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giovedì 28 Marzo 2024
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    Il 19 febbraio lettura pubblica a Firenze del bando con cui venne arrestato Machiavelli

    Nei giorni scorsi al Bargello, Valdo Spini Presidente del Comitato, Sergio Givone Assesssore alla cultura del Comune di Firenze, Beatrice Paolozzi Strozzi Direttore del Museo Bargello e gli studiosi dell’Università di Harvard Lino Pertile, Stephen Milner e Nicoletta Marcelli, hanno illustrato l’iniziativa che si svolgerà a Firenze il 19 febbraio alle 15.30 con partenza dal Palagio di Parte Guelfa: "Rievocazione del bando di cattura di Niccolò Machiavelli, 19 febbraio 1513 – 19 Febbraio 2013".

     

    Il primo appuntamento di una lunga serie di eventi (che coinvolgeranno in maniera massiccia anche San Casciano e Sant'Andrea in Percussina, dove Machiavelli visse l'esilio) nel cinquecentenario dalla scrittura de "Il Principe".  Il 19 febbraio 1513 un gruppo di banditori percorrevano Firenze per proclamare ai cittadini il bando di cattura nei confronti di Niccolò Machiavelli. Il bando è datato 19 febbraio 1512 perché l’anno fiorentino di allora cominciava nel marzo mentre, alla luce del corrente anno solare, la data corretta è 1513.

     

    Gli studiosi dell’Università di Harvard hanno trovato all’Archivio di Stato di Firenze l’originale del seguente documento, che verrà letto durante la rievocazione: Die xviiii februarii 1512 – Gli Spectabili et Degnissimi Octo di Guardia et Balìa della ciptà di Firenze, fanno bandire et publicamente notificare a ogni et qualunche persona di qualunche stato, grado, o condizione si sia che sapessi, o havessi, o sapessi chi havessi o tenessi Niccolò di messer Bernardo Machiavegli lo debba, intra una hora dal hora del presente bando, haverlo notificato a deti Signori Octo sotto pena di bando di ribello et confiscatione di loro beni, notificando che paxato detto tempo non sene riceverà scusa alchuna – Banditto per me Antonio di Chimentti questo dì 19 di febraio 1512.

     

    Cosa era successo? Nel settembre 1512, i Medici avevano ripreso il potere a Firenze e Niccolò Machiavelli, segretario della seconda cancelleria della Repubblica fiorentina, aveva perso il suo ufficio. Ma, successivamente, il suo nome era stato rinvenuto in un elenco di potenziali simpatizzanti trovato addosso ad uno dei congiurati che cercavano di rovesciare il governo mediceo.

     

    Le autorità non persero tempo: emisero questo bando e riuscirono a catturare Machiavelli, che venne imprigionato al Bargello e sottoposto a tortura. Però, mentre i capi della cospirazione furono giustiziati sommariamente e i loro collaboratori esiliati, non fu mai trovata alcuna prova del diretto coinvolgimento di Machiavelli nella congiura e, grazie all’amnistia generale concessa per l’elezione di Giovanni dei Medici a Papa col nome di Leone X, nel marzo 1513 Machiavelli fu rilasciato e tornò nella sua tenuta in campagna a Sant’Andrea in Percussina, nel Comune di San Casciano.
     

    È lì che, nei mesi successivi, Machiavelli completò la stesura del suo capolavoro di scrittore politico, “Il Principe”. Lo sappiamo perché, in una lettera del 10 dicembre 1513, lo stesso Machiavelli comunica a Francesco Vettori (suo ex collega nelle missioni diplomatiche della Repubblica, ma che era riuscito a “riciclarsi” nel regime mediceo) di avere composto un trattato, “De Principatibus”, che comparve poi col titolo italiano “Il Principe”.

     

    Cinquecento anni dopo, con questa rievocazione storica, iniziano le celebrazioni del V Centenario de "Il Principe" di Niccolò Machiavelli. “La stesura de “Il Principe” assicurò a Machiavelli una fama mondiale imperitura, che a distanza di 500 anni ne fa ancora uno dei libri italiani più tradotti nel mondo” ha detto Valdo Spini. Dal canto suo l’assessore Sergio Givone  si è collegato al concetto di “fortuna” in Machiavelli, per sottolinearne l’attualità.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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