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giovedì 25 Aprile 2024
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    I numeri non mentono mai, Omicron ha impattato: FFP2, vaccini e attenzione

    "Non sto certo a dare "ricette" su come affrontare questo momento della pandemia. Mi limito a guardare quel che sta accadendo. E a raccontarvi quello che ho fatto io"

    Le avvisaglie c’erano (ovviamente) state nei giorni scorsi ma oggi, giovedì 23 dicembre, è la data in cui, almeno nella nostra regione, nei nostri comuni si vede a occhio nudo (non serve il sequenziamento del virus, peraltro in Italia eseguito pochissimo) l’impatto della variante Omicron sul dato dei nuovi positivi al Covid-19.

    # Covid-19, esplode Omicron: 58mila test, oltre 2.700 nuovi casi, 98 nei nostri comuni

    Dai laboratori in cui si analizzano i tamponi molecolari (oggi ne è stata notificata una quota record a livello regionale, oltre 18mila, mai così tanti dall’inizio della pandemia) ci parlano di una situazione “mai vista prima”. E che esploderĂ  ancor piĂą nei prossimi giorni (“Vedrete giĂ  i dati di domani” ci viene anticipato).

    Chi ha bisogno di un test “pubblico” (quelli con la ricetta del medico o del pediatra per intendersi) si scontra con un ingolfamento terribile, sul quale, alla luce delle notizie che stavano arrivando su Omicron, si sarebbe dovuti intervenire. Bisognava lavorarci prima. Bisogna lavorarci subito. Immediatamente. A partire da Roma fino alla Regione Toscana.

    Il tracciamento dei casi diventa (è già) impossibile con ondate di queste dimensioni e, soprattutto, rapidità.

    Al momento l’impatto sulle strutture ospedaliere della nostra regione è gestibile: circa 450 i ricoverati oggi contro gli oltre 1.000 del 23 dicembre di un anno fa, allora in discesa dopo l’apice dell’ondata. Ma tutto dipende da quanto a lungo Omicron farĂ  sentire il suo effetto. La sua “impennata”.

    Impatto che, lo dicono le fonti della medicina ufficiale, è stato limitato solo e soltanto da tutta quella popolazione che si è vaccinata. 

    Affrontare il Covid-19 nelle sue varianti, Delta prima e poi Omicron, senza vaccini come accadde lo scorso inverno (quando c’era, diciamo, il virus “originario”, che era a sua volta meno contagioso di Delta), sarebbe stato drammatico.

    Al momento la variante è allo studio degli esperti, così come i suoi effetti clinici. Che sono quelli che ci interessano maggiormente. Sarà la scienza a dare le risposte, come ha fatto finora.

    Ma, ad oggi, non siamo purtroppo nella situazione in cui possiamo limitarci a tenere sotto controllo “solo” gli ospedali. Con un virus che si diffonde così velocemente anche i contagi devono essere monitorati e, per quanto possibile, evitati.

    PerchĂ© se, come parrebbe (condizionale assolutamente obbligatorio), Omicron porta al momento a una minore percentuale di ospedalizzati (e tutto per merito dei vaccini, il virus non è diventato all’improvviso piĂą “buono”, almeno questo direbbero le prime analisi serie sui dati, questo ci dicono i clinici che hanno a che fare con i malati), questa percentuale moltiplicata per la capacitĂ  infettiva del Covid-Omicron rimane comunque preoccupante.

    Non sto certo a dare “ricette”. Non spetta a me, le fonti della medicina (quelle ufficiali e accreditate) le hanno dette e le stanno dicendo da mesi (anche se in questo caso, a mio modesto avviso, servirebbero maggiore rigore comunicativo e meno canzoncine). E non voglio neanche parlare di obblighi imposti, Green Pass o altro.

    Mi limito a raccontarvi quello che ho fatto io. Da semplice cittadino, figlio, babbo, marito.

    Ovvero quello che penso possiamo fare nella situazione di oggi, dicembre 2021, per tutelare noi stessi, tutelare gli altri, al massimo (al momento) possibile. 

    Il tutto dopo aver consultato anche medico di famiglia, pediatra, chi lavora in ospedale, nei laboratori di analisi, nei reparti diagnostici, rianimatori… .

    Poi, come è sempre accaduto da inizio pandemia, vedremo cosa accadrĂ . Come varianti. Come cure. Come nuovi vaccini. Ma l’unica cosa che posso, possiamo fare, è agire in base all’attualitĂ . 

    La terza dose l’ho fatta ieri. Tutti i miei familiari piĂą anziani hanno fatto la terza dose da settimane. A gennaio porterò a vaccinare mia figlia (7 anni): prima dose il 5, seconda il 27. Come sempre quando l’ho portata, fin da neonata, a fare i vaccini, un po’ di timore ci sarĂ .

    Ma la SocietĂ  Italiana di Pediatria li consiglia, il mio pediatra lo consiglia, i ricoveri pediatrici per Covid-19 stanno aumentando rapidamente, il “long Covid” nei minori ha strascichi importanti. 

    Mascherine di stoffa, mascherine chirurgiche, tutte riposte nei cassetti. Minimo la FFP2 ovunque ci siano assembramenti (oltre che dove siano obbligatorie) o potenziali raggruppamenti di piĂą persone in spazi ridotti. Arieggiare… l’arieggiabile. Anche a costo di tremare un po’.

    Limito al massimo i contatti al chiuso senza mascherina (che vuol dire soprattutto mangiare insieme). Se ci vediamo all’aperto è meglio. Le feste, lo so, porteranno (anche) a questo. Cercheremo di fare il massimo possibile per gestirle, limitandoci all’essenziale, senza auto-fustigarci.

    Il Covid-19 sarĂ  una faccenda ancora lunga. Chi dice il contrario, chi dĂ  ricette semplici, veloci, ultimative, mente. Per quanto mi riguarda penso di affrontarlo come ho sempre fatto. Guardando alla scienza con tutta la fiducia che ho.

    Guardando in casa mia, ma anche fuori. Perché sortirne insieme, per dirla alla don Lorenzo Milani, mai come questa volta è, francamente, inevitabile. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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