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sabato 20 Aprile 2024
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    Il Gazzettino va a visitare la casa (a Faltignano) dove visse uno dei padri costituenti

    Roberto Benigni l’altra sera nel raccontare alcuni dei 139 articoli della Costituzione della Repubblica Italiana, ha ricordato i nomi di chi la scrisse. Tra questi grandi nomi ce n’è uno che ha abitato durante le vacanze nel comune di San Casciano, per esattezza nella frazione di Faltignano: è Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889.

     

    Insegnante, universitario, avvocato, uomo politico e scrittore, morì a Firenze nel 1956. Non vogliamo fare un pezzo di storia di questo illustre uomo, ma spinti dall’entusiasmo di Roberto Benigni siamo andati a Faltignano, là dove Calamadrei ha vissuto momenti della sua infanzia. In quella casa di campagna, così ben descritta su una delle sue tante opere, “La casa di campagna” del 1941.

     

    Il Gazzettino del Chianti è andato esattamente in quella casa, oggi dimora storica, dove vive una gentilissima signora, parente di Piero Calamandrei, custode oggi di tanti ricordi. Ci fa accomodare in un salotto, dalle finestre entra un filo di luce che va a illuminare la stanza resa gelida dal freddo. Ma nello stesso tempo accogliente per la storia che vi è passata.

     

    "Piero Calamadrei era molto legato alla nostra famiglia, a noi bambini in particolare – ci racconta la signora Maria Luisa, tenendo tra le mani un libro “Inventario della casa di campagna” – Pensi, tutti gli anni per la Befana ci faceva andare nel suo studio “Calamandrei, Pimpinelli” in Borgo Albizi a Firenze, dove ci faceva trovare i regali. Rimanendo in tema, tutte le mattine di Natale, veniva a fare gli auguri ai miei e alla sua anziana mamma che viveva con noi.Una volta rivolgendosi al mio babbo gli sussurrò: "Certo Giacomo tu non hai la fama e gli onori che ho io, ma io non ho una tavola apparecchiata come hai te di là"".

     

    Calamandrei aveva un figlio: "Sì – ricorda  Maria Luisa – Franco. Era molto attaccato a questa casa, tanto che appena finita la guerra volle subito venire quassù a Faltignano, per poi tornare a Firenze in Borgo Albizi. Lì, nella nostra casa, mio babbo Giacomo aveva ospitato quarantacinque persone sfollate".

     

    Questo luogo Calamadrei lo descrive nei minimi particolari nel libro “Inventario della casa di campagna”: "Come vede – dice Maria Luisa – conservo una delle prime edizioni, ho solo questa, ed è dedicata alla sua cugina. Ricordo che questo libro fu adottato come libro scolastico alle scuole medie di San Casciano e tante volte è capitato che la domenica mentre ero qui con mio marito, arrivavano alcuni bambini che ci chiedevano di farli vedere la casa di Piero Calamandrei".

     

    Da allora qui non è cambiato niente: "E’ rimasta la stessa casa. Di sopra c’è ancora il corridoio così descritto da Calamandrei: Quelle camere tutte uguali si aprivano su un lungo corridoio conventuale, la cui penombra era resa più cupa da certe stampe a colori rappresentanti le eruzione del Vesuvio…".

     

    La signora ci accompagna nel giardino, dove ancora ci sono un paio di viti di uva salamanna: "Guardi, questi tralci sono ancora “vivi” grazie alle cure del mio giardiniere, Renzo".

     

    Piero Calamadrei nel suo libro scrive: Quando scenderò verso Faltignano, troverò ad aspettarmi, nella pergola dietro la villa, gli ultimi gracimoli d’uva salamanna, sfuggiti alla recente vendemmia…".

     

    Altra superba descrizione è quella della processione che partiva dalla chiesa di Faltignano ed arrivava fino alla Madonnina lungo la strada: la si vede affacciandosi dal cancello. Scrive Calamadrei: … Mi affrettavo a sparire nel ventre di un cipresso, e beatamente mi sedevo sull’incrocio dei rami per assistere dai primi posti all’arrivo della processione.

     

    "Mi ricordo benissimo della processione – ci dice la signora Maria Luisa – io facevo la parte della figlia di Maria. Per me ancora oggi Calamandrei è una fiaccola che arde".

     

    Salutiamo la signora ringraziandola per l’accoglienza e felici per l’invito di un prossimo incontro. Nel tornare a San Casciano cogliamo un altro particolare citato nel libro: Voltandosi indietro, da uno strappo delle poggiate verso Firenze, si poteva scoprire in fondo, a fior di un fiato di nebbiolina argentea, un bottoncino lilla che era la cupola del duomo.

     

    Quel bottoncino si vede ancora oggi nelle limpide giornate.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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