IMPRUNETA – Un quarantenne che da mesi dorme all’aperto all’Impruneta. Continue chiamate ai servizi di emergenza. Il massimo impegno dell’amministrazione comunale. Ma niente, non si riesce a venirne a capo.
E’ la situazione che si sta vivendo da oltre un anno nel capoluogo. Dove in tanti ormai hanno fatto, diciamo così, l’abitudine, nel vedere l’uomo, imprunetino, steso ad esempio al fianco della circonvallazione. Con 35 gradi così come sotto la pioggia.
Ma prima di tutto è uno “stile di vita”, chiamiamolo così, che lo mette a rischio continuamente. E, in secondo luogo, crea vere e proprie problematiche di ordine pubblico e potenziali pericoli a livello sanitario, poiché tiene occupati con continuità i servizi di soccorso.
E’ lo stesso sindaco Riccardo Lazzerini a raccontarci che da circa un anno e mezzo lui personalmente, le sue assessore, i servizi sociali, hanno fatto di tutto. Ma niente, non si riesce a venirne a capo.
E lancia quello che sembra una sorta di appello. In particolare alla Asl e al suo reparto dedicato alla salute mentale: “Perché così – ci dice Lazzerini – non si può più andare avanti. Io stesso non so quante volte ci ho parlato, sono intervenuto direttamente, ma non c’è stato nulla da fare”.
“Perché – racconta, senza entrare in dettagli personali né privati (qui non troverete nessuna foto – in rete e sui gruppi social ormai ce ne sono tantissime – né riferimenti più specifici, a tutela della persona) – la questione è diventata, oltre che relativa alla sua persona, anche di ordine pubblico e di tutela dei servizi di emergenza-urgenza”.
“Non si contano più infatti – spiega – le volte nelle quali chi passa e non conosce la situazione rimane, giustamente, impressionato nel vedere questa figura adagiata a bordo strada. Chiama il 112, che fa uscire l’ambulanza per andare a verificare. Oppure l’impegno della Stazione dei carabinieri, visto che ci sono anche alcune denunce: roba di poco conto, ma che tiene impegnata anche l’Arma”.
Poi c’è l’impegno dell’amministrazione comunale, “che è stato ed è totale – dice il primo cittadino – E’ seguito dalle assistenti sociali, gli abbiamo messo a disposizione una spazio per dormire, gli avevamo trovato una sistemazione lavorativa. Noi non abbiamo più “armi”, serve un intervento sanitario che inneschi un percorso di recupero”.
Perché, anche qui senza entrare nei dettagli della sfera personale e privata, il Centro di Salute Mentale di San Casciano ha già preso visione della situazione, “ma non è stato ritenuto di dover intervenire – aggiunge Lazzerini – Ma qui non siamo di fronte a un problema sociale, c’è altro”.
E, come già detto, “non si parla – tiene a dire il sindaco – di scelte di vita personali prese con coscienza e conoscenza, ma di una situazione che va a confliggere ogni giorno anche con la tutela della salute pubblica altrui. Giorni fa ce lo siamo trovato sdraiato sulle strisce pedonali in piazza Buondelmonti, oppure davanti alla chiesa: ci sono persone che si prendono paura per lui, che pensano che sia morto. E riparte tutta la trafila, 112 e via…”.
” All’Impruneta più o meno tantissimi sanno chi è – conclude Lazzerini – hanno imparato a conviverci. In tantissimi mi hanno scritto, fermato, chiesto informazioni. Anche con il medico di famiglia c’è un contatto diretto praticamente quotidiano. E’ una situazione insostenibile, le abbiamo provate tutte: è un uomo che che ha bisogno di aiuto ma gli strumenti che abbiamo a disposizione li abbiamo messi in campo tutto. Serve che chi di dovere ci dia una mano”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Lara Fabbrizzi, assessora ai servizi socio sanitari, ovvero colei che più di altri ha seguito (e sta seguendo) la vicenda.
“Da oltre un anno siamo in questa situazione – inizia – Da quando ha iniziato a vivere per strada gli abbiamo dato la residenza presso la casa comunale, anche per dargli l’assistenza sanitaria”.
“Gli abbiamo dato le chiavi di una stanza per dormire – fa sapere ancora – mangiare, lavarsi, in una casa dell’Opera Pia in cui il Comune gestisce le emergenze abitative a spese proprie, tolto il cibo. Lui avrebbe una camera per sé, bagno e cucina in condivisione. C’è una persona che per conto nostro va due volte la settimana a occuparsi della sua igiene personale e a fargli il bucato”.
“Gli abbiamo trovato anche delle occupazioni – dice ancora – L’ultima in una fattoria in zona, con un tutor che lo seguirebbe, un inserimento, ma lui ha già fatto sapere che non ci andrà”.
“E’ una situazione complessa – conclude – avrebbe anche bisogno di esami medici, che gli abbiamo fissato ma ai quali non si è presentato. Noi abbiamo fatto, facciamo e faremo di tutto, per non lasciarlo solo e proteggerlo. Ma più di così non possiamo fare: ed è una situazione che ha potenziali effetti importanti anche sulla tutela di tutti i cittadini”.
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