La quiete dopo la tempesta. Questo si intravede negli occhi degli amici di Francesco Giani, 17 anni da compiere fra qualche giorno, l'imprunetino volato via il 4 dicembre scorso per cause naturali. Si vede tutto, negli occhi degli amici. Le prime avventure in motorino, le partite di tennis, gli episodi che ancora oggi fanno ridere, le esperienze più drammatiche. Le lacrime e la sofferenza per la perdita dell'amico, che hanno reso più duro il volto di adolescente.
Ben visibile, una scintilla di felicità e allegria che gli permette di ricordare l'amico defunto con una risata e una consapevolezza: in quella scintilla Francesco, per tutti semplicemente “i' Giani”, abiterà per sempre.
“Non penso che lui voglia che si sia tristi, io penso che lui voglia che noi si sia felici e credo che per quello che ha dato a tutti in questi pochi anni si debba vivere con una certa allegria”, dice Nicola Ammannati, 17 anni, amico e compagno di tennis. “Non si era mai tristi con lui!”. “Anche perché l'allegria – lo interrompe Marco Parlapiano, amico e compagno di scuola all'istituto tecnico agrario – era uno dei pochi sentimenti che esternava”.
Era una persona semplice, gentile, sempre disponibile. Francesco, figlio unico, non amava stare al centro dell'attenzione: “Era timido – sorride l'amico di una vita Gabriele Franchi – diventava sempre rosso… ma non parlava mai male di nessuno, certo, litigavamo, ci rincorrevamo, ci arrabbiavamo ma poi dopo l'allenamento di tennis prendevamo un tè insieme, offerto da lui, e tutto tornava come prima”.
Da qualche anno Francesco aveva iniziato a partecipare con continuità alle attività del suo rione, il Sant'Antonio. Dove, vista la somiglianza con il maghetto, era stato soprannominato “Harry Potter”.
“Si era innamorato del carro – racconta Giany Tacconi, rionale – era bravo con i lavori manuali”. “Davvero – aggiunge Nicola – le cose sembravano tutte facili se le faceva lui, a me magari mi ci voleva mezz'ora!”. Indelebile è il ricordo di quando arrivava al cantiere in motorino, sfidando la sorte prendendo le curve in modo… azzardato. “No, non era proprio un gran guidatore”, ridono insieme gli amici.
Oltre ai lavori manuali, l'Harry Potter imprunetino coltivava una vera e propria passione per lo sport. Calcio, tennis, atletica, non si risparmiava in niente ed otteneva in tutto ottimi risultati. “Correva sempre – ride Marco – correva la mattina per andare a prendere la Cap, era sempre in ritardo, ma anche se era in anticipo di un quarto d'ora correva lo stesso, 'mi piace correre', diceva, e nessuno riusciva a stargli dietro”.
Nel momento in cui il Gazzettino intervista i nove ragazzi, sono passati solo tre giorni dal funerale di Francesco. E nelle loro menti è ancora vivido il ricordo della cerimonia, e di tutte le persone che vi hanno preso parte. “C'era veramente tanta gente, non ce l'aspettavamo”. “Evidentemente – conclude Gabriele – nel suo silenzio, ha colpito tante persone. Ha lasciato il segno”.
Anche i genitori sono rimasti colpiti dalle numerose presenze in basilica: da loro un sentito ringraziamento a tutto il paese.
di Andrea Alfani
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