avevano fatto tutte le dosi previste dal ciclo vaccinale”.
“Tra i ricoverati – si legge ancora – il 10,0% aveva completato il ciclo, contro l’88,1% che non aveva ricevuto alcuna dose di vaccino alla data della diagnosi di infezione e l’1,9% che doveva ancora completare il ciclo”.
“Tra i soggetti deceduti negli ultimi 2 mesi – si legge ancora – l’85% non aveva ricevuto alcuna dose di vaccino alla data della diagnosi, mentre il 14,8% aveva completato il ciclo e l’1,2% lo doveva ancora completare. La quasi totalità dei soggetti deceduti che avevano completato il ciclo vaccinale si trova nella fascia di età con il più alto livello di copertura, quella degli ultraottantenni”.
In questo caso, si tiene a mettere in evidenza, “come anche segnalato dall’Istituto Superiore di Sanità, in quei gruppi di popolazione in cui vengono raggiunti alti livelli di copertura si verifica l’effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati”.
“L’incidenza – si nota – si è ridotta più velocemente tra gli ultra-90enni e quindi tra le persone di età compresa tra gli 80 e gli 89 anni, e progressivamente nelle altre fasce di età, secondo l’ordine cronologico della campagna vaccinale”.
“La discesa dei contagi della terza ondata epidemica iniziata ad aprile 2021 – si legge ancora nello studio – si è arrestata ad inizio luglio. Da allora l’incidenza è in crescita e si può ritenere di trovarci all’inizio della quarta ondata epidemica sostenuta dalla variante Delta”.
“Anche i ricoveri per Covid-19 sono nuovamente in aumento – si rimarca – I soggetti con Covid-19 ricoverati nelle strutture ospedaliere della AUSL Toscana Centro al 28 luglio 2021 sono circa il 63% in più rispetto alla settimana precedente”.
“Da febbraio 2021 – viene inoltre specificato – è aumentata la quota relativa dei decessi nelle persone di età inferiore agli 80 anni, coerentemente con il fatto che la campagna vaccinale anti Covid-19 è stata prioritariamente orientata alle fasce di età più avanzate della popolazione. L’età mediana al ricovero è attualmente di 54 anni”.
“Poiché la quasi totalità degli ultra-80enni – prosegue lo studio dell’Ausl Toscana Centro, attualizzato al 26 luglio – circa il 90% dei 70-79enni e l’85% dei 60-69enni ha ricevuto almeno una dose del vaccino, l’impatto dell’infezione sulle ospedalizzazioni e i decessi sarà meno evidente rispetto a quanto rilevato nelle prime due ondate pandemiche o nella terza ondata all’inizio del 2021 quando la campagna vaccinale stentava a decollare”.
Anche se, si precisa, “in considerazione del rapido aumento della circolazione della variante virale iper-trasmissibile Delta (lignaggio B.1.617.2), già diventata prevalente in Italia, come segnalato dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo rapporto del 23 luglio scorso 3, è fondamentale, per evitare una nuova ondata di ospedalizzazioni e decessi legati a Covid nel prossimo futuro, che i soggetti appartenenti alle categorie a rischio completino il ciclo vaccinale nel più breve tempo possibile”.
Al 25 luglio 2021 il 98,3% dei residenti della Ausl TC con età ≥80 anni ha ricevuto almeno una
dose di vaccino; per la fascia di età 70-79 ha ricevuto almeno una dose l’89,9%, per i 60-69 l’84,7% e per i 50-59 anni è l’85,9%.
“La strategia alternativa scelta dal governo inglese – si aggiunge – di “far correre il contagio” nei più giovani nel momento in cui c’è un livello elevato di adulti-anziani con almeno una prima dose di vaccino somministrata, capace teoricamente di proteggerli dal decesso o dal ricovero in TI, anche se non dal contagio, è al momento una scommessa dai risultati incerti e che la maggioranza degli altri Paesi, tra cui l’Italia, non ha in agenda”.
“Il raggiungimento di elevate coperture vaccinali anche nelle età più giovani – si conclude – al momento quelle con i valori di incidenza più elevati, potrebbe inoltre essere utile per evitare la comparsa di nuove varianti potenzialmente resistenti ai vaccini attualmente disponibili”.
@RIPRODUZIONE RISERVATA