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sabato 23 Settembre 2023
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    Tirata in ballo spesso in questi mesi, nella sua riflessione ne ha per tutti: “Ci abbiamo messo la faccia”

    IMPRUNETA – Sono stati in molti, a più riprese, a richiedere una sua presa di posizione ufficiale: del resto come assessore alle politiche della formazione, chi se non Francesca Buccioni deve essere deputata a dare una valutazione sul travagliato percorso che ha caratterizzato fino ad oggi il progetto-scuole.

     

    In particolare per quanto riguarda le divisioni, politiche e di opinione pubblica, che hanno dilaniato l'Impruneta.

     

    Ed eccola, Buccioni, in una lunga, lunghissima riflessione su quel che è statao e su quel che sarà: "Finalmente – esordisce l'assessore – dopo mesi e mesi di discussioni, di false informazioni, di strumentalizzazioni, di ricorsi presentati e ritirati, di raccolte firme, di bacheche virtuali di scambio di opinioni, siamo arrivati ad uno degli atti fondamentali di questa amministrazione. La partenza della realizzazione del nuovo plesso scolastico di Impruneta, e la continuazione del percorso complessivo sulla riorganizzazione dei plessi dell’istituto scolastico del nostro territorio".

     

    "Ho sentito in tante e tante sedi – rimarca – in differenti modi e tempi, solo parole come vergogna, mancanza. menefreghismo, arroganza, mercificazione, cementificazione, silenzi, assenze, imbarazzo…. Proviamo invece a guardare la cosa da un’altra prospettiva: la Politica, che piaccia o no, è fatta di scelte e di decisioni. A volte coraggiose e difficili da capire nell’immediato ma che aprono nuove prospettive in futuro".

     

    "Nessuno – incalza Buccioni- ha mai “assegnato” a questa amministrazione parole come aver rispettao le promesse elettorali (sistemazione e riorganizzazioni sede scolastiche), aver avuto il coraggio di costruire una scuola in un momento dove tutti i territori hanno difficoltà a completare qualsiasi opera pubblica, essersi presi la responsabilità di un progetto rimandato da anni…".

     

    "L’ultima scuola “nuova” nel capoluogo – ricorda – è stata fatta da Mussolini, ed è la scuola Paolieri. In Italia ci sono circa 43.000 edifici scolastici, di cui il 44% è stato costruito tra il 1961 e il 1980; un 4% prima del 1900 (vedi ex scuola materna di via Roma e ex scuola media di Impruneta in piazza Accursio) spesso nati con diverse destinazioni urbanistiche (ville, caserme, private abitazioni, carceri…); un 52% prima della seconda guerra mondiale (vedi scuola Paolieri)". 

     

    Sostiene Buccioni che "questa amministrazione ha provato a osare e a cambiare qualcuna di queste percentuali; per offrire uno scenario futuro diverso, consapevole che non ci sia mai nella scuola un anno zero senza bambini, dove buttare giù e ricostruire, dove poter chiudere edifici senza dover mettere in campo soluzioni alternative transitorie, magari non ottimali, per continuare comunque ad assicurare l’attività didattica. Questa amministrazione lo ha fatto!".

     

    "Accollandosi – rimarca – nel caso delle medie Impruneta-Tavarnuzze, anche costi in più, per garantire il trasporto scolastico necessario allo spostamento, per permettere i lavori ministeriali sul plesso Paolieri".

     

    Poi mette in luce una giunta compatta sulla questione: "Un'amministrazione che è composta da un sindaco, che ha la regia di un percorso e di un progetto complesso e audace come questo che ci ha messo la faccia e ce la sta mettendo in prima persona. E da una squadra, dove ognuno ha portato, porta e continuerà a portare il proprio contributo nel proprio specifico settore, più o meno “visibile”, ma sicuramente costante e continuo, per la realizzazione di questo quadro. Non sempre le cose migliori fanno rumore o hanno bisogno di essere “gridate” e “dichiarate” per essere efficaci!".

     

    "E soprattutto – tiene a dire – ancora di più quando si è continuato ad assicurare il pre-scuola al mattino, gratuitamente, il sostegno alla disabilità intra ed extrascolastica; quando si è scelto di non aumentare nessuna tariffa per i servizi scolastici, di assicurare i progetti e le attività integrative complementari alla didattica, anche in questo scenario di mura in continuo divenire".

     

    "Un’amministrazione cha sta andando avanti da sola – dice ancora Buccioni – nonostante tutto e tutti, nonostante sia consapevole che realizzare una scuola resti l’opera più significativa per un territorio. Un percorso accidentato e lungo che è iniziato sicuramente con una grossa “ferita”, soprattutto con la scuola stessa e con i cittadini e i genitori, causata dallo spostamento della scuola media di Impruneta a Tavarnuzze, ma che ha dimostrato e sta dimostrando con i fatti che tutti gli scenari apocalittici tracciati all’inizio per fortuna non si sono verificati (incidenza traffico sulla Imprunetana, tracollo degli affari dei commercianti imprunetini…)".

