Gent.le Maria Sole, la ringrazio vivamente delle sue riflessioni sviluppate con toni pacati e rispettosi nella sua lettera inviata al Gazzettino del Chianti: è raro trovare oggi questo modo di approcciarsi e per questo l’apprezzo molto.
Il confronto civile e trasparente fra posizioni distanti porta a costruire sempre qualcosa di positivo, anche se non è percettibile nell’immediato.
Ciò non toglie l’evidente distanza fra le nostre visioni di sviluppo del territorio del Chianti Classico.
Mentre condivido in pieno le sue considerazioni sulle eccellenze paesaggistiche del nostro territorio e quindi sulla necessità di salvaguardare ed incrementare la qualità della nostra agricoltura e del nostro turismo, dall’altro canto ritengo che la conservazione e lo sviluppo del territorio si fa anche mantenendo, in aree particolari come quella di Testi, attività diverse che puntano all’incremento delle energie rinnovabili.
Dal mio punto di vista, non vedo contraddizione fra generazione di energia elettrica e bellezza del Chianti Classico.
Anzi, questo impianto risulta indispensabile per permettere nel tempo l’incremento delle rinnovabili e la sicurezza della rete elettrica dando prestigio al territorio e arricchendolo,
Questo progetto lo vedo come il nuovo sviluppo sostenibile che si concilia con la secolare bellezza del territorio. Non credo che il Chianti Classico lo si difenda chiudendolo come un museo.
Lei parla di decremento dell’economia dell’area di Testi dovuta all’insediamento industriale ivi presente: mi permetta ma mi sembra questo il momento meno opportuno per fare certe considerazioni, con il rischio, questa volta vero, della perdita di circa 100 posti di lavoro, dopo che il cementificio ha dato lavoro a tante famiglie in circa un secolo di attività.
Forse le famiglie che stanno per perdere il lavoro non la pensano proprio esattamente come lei.
E’ vero che l’impatto visivo di un cementificio non è dei migliori, concordo pienamente, ma penso anche che si sia creato un collegamento sbagliato fra l’immagine del cementifico e quella della centrale, siccome il primo è brutto, lo è anche la seconda.
Siccome da più parti si desidera abbattere il cementifico, allora anche la centrale va esclusa. Su questo equivoco si basa la propaganda strumentale che viene fatta.
Sulla unanimità di opinione dei cittadini, come sostiene lei, ho qualche dubbio. E’ vero che all’assemblea pubblica c’è stata solo una voce favorevole alla realizzazione, ma ho avuto modo di confrontarmi con tante persone, anche inizialmente contrarie, che appena messe al corrente delle caratteristiche del progetto hanno cambiato idea.
Pertanto Metaenergia continuerà ad informare i cittadini, cercando di raggiungere buona parte di quei 13.000 abitanti del Comune, che evidentemente non erano presenti il 2 luglio in piazza Matteotti.
Concordo con lei quanto sostiene che l’ultima parola spetta ai cittadini del territorio.
Da un punto di vista politico non c’è alcun dubbio, però non dimentichiamoci che c’è anche il risvolto dei diritti acquisiti.
E se si andrà in giudizio le parti dovranno portare a sostegno delle proprie tesi, non considerazioni politiche o peggio ancora ideologiche, ma fatti concreti e dimostrabili.
Proprio la strada che io avrei voluto evitare per il bene del nostro comune.
Giordano Bindi
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