SAN CASCIANO – Umberto e Naida, del “Banco della FelicitĂ ” (i sancascianesi conoscono con questo nome il loro banco di abbigliamento nei giardini del Piazzone) cessano oggi, giovedì 26 luglio, la loro attivitĂ .
Per 34 anni, hanno trascorso ogni giovedì in piazza della Repubblica a San Casciano. Sono loro a chiamarci, perché vogliono ringraziare tutte le loro clienti per il supporto di questi lunghi anni.
L’emozione e il dispiacere sono palpabili nella voce di Naida, che ripete “è proprio un grazie che ci viene dal cuore”; ricambiato, per aver a loro volta sostenuto noi sancascianesi non solo col loro lavoro, ma anche nella condivisione delle gioie e dei dolori della vita privata.
Il giovedì mattina, a San Casciano, c’è un’abitudine tutta femminile: da piĂą di trent’anni, una sosta nel Piazzone è d’obbligo, per dare una preziosa occhiatina al “Banco della felicitĂ ”.
Fu lo stesso istrionico titolare dell’attivitĂ a battezzarla con questo nome, ignorando gli effetti di questa scelta su un paese come il nostro: infatti, ancora oggi, sulle buste delle bollette per il pagamento del suolo pubblico che riceve dal Comune si legge “Per Felice” e le identitĂ reali di Umberto Bogani (detto “Felice”) e Naida Tronci, pratesi, restano sconosciute ai piĂą. I piccoli sfizi per vestirsi belle si comprano da”Felice”, detto anche l'”omino del giovedì”.
Umberto è sempre concentrato sulle sue clienti di passaggio: “Sono venuto a San Casciano perchĂ© sapevo che c’era questa piazza”, comincia. Poi trova subito qualcuno con cui scherzare: “Sono buono a vendere – sorride – meno a raccontare chi sono!”.
Così, continua Naida: “Umberto viene da generazioni di persone che lavoravano sui mercati, chi per un articolo, chi per un altro. Anche il bisnonno, il nonno ed il padre erano ambulanti. Lui ha sempre fatto questo lavoro. Io l’ho raggiunto una volta che la nostra figlia minore ha compiuto 18 anni”.
I due hanno alle spalle 39 frizzanti anni di matrimonio, perchĂ© con la simpatia di Umberto ci vuole anche tanta pazienza. Fortunatamente, Naida ne ha in quantitĂ . Di lei dicono che abbia l’aureola: “Se non vuoi andare in paradiso, ti ci spingono”.
“Umberto ha un carattere molto estroverso”, continua Naida. “Le clienti gli dicevano sempre: “Almeno te, la mattina, una risata ce la fai fare!”. Da lì l’idea del cosiddetto banco della felicitĂ ”.
“Vedo che molte persone che servo sono contente – interviene Umberto – e s’è creato un rapporto scherzoso che m’ha fatto venire in mente questo nome. Mi piace portare gioia e mi riprometto di farlo sempre”.
“Nel modo di porsi delle clienti – prosegue la moglie – non ho mai visto grandi cambiamenti negli anni: sono sempre disponibili, le abbiamo acquisite nel tempo e si è creato un rapporto di fiducia. Invece, nel lavoro in sĂ©, c’è stato un peggioramento. La crisi ha complicato in modo sostanzioso la possibilitĂ e la voglia di spendere”.
“Noi – aggiunge “Felice” – non si ha modo di recepire la realtĂ di San Casciano a tutto tondo, ma conosciamo la nostra del mercato di mattina, che riflette l’andamento del mondo. SarĂ calato pure il lavoro, ma non c’ha cambiato l’umore. Ecco, nemmeno la crisi c’ha levato il piacere di venire a San Casciano. Qui il rapporto con le persone è diverso, cordiale e scherzoso, anche con le strutture comunali. Son sincero, mi piacerebbe anche viverci, perchĂ© come paese è messo bene”.
“Io ci faccio la spesa – prosegue Naida – e ci compro l’olio durante tutto l’anno. Anche con gli altri banchi andiamo d’accordo e si scherza. E nel nostro ambiente è difficile non trovare l’invidia!”.
Umberto, interrompendo una battuta sulla suocera di qualche malcapitata, aggiunge: “Non si poteva trovare di meglio!”.
“Non si lascerĂ il banco in ereditĂ alle nostre figlie – continua – che fanno tutt’altro e ci hanno bell’e trovato un’altra professione. Infatti, quando s’andrĂ in pensione la nostra attivitĂ sarĂ fare i nonni e l’augurio è che s’abbia la nostra salute per vivere bene la nostra vecchiaia”. “Lei soprattutto, per sopportarmi”, scherza Umberto.
Poi, con un po’ di serietĂ recuperata, commentano: “In Italia il momento è quello che è. Noi s’ha bell’e un’etĂ da pensione, ma per questi giovani la situazione non è messa bene”.
“S’era detto – riprende Naida – che alla fine di quest’anno si smetteva, però Umberto c’ha ripensato subito. “E icchĂ© faccio?”, si domandava. Poi le clienti si son preoccupate: “Eccone un’altra! E noi dove si compra la roba?”. Dicono che i vestiti che vendiamo siano belli, costino poco e durino a lungo. Le piĂą affezionate sono donne che hanno bisogno di cambiarsi spesso spendendo il giusto. Non tutte risiedono proprio in paese. Tante ci vengono per andare a lavoro e si fermano da noi”.
“Ho passione per questo mestiere proprio per il rapporto che si può avere con le persone”, conclude Umberto. “Sono sempre contento quando vado a lavorare, lo faccio con soddisfazione e non ne sento la fatica”.
Mantenere tale nomea non è facile, soprattutto se si ha a che fare con un pubblico di donne, ma la felicitĂ che Naida e Umberto ci regalano va oltre un capo d’abbigliamento comprato per consolare una mattina storta: è nel loro saluto attento e nel sorriso che sanno donarti sempre, anche quando indaffarata cammini e, magari, non compri niente.
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