Una parte importante dell’educazione secondaria superiore è sicuramente quella motoria.
Alcuni professori di educazione fisica dell’Istituto Gobetti-Volta hanno parlato degli effetti benefici dello sport sulla psiche, tutti unanimi nel dire che lo sport aiuta a crescere e a migliorare se stessi.
“L’attività sportiva influisce in maniera molto benefica sulla psiche, basti pensare alla sensazione di rilassamento che può dare la corsa in un ambiente verde – afferma il professor Garonni – per parlare poi di un aspetto più specifico, l’attività a livello agonistico porta a collaborare per raggiungere un obiettivo e a crescere insieme come squadra”.
“Uno dei benefici è il trovarsi in un ambiente esterno e il non tenere il proprio corpo in uno stato di pigrizia – sostiene la professoressa Maionchi – Lo sport è anche un’attività di condivisione di passioni con altre persone e allenta le tensioni e le pressioni del quotidiano. Non fare sport comporta problematiche salutari: l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Salute) sostiene che lo sport dovrebbe essere praticato, anche solo per prevenire le malattie, ma molto spesso i ragazzi non sono informati, nè dai genitori, nè dalla scuola sull’importanza dello sport. Infine nelle competizioni si verifica anche un consolidamento del carattere: che sia un piangere per le sconfitte o un gioire per le vittorie”.
Proprio su questo si sofferma la professoressa Martini: “Lo sport è un fattore importante della vita, che aiuta soprattutto i giovani a prepararsi per superare le difficoltà quotidiane presenti e future”.
D’altro canto è risaputo che i ragazzi che impiegano alcune ore della giornata nello sport spesso sono anche quelli che riescono a concentrarsi meglio a scuola e a ottenere ottimi risultati.
Secondo la professoressa Papini i ragazzi hanno il diritto di scegliere se praticare sport in orario extrascolastico, ma ribadisce che lei, come docente, ha il dovere di insegnare ai ragazzi come muoversi e restare in salute: “A mio avviso i ragazzi rispettano questa materia, anche se è un aspetto molto soggettivo, dipende dalle classi e soprattutto da ogni singolo alunno”.
Alla domanda su come si fa sport nella scuola italiana rispetto all’estero risponde decisa: “Il metodo italiano mi sembra ottimale, efficiente. Certo, il nostro è uno dei pochi paesi che comprende solo due ore a settimanali attività motoria, alle elementari addirittura soltanto una, invece, durante l’infanzia e l’adolescenza l’attività motoria è molto importante. Ci vorrebbero strutture più adeguate per raggiungere un livello migliore”.
Il professor Dei, il coordinatore dell’indirizzo sportivo dell’istituto, sottolinea che “con l’inserimento del liceo sportivo possiamo dire di star cambiando qualcosa: seguiamo i modelli anglosassoni per i quali l’aspetto sportivo è anche un aspetto culturale”.
Di fronte alla provocazione sull’eccessiva competizione nello sport giovanile, il professore precisa: “La competizione è parte dell’uomo, è un fattore innato, ci sono solo diversi modi di manifestarla. Sui banchi di scuola, nelle amicizie e nell’apparire, sul lavoro, nello sport: in fondo la nostra vita è fatta di competizione, basta soltanto saperla dosare in modo costruttivo”.
È stato bello ascoltare e riconoscersi nelle parole dei professori di l’educazione fisica, una materia talvolta sottovalutata e invece così importante e formativa.
Articolo di Benedetta Brandigi, Caterina Piombino e Martina Martucci
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