Davanti a un folto e interessato pubblico, nei giorni scorsi si è presentata la ricostituita “Associazione Chianti Storico”.
Risorta dalle ceneri per stimolare la ricerca culturale e la conoscenza di un territorio ora più conosciuto per i suoi eccessi turistici che per la mole di stratificazioni storiche, bellezze ambientali, piccoli paesi e castelli, ma anche – e soprattutto – per il tanto che c’è ancora da scavare e da studiare.
Per secoli il Chianti è rimasto in disparte, con le sue popolazioni che non brillavano per istruzione e stile di vita.
Tanto da essere creato un detto: “A Radda, Gaiole e Barbischio non ci starebbe neanche Cristo” a sottolineare la durezza e il disagio della vita fra quei sassi.
Ma non è stato sempre così: etruschi e poi romani, hanno colonizzato questa regione ricca d’acqua, di vino e di boschi e di loro, c’è ancora tanto da scoprire e da scavare.
Il programma della nuova associazione presieduta dall’archeologo Paolo Medici, dal vice Renzo Centri e dai consiglieri Claudio Bonci e Vito De Meo è piuttosto variegato.
Oltre alla pura ricerca storica e al coordinamento di scavi archeologici, punta sull’escursionismo in percorsi fra meraviglie naturali e artistiche.
Sul non stravolgimento dei toponimi (spesso chi arriva cambia il nome di un luogo come quasi per cancellare tutto quanto c’è stato prima), sul fatto che le nuove generazioni di ragazze e ragazzi si appassionino al loro territorio.
E imparino prima ad amarlo e poi a conoscerlo, prima di avventurarsi alla conoscenza del mondo.
Andrea Pagliantini
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