GREVE IN CHIANTI – Ci siamo. Domani, martedì 8 marzo, seconda edizione del Job Day al Castello di Verrazzano.
Su appuntamento (ma anche senza), ci si potrà presentare per un colloquio di lavoro. A questo link tutte le informazioni per partecipare e le posizioni richieste.
A poche ore dall’inizio degli incontri abbiamo fatto una chiacchierata con il proprietario, Luigi Cappellini.
Con il quale, durante una passeggiata fra le vigne in fase di potatura e quelle in realizzazione, abbiamo parlato di presente e futuro. Di lavoro e prospettive. Di giovani e identità.
Cappellini, secondo Job Day del 2022 in arrivo: bilancio di quello dell’anno scorso?
“Io penso che il bilancio dopo un anno sia interessante, in particolare sulla qualità dell’integrazione delle persone che si sono avvicinate. Molte erano al loro primo impiego e sono già in grado di svolgere bene le loro mansioni. Mi sembra già una vita fa, chi è venuto si è integrato bene. Chi si presenta e poi rimane con noi ha interesse a un inserimento nel mondo del lavoro molto importante. Altri hanno atteggiamento verso il lavoro non ancora pronto o maturo per essere inserito in una azienda complessa come la nostra. Che è impegnativa. Ha ritmi da azienda cittadina all’interno di un mondo rurale”.
# Castello di Verrazzano, l’8 marzo Job Day: ecco chi c’è stato l’anno scorso e… adesso lavora qui
Come è nata e come si sta evolvendo questa idea?
“L’idea era nata dalla distanza che sentivamo fra quello che rivela un curriculum scritto rispetto al carattere di una persona che ti trovi davanti. Dovendo quindi immaginare inserimenti in settori diversi, abbiamo pensato che fosse più ricco incontrare tutti di persona. Il guardarsi in faccia per trasmettere contenuti più profondi e veritieri. Ci siamo arrivati attraverso un percorso: ci sono stati momenti nei quali, ad esempio, abbiamo chiesto video di auto presentazione”.
Chi si trova di fronte ai colloqui?
“Fino a qualche anno fa le persone che si avvicinavano avevano anche “sete” di contenuti e conoscenza. Adesso sono più attente su bisogni di base, alla ricerca di una soluzione lavorativa. In realtà noi cerchiamo di trasmettergli anche un messaggio di crescita: vieni a lavorare da noi, ti metti in discussione, è una scelta di vita. Ci sono contenuti economici, certo, ma anche contenuti di formazione e di patrimonio personale. Il saper fare”.
Cosa, invece, vi sentite di comunicare? Al territorio, al mondo del lavoro, anche ai più giovani verrebbe di dire…
“Mi sento di invitarli a condividere con noi l’entusiasmo in quello che facciamo, la voglia di realizzare un progetto di vita che deve pensare a realizzare la propria individualità. Mi piacerebbe voler conquistare il mondo con persone che decidono di far parte di questo progetto. E mi sento anche di dire che Verrazzano è in grado di insegnare molto, ma deve anche potersi mettere anche ad ascoltare i contributi di chi arriva”.
Come valuta le dinamiche lavorative di questi ultimi anni? E imprese come la vostra possono interagirvi o, volendo, cercare di influirvi?
“Assolutamente sì. E proprio per questo vogliamo presentarci per dire cosa vuol dire lavorare a Verrazzano. Al di là di un legittimo contratto di lavoro. Visto dall’altra parte secondo me il messaggio è molto attuale: coltivare i propri sogni, pur facendo parte di una realtà aperta che certamente ha il suo progetto ma che può essere contaminato e migliorato in ogni momento da chi vuole ed ha talento per farlo”.