     

    "Certo – ammette – tutto non sarà mai perfetto, tutto non sarà mai stato fatto bene per chi non si trova in prima persona a dover rispondere di responsabilità concrete sull’organizzazione dei servizi o sulla sicurezza dei diversi percorsi. Ed è continuato strumentalizzando il sentimento di pochi, a discapito di un bene comune per l’intera collettività".

     

    Le spiega Buccioni queste strumentalizzazioni, effettuate "etichettando la scelta fatta della nuova localizzazione solo come una convenienza economica per l’amministrazione stessa. Peccato che invece il parco dei Sassi Neri rappresenti un’opportunità per far diventare un edificio “il terzo educatore”: non solo una struttura in termini di mura, ma un “ambiente” dove si sviluppa l’apprendimento".

     

    "Ci sono ancora persone che preferirebbero mandare i loro figli in un edificio di cemento su una circonvallazione – domanda l'assessore- o forse genitori che li vorrebbero iscrivere in una scuola nuova concepita con spazi laboratoriali e diversi in un polmone verde quale un parco? Con, oltre agli spazi già definiti come palestra e ambienti dedicati, un campo sportivo davanti, per creare nuove e diverse opportunità legate al benessere".

     

    "Ci sono ancora persone – prosegue – nel 2015 che usano nei nostri territori la parola cementificazione: qualcuno ha provato mai a suggerire loro le parole “edilizia sostenibile”, compatibile con l’ambiente di riferimento? Il progetto della scuola nuova per legge e per scelta di questa amministrazione terrà conto del contesto in cui si dovrà inserire. Ci sono ancora genitori che credono che un chilometro distante dalla Basilica sia “periferia”? Forse dovrebbero abitare in una delle nostre frazioni “periferiche” come Falciani e Ferrone prima di fare questa affermazione!. Quale maggior presidio di una zona se non una scuola?".

     

    Buccioni è un fiume in piena: "Quando si parla di bambini e di ragazzi si parla sempre di energia, di risorsa, di vitalità, di spirito positivo, di vivacità. Ho invece sentito solo parole come amarezza, tristezza, vergogna, devastazione".

     

    "Ci sono ancora tanti cittadini che non hanno condiviso il cosiddetto metodo – dice tirando in ballo un altro dei grandi nodi del contendere – ovvero la mancanza di un referendum che facesse decidere al “popolo” dove identificare il nuovo plesso. Io credo che l’interesse generale e le scelte riguardo la collettività rientrino ancora nel potere decisionale di chi governa. Saranno poi i cittadini in fase di voto a decretare se è stato governato bene o male".

     

    "Non mi risulta – precisa – che nessun Comune faccia referendum popolari per decidere la localizzazione o meno di un parcheggio e di un ospedale o di un asilo nido… . E anche questi sono “servizi” essenziali che rispondono alle necessità di una comunità e che rientrano nei beni comuni che una amministrazione che governa deve impegnarsi non solo a promettere per quaranta anni ma anche a fare. Noi ci abbiamo provato e almeno le scuole le stiamo facendo".

     

    "E’ stato criticato – ricorda – il progetto di partecipazione fatto sulla “organizzazione e vivibilità degli spazi interni e dell’arredo interno ed esterno della scuola stessa: se non fosse stato fatto saremmo stati criticati di non aver messo in pista neanche un passo verso la comunicazione e la partecipazione.Quando invece in diversi tavoli, dove la parte politica non doveva esserci, i tanti attori coinvolti sono diventati protagonisti. I bambini e gli studenti in prima battuta assieme agli insegnati: coloro che saranno i primi “abitanti” di questa nuova realtà. Poi le associazioni e il terzo settore".

     

    "Siamo stati criticati come assenti – rincara – io anche personalmente e quasi con minacce e accuse. Peccato che il lavoro fatto sul mantenimento di certi servizi integrativi alla didattica, sulla pianificazione di quello che nelle mura scolastiche ogni giorno accade, non c’è bisogno di andare a dichiararlo in ogni seduta e in ogni sede".

     

    "Quello che davvero mi preme? Abbandonare questi personalismi – si risponde in conclusione Buccioni – e queste strumentalizzazioni per recuperare quel rapporto di fiducia e di collaborazione iniziato anni fa, prima di tutto tra la scuola e il Comune, poi con le famiglie e con le associazioni del territorio coinvolte a diverso titolo nelle attività didattiche: una comunità intera che deve sentirsi responsabile dei propri ragazzi, sostenerli nel percorso degli studi, tirando fuori dalle mura scolastiche tutte quell’esperienze didattiche che possano diventare riflessione e ricchezza educativa per tutti noi”.

     

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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