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giovedì 29 Maggio 2025
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    Terrorismo: l’appello di Mariasandra Mariani al Parlamento Europeo

    "Non è solo prelevare ostaggi ma un traffico illegale di diverse forme dove la religione non c'entra nulla"

    SAN CASCIANO – “Mi interessava far vedere l'interesse che sta dietro al terrorismo, che non è solo prelevare ostaggi ma un traffico illegale di diverse forme dove la religione non c'entra nulla”.

     

    Parole di una sancascianese che sono risuonate al Parlamento europeo di Bruxelles nei giorni scorse: le parole di Mariasandra Mariani, rapita dal 2 febbraio 2011 al 17 aprile 2012 dal gruppo terrorista legato ad Al Qaeda (AQMI) presente in Algeria.

     

    Su iniziativa di Louis Michel, europarlamentare e commissario europeo incaricato della cooperazione è stato proiettato, al Parlamento europeo a Bruxelles, per la prima volta un documentario/inchiesta di Hassan El Bouharrouti, intitolato “Sahel e Sahara connection – traffico, droga e terrorismo'', che tratta i movimenti terroristici nello spazio sahelo-sahariano.

     

    All’evento hanno partecipato diversi europarlamentari e ambasciatori stranieri, esperti geopolitici, ONG e associazioni e diversi organi della stampa internazionale.

     

    La proiezione è stata seguita da un appassionante dibattito, con l’eurodeputato e specialista Eric Chauprade, il senatore belga Bertin Mampaka, Mariasandra Mariani e Jean RTh. Guion ex mediatore per la liberazione degli ostaggi occidentali e Presidente International di Alleanza francofona e presentato come uno degli specialisti politico e diplomatico dell'Africa.

     

    Realizzato dal regista belga-marocchino Hassan El Bouharrouti, il documentario, di una quarantina di minuti, mostra come questo spazio è diventato nel tempo una zona di non diritto che ha visto svilupparsi una vera e propria multinazionale del terrorismo, alimentata dalla “affare” del crimine, il rapimento, il narcotraffico, la tratta degli esseri umani ed i traffici di qualsiasi genere.

     

    Il documentario illustra, testimonianze di esperti, la cronistoria dell'instaurazione dei movimenti terroristici in questa regione a partire dal periodo della guerra civile in Algeria nel corso degli anni 90, passando dalla caduta del regime di Gheddafi che ha registrato una propagazione delle armi in questa zona e la fusione di diversi gruppi terroristici.

     

    Presenta, inoltre, le testimonianze degli ostaggi rapiti da membri del movimento Polisario e cita anche le deviazioni degli aiuti umanitari internazionali dallo stesso movimento separatista con la complicità delle autorità algerine, come l’attestano i rapporti del Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dell'Ufficio Europeo di lotta antifrode (OLAF).

     

    Il documentario evidenza l'implicazione del Polisario in atti terroristici e di rapimento di stranieri, come pure la penetrazione dell'ideologia terroristica fra i giovani dei campi di Tindouf, in Algeria, spinti dalla confusione e l'assenza di prospettive.

     

    Intervenendo al dibattito dopo la proiezione, Bouharrouti ha segnalato che il suo “documentario è un appello urgente all'azione volto a sensibilizzare sul pericolo che rappresenta, per la regione sahelo-sahariana e l'Europa, la proliferazione dei gruppi terroristici e criminali”, precisando che “non vogliamo che la regione vivrà la stessa situazione dell’Iraq e della Siria”.

     

    Ha intervenuto all’iniziativa anche Jean RTh. Guion il noto diplomatico francese che era il negoziatore per la liberazione di diversi ostaggi occidentali in Algeria, Burkina Faso, Niger e Mali".

     

     

    "E' un momento straordinario incontrare Mariasandra Mariani”, ha detto il mediatore francese. La testimonianza della sancascianese è stata la più forte fra quelle raccolte nel documentario.

     

    Ricevuta con calorosi applausi davanti a una sala gremita, dal palco ha osservato che “gli Stati hanno fatto poco per sradicare il terrorismo”.

     

    “Sfortunatamente sono qui per aver vissuto un'esperienza che non avrei voluto – ha proseguito – le nazioni non hanno dato molta importanza al terrorismo nel Sahel, e questo mi ha fatto paura, perché si tratta di piccoli gruppi ben organizzati che non lasciano nulla al caso”.

     

    "Durante la mia prigionia vedevo arrivare ragazzi nuovi, reclutati in villaggi sperduti nel deserto che non avevano mai visto una donna straniera”, ha raccontato Mariani, “li affascinava avere un'arma o un telefonino, quindi bisogna prima di tutto aiutare la popolazione”, anche “perché i terroristi davano loro uno stipendio”.

     

    Dopo la presentazione, la sancascianese ha detto ancora: “Spero che attraverso questo documentario venga sensibilizzato che i fattori del terrorismo non sono religiosi, ma si tratta di un potere di diverse forme come il narcotraffico, l’immigrazione clandestina, la tratta delle persone, il traffico di armi, è ovviamente il rapimento delle persone”.

     

    Mariani ha aggiunto “Spero che le nazioni prendano i provvedimenti necessari contro questi flagelli per trovare una soluzione non solo tramite operazioni armate di una unione africana armata, ma attraverso la ricerca dei fattori che hanno portato a questi flagelli, e di lavorare sui giovani che non hanno né lavoro né istruzione in queste zone”.

     

    "Così come spero – ha detto ancora – che il primo passo da prendere è quello che riguarda i giovani, perché è una categoria facile per il reclutamento nei gruppi terroristici islamici”.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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