TAVARNUZZE (IMPRUNETA) – Al Teatro Moderno, presso la casa del popolo di Tavarnuzze, il 17-18 e 24-25 febbraio verrà portato in scena un capolavoro di Augusto Novelli: “Dopo, oltre il giudizio”.
Quest’opera del drammaturgo fiorentino è stata rappresentata in Italia il 29 ottobre 1898. Visto il successo ottenuto, fu poi rappresentata anche a Parigi.
E’ un testo drammatico, che affrontava già quasi 130 anni fa un problema purtroppo attualissimo: il femminicidio.
Il cast, guidato dal regista Marco Consorti (che ha curato anche l’adattamento) è importante, con nomi e volti anche del cinema e della tv. Spiccano, ed esempio, Mirko Batoni e Bruno Santini.
E proprio con Consorti, Il Gazzettino del Chianti ha fatto una bella chiacchierata.
Consorti, perché questo testo?
“Bella domanda. Già con la messa in scena del precedente lavoro, “Chi è causa del suo male…”, sempre di Novelli, avevamo capito che misurarsi con testi impegnativi era senza dubbio un bel banco di prova per attori e regista, specie quando l’autore è forse più conosciuto per opere brillanti che non drammatiche. Il pubblico ha risposto alla grande, e allora mi son detto: perché non continuare con questo filone, magari alzando un po’ l’asticella? Leggendo, mi sono imbattuto in questo testo. E da subito, dopo averlo fatto leggere agli attori, ne abbiamo capita la potenza. Lo abbiamo riadattato: ovviamente non perché fosse scritto male, ci mancherebbe. Ma, visto che ha ormai quasi 130 anni, per renderlo più fruibile ed attuale, anche per l’argomento trattato. Vogliamo che Augusto Novelli sia conosciuto anche per questi capolavori, e “Dopo” è il veicolo perfetto per raggiugere cuore e mente del pubblico”.
Quali le caratteristiche salienti della rappresentazione? Cosa deve aspettarsi, insomma, chi siederà a teatro?
“E’ un testo forte, drammatico, tanto datato quanto attuale (purtroppo… aggiungo). Una visione del fatto come la si vedeva allora, quando il delitto d’onore veniva punito con la detenzione da 3 a 7 anni. In “Dopo” colui che uccide viene assolto dalla giustizia, ma poi? L’assoluzione giuridica non basta, occorre anche il perdono dei figli. E’ questo il perno dello spettacolo: assolvere il padre, avendo però la possibilità di piangere la madre che non c’è più. Come detto prima, il testo è stato riadattato e il finale non è quello originale: andrà però a chiudere un perfetto percorso drammaturgico. Un’opera stimolante: sia per gli attori, che possono confrontarsi con un testo di alto livello e ai più sconosciuto; sia per il pubblico, che davanti a un fatto di cronaca così importante, non può esimersi dal giudicare quello che succede sul palco. Che porterà inevitabilmente a schierarsi da una parte o dall’altra. Uno spettacolo che fa riflettere e discutere insomma”.
E’ un cast importante: quanto l’orgoglio e quanto la responsabilità di coordinarlo sul palco?
“Tanta soddisfazione nel poter dirigere un cast così importante e professionale. Vorrei citarli uno ad uno: Bruno Santini, volto noto della Tv e del cinema, che ringrazio per aver sposato il progetto; Mirko Batoni, altro volto conosciuto al quale ho chiesto di interpretare nello spettacolo una persona a me cara; Raissa Moretti e Maurizio Pistolesi, presenti nell’ultimo film di Sandra Milo; Deanna Melai e Adria Villa, uscite dalla scuola di Alessandro Riccio; Fulvio Ferrati, che oltre ad attore è anche un buon musicista; e Cristina Toccafondi, anche lei attrice di professione. Con queste “pietanze” credo che il prodotto cucinato sia di ottima qualità. Sono convinto anche che un attore debba sempre proporre cose nuove in scena, mai attenersi solo a quello che vuole il regista. La creativià è un valore aggiunto, che spesso porta ad eccellenti risultati. Questo è quello che è accaduto nel montaggio dello spettacolo”.
Dia lei l’appuntamento al pubblico. E’ un’occasione da non perdere perché…
“Un’occasione da non perdere perché questo spettacolo è un inedito. Non è stato mai rappresentato a Firenze e, credo, neanche in Toscana. Allo spettatore dico di prestare attenzione ai dettagli. Mi piace definirlo uno spettacolo quasi cinematografico, come se fosse… prestato al teatro. Perché? Non voglio aggiungere niente ma solo… invitarvi a scoprirlo”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA