Nei giorni scorsi, presso il teatro della casa del popolo di Grassina, si è tenuta una rappresentazione teatrale legata al progetto “Che non abbiano fine mai…”, di Eyal Lerner.
Lo spettacolo, introdotto brevemente dall’assessore alla cultura Annalisa Massari, ha messo in scena episodi legati alla discriminazione e persecuzione razziale degli anni Trenta ed alla Shoah, anche in riferimento a fatti accaduti nella nostra zona.
Le classi del biennio dell’Istituto Gobetti Volta hanno assistito a questa manifestazione, interagendo direttamente attraverso canti e balli proposti in modo suggestivo da Eyal, che in modo impeccabile ha saputo trasportare la mente dei giovani nel mondo e nelle tradizioni ebraiche, raccontando per filo e per segno alcuni tipici “personaggi” ebraici, dal rabbino al mendicante.
Durante lo spettacolo sono state lette e commentate dall’attore principale le testimonianze riportate da sopravvissuti ai campi di concentramento o da parenti di ebrei.
In particolare è stata predominante la figura della signora Segre, che ha “raccontato”, attraverso la voce di una ragazza, la sua dura storia di internata in campo di concentramento.
Oltre alle storie dei sopravvissuti dei campi di sterminio, sono state raccontate, attraverso letture appassionanti da parte dei ragazzi, le vicende di persone (o famiglie) che non si sono volute piegare al regime fascista e che hanno combattuto per ristabilire la pace ed abbattere il sentimento di odio che si era creato in quel periodo.
In primo luogo Gino Bartali, il famoso ciclista che aiutava le famiglie ebraiche nascondendo i documenti nella canna della sua bicicletta; e poi anche Giorgio Goldenberg e Aronne.
Il primo, per scampare alle retate fasciste, fu costretto a trasferirsi con la famiglia da Fiume a Fiesole, dove conobbe la famiglia Bartali, che gli mise a disposizione la sua cantina, a Firenze, per nascondersi e scampare ai rastrellamenti.
Il secondo, invece, venne catturato insieme a suo padre e ad alcuni partigiani nella sua casa in campagna, a Pian d’Albero: i nazisti gli dissero che poteva andare via per avvisare gli altri delle uccisioni che stavano per compiere, ma lui rispose dicendo che se non liberavano suo padre neanche lui se ne sarebbe andato; Aronne rimase con suo padre e gli altri partigiani e fu impiccato.
Eyal ha anche parlato di come venivano trasportate le persone che dovevano essere deportate nei campi, stipati nei treni in carri bestiame: ha parlato del binario 21 della stazione centrale di Milano, luogo da cui partivano i treni dei deportati italiani, dove adesso c’è una scritta contro l’“INDIFFERENZA”, il sentimento che più di ogni altro ha favorito la Shoah.
Le letture venivano intervallate dalla voce in video della senatrice Liliana Segre, che scandiva le date cruciali di quel periodo.
Fra le tante infamie, marchio indelebile per il fascismo, sono state la preparazione e l’approvazione delle leggi razziali che nel novembre del ’38 emarginarono i cittadini italiani professanti la fede ebraica.
Siamo convinti che dopo questo interessante e istruttivo percorso, nella mente dei ragazzi una nuova finestra si è aperta all’orizzonte che ha squarciato un velo e ha mostrato quegli angoscianti tempi di barbarie, di violenze e di terrore. Questa sensazione è stata palese.
Essi hanno capito che la libertà e la democrazia sono beni che facilmente si possono perdere ed allora l’uomo diventa schiavo. Per riconquistare questi beni occorrono fiumi di sangue e lacrime, tante lacrime.
Lo spettacolo è stato toccante e, a tratti, commovente; le letture dei ragazzi sono state molto appassionate e sono state frutto di impegno e dedizione; Eyal Lerner ha saputo coinvolgere tutti gli spettatori con i suoi canti e le sue poesie, intervallati da discorsi profondi ed emozionanti.
Ulteriore elemento di commozione è stata la presenza allo spettacolo della signora Giuseppina, sorella di Aronne, accolta da un caloroso ed affettuoso applauso di tutti i ragazzi.
Articolo d Alice Masini e Mattia Centola
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