In questo periodo abbiamo assistito alle proteste degli studenti contro gli infortuni occorsi a due studenti durante un periodo di esperienza lavorativa.
Sono sinceramente addolorato per la tragica sorte capitata a due ragazzi che si affacciavano al mondo dei lavoratori in contemporaneo al corso di studio.
Sfortuna, caso, negligenza dei più grandi? Allora va abolito il programma?
Leggo sul Gazzettino del Chianti che è in corso presso Chiantiform il reclutamento di giovani per la scuola di formazione agraria, con sedute in aula ed esperienza lavorativa nelle strutture di agricoltura e derivati, per acquisire esperienze formative atte all’inserimento nel mondo del lavoro.
Allora secondo la filosofia dei protestanti questa scuola sarebbe da chiudere?
Forse la scuola in se racchiude angoli di esperienza e cultura che sono molto distanti fra loro e non si parlano.
Molti di quei ragazzi che guidano le proteste frequentano scuole che non conducono a lavori manuali e un domani, per chi ci sarà , ce li troveremo a capeggiare gruppi politici o NO qualcosa.
Per gli altri, che avranno fatto scuole professionali o tecniche si apriranno le porte di tutte le attività , meccaniche, industriali, ecc.ecc. anche con occupazione nei cantieri in ogni parte del mondo.
Questo dovrebbero spiegarlo ai ragazzi i professori, che in questo frangente stanno a guardare.
Una volta c’era l’apprendistato a bottega degli artigiani, per divenire quelli che ora chiamate “Maestri Artigiani”.
Da tempo ci sono le scuole tecnico/professionali, che saltano l’andare a bottega, e danno le prime esperienze di contatto col lavoro manuale. Vogliamo proprio chiuderle?
Roberto Borghi
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