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giovedì 25 Aprile 2024
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    “Io, emiliano con seconda casa a Radda, bloccato lì per il lockdown. Ecco la mia lettera al sindaco”

    "Scrivo a lei e alla giunta una riflessione su come questo paesino, che ormai considero anche il mio, possa affrontare la difficile situazione post-Coronavirus..."

    Buongiorno, seguo con piacere Il Gazzettino del Chianti.

    Sono emiliano, ma con seconda casa a Radda in Chianti, dove ero a febbraio per alcuni lavoretti e poi rimasto bloccato per oltre due mesi.

    Condivido con piacere una lettera che ho inviato al sindaco di Radda prima dello scongelamento post lockdown e a cui non ho mai ricevuto risposta.


    Gentile dottor Pier Paolo Mugnaini, caro Sindaco.

    Non ci conosciamo. Sono un forestiero, a dirla tutta: emiliano, per la precisione. I miei nonni, però, erano originari di questo magnifico borgo e fin da bambino ho passato le mie giornate più spensierate al sole di Radda in Chianti.

    Le scrivo, infatti, dalla casetta che è sempre stata della mia famiglia, da generazioni, e dove mi trovo da metà febbraio, bloccato dal precipitare degli eventi legati alla pandemia.

    Al di là dell’autrobiografismo, forse suggerito dal lungo isolamento, mi sono deciso a scrivere per sottoporre a Lei e alla giunta comunale una riflessione su come questo paesino, che ormai considero anche il mio, possa affrontare la difficile situazione post-coronavirus.

    Sono convinto, infatti, che questo sia il momento di programmare, studiare, reinventare la stagione turistica, da cui questo borgo trae linfa vitale.

    Questo è il tempo delle idee, quelle che possono permettere di guadagnare il tempo perduto (mi riferisco chiaramente ai due mesi di chiusura, nella forte incertezza su quando sarà possibile la ripartenza).

    E’ tempo delle idee, come dicevo, quelle che possono ridefinire le convenzionali aperture di negozi, alberghi e attività associate al turismo.

    Credo, infatti, che Radda possa rinascere e approfittare di questa reiterata chiusura, ridefinendo anche la sua immagine e proporla con forza al turismo non solo nazionale.

    Solitamente, come sappiamo, tutto parte a marzo: ristoranti, bar, negozi, cicli di degustazione e tutto l’indotto alberghiero si ferma a novembre.

    Possiamo pensare di allungare la stagione turistica? Possiamo pensare di creare nuovi appuntamenti che possano far scoprire queste magnifiche terre? Come Le dicevo, ritengo fondamentale una riflessione e, nel caso, delle idee.

    Il Chianti è solo un paesaggio collinare da biciclettata? Per carità, non voglio affatto sminuirlo! Anzi! Le competizioni ciclistiche sono state rivoluzionarie e hanno permesso un’inedita forma di turismo, capace di una risonanza internazionale.

    Ma, da storico dell’arte e universitario, vedo in queste terre un enorme ventaglio di possibilità, a partire da tour alla scoperta dei castelli (e non solo dei vini) e delle magnifiche bellezze più o meno nascoste (chiostri, ville medicee, pievi).

    E’ forse possibile – e lo chiedo a Lei e alle figure istituzionali senz’altro più competenti di me – pensare a una rete di persone e di luoghi che permetta di esplorare queste terre? Possibili pacchetti di più giorni?

    Può il Comune, d’accordo con le altre autorità locali e con gli uffici del turismo, definire e guidare questa forma di turismo?

    Veniamo poi al secondo punto: è necessario allungare la stagione turistica. Come si può fare? Sagre invernali? Festival legati al cibo? Eventi nel periodo natalizio? Un presepe vivente? Una serie di mercatini che premino l’artigianato e i produttori locali?

    Forse troppe domande a cui non ho risposte. Ed è per questo che mi permetto di rivolgerle a Lei, pregandoLa allo stesso tempo di scusarmi: sono tanti, infatti, gli aspetti che ignoro e su cui potrà senz’altro illuminarmi.

    L’unica cosa di cui sono certo è che a muovermi è un puro amore per questo luogo e perché, nel mio passato, ho sempre fatto di tutto affinché la sua bellezza ne fosse quanto più condivisa.

    La ringrazio per l’attenzione che potrà accordare a questa mia lunga lettera.

    Simone Sirocchi

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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