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giovedì 25 Aprile 2024
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    Molto conosciuta a San Casciano, ci racconta come nasce “ElisaT” , un percorso… tutto da scoprire

    SAN CASCIANO – Ci sono persone, giovani, che non si arrendono e che mettono la loro passione, la loro professionalità, la loro competenza, al servizio del proprio lavoro e del proprio futuro. E che, in parallelo, riescono a trasmettere tutto questo anche al mondo della socialità, del volontariato.

     

    E' il caso della sancascianese Elisa Taddei, 32 anni, che verso questo futuro ha lanciato la sua sfida. Quella di "ElisaT" (clicca qui per visitare il sito web): e di una cosa siamo sicuri, la grinta proprio… non le manca.

     

    Elisa, in molti a San Casciano ti conoscono per il tuo grande impegno nelle attività del Carnevale Medievale (sei capo contrada del Leone) o nell'organizzazione di eventi come il Cava Wave a Mercatale. Adesso però ti conosceranno ancora meglio per la tua attività e la tua creatività… spiegaci un po'.

    "Quelle che hai appena nomoninato (contrada, Cava Wave e anche tante altre attività) sono volontariato, il mio tempo libero che impiego per un impegno sociale. Da gennaio, causa licenziamento, ho deciso di prendere la mia via in mano e di lanciarmi in un progetto lavorativo dove posso essere padrona di me stessa e delle mie idee".

     

    Come è nata e come si è sviluppata la tua attività lavorativa?

    "L'arte è sempre stata il mio mondo, esprimermi una necessità. Il mio percorso è stato un po' tortuoso: volevo fare la pittrice, poi la restauratrice, poi la stilista… . Poi ho incontrato una professoressa che mi ha conquistata, e che mi ha fatto capire che la moda non è solo riviste patinate e passerelle. C'è filosofia, arte e artigianalità in questo mestiere. E così cerco, nel mio piccolo, di portare avanti questo pensiero. Ora vorrei iniziare a creare pezzi miei, unici, artigianali e non stereotipati. Per chi come me non ama indossare ciò che tutti indossano, ciò che si acquista in serie nei grandi magazzini insomma…".

     

    Ci parli del "Fashion Show" che sta per arrivare?

    "Il 31 agosto durante la serata alle spiagge in San Niccolò, a Firenze, la mia amica Teresa Gargani organizza una serata ("Omino nero") e mi ha chiesto di partecipare come stilista emergente in una sfilata. Due fashion blogger giovani e pieni di talento, Anna e Edoardo (Pek), insieme a me gestiranno il fashion show. Nel loro blog troverete le anticipazioni e lo shooting fatto in attesa della serata (clicca qui). Volevo ringraziare tutti loro per la possibilità, e per l'aiuto e la professionalità con cui questi ragazzi lavorano. Sfileranno una ventiina di capi da me pensati e realizzati, uomo e donna, dove ho cercato di esprimere il mio concetto di moda, di ricerca della propria personalità. A prescindere dai mood creati dalle grandi firme, a prescindere dalle vetrine, ognuno compra e indossa ciò che lo fa sentire bene. Una ricerca un po' più complicata del semplice… "quest'anno va si moda questo"; un percorso di anticonformismo che tanto serve in un periodo come questo. In passerella vedrete persone che hanno ispirato i capi, non viceversa: in più San Casciano sarà protagonista in questa serata in tutto e per tutto. Oltre a me e Teresa, altri ragazzi parteciperanno in modo attivo alla runway (ma non svelo nulla…) quindi non potete assolutamente mancare!".

     

    Come ti approcci quindi al complesso mondo della moda?

    "La moda per me è un'espressione artistica. Faccio sempre questo esempio ma che continua ad essere perfetto per spiegare la mia visione: la mattina, quando ci alziamo, tra le prime cose che facciamo ci vestiamo. E lo facciamo rispetto al nostro umore, al nostro stato d'animo: questa è un'espressione di noi stessi, riflettiamo ciò che siamo con i colori, le forme, come in un certo senso fanno gli artisti. Un pittore usa i colori rispetto alle sue sensazioni, uno scultore plasma forme, nel nostro piccolo ognuno di noi si esprime vestendosi, indossando determinati capi. E questo lo trovo straordinario: vorrei che tutti, ogni giorno, indossassero ciò che veramente vogliono indossare. Per molti la moda è solo una frivola inutilità, ma siamo abituati a sentirne parlare come se fosse un modo per apparire. Dietro invece c'è un mondo di artigiani, professionisti, artisti. I grandi stilisti prima che essere griffe da copertina sono stati sarti, pellettieri, tessitori; prima di essere Chanel, Valentino, Armani sono stati grandi lavoratori, artigiani e sognatori!".

     

    Fashion designer, fashion tutor, costumista: sono le tre dimensioni del tuo lavoro. Ce le spieghi?

    "Fashion designer e fashion tutor sono due ruoli che vanno di pari passo: quando lavori per determinate aziende e crei campionari e collezioni, segui un percorso che va dall'intuizione di un'idea, alla scelta di un tema. Dalla ricerca di materiali e accessori, fino al progetto finale, al disegno o alla creazione del pezzo. Alcune aziende, vista la crisi, tendono a rielaborare capi già utilizzati per poter risparmiare alcuni passaggi, quindi la figura del fashion designer sta un po' scomparendo. Io mi sono "inventata" il fashion tutor che segue per queste aziende solo alcuni passaggi della progettazione, tra i quali la scelta di un tema e la ricerca di materiali e lavorazioni, particolari. Lasciando all'azienda la scelta dei modelli. E' come se un cuoco trovasse già i piatti pronti e gli mancasse solo di decorarli. Mentre il mondo del costume è il mondo del Carnevale Medievale, è il mondo della favola, della passione per il teatro e il cinema: per ora è solo un'idea, ma aprire una sartoria teatrale a San Casciano sarebbe un fiore all'occhiello anche per il paese".

     

    Hai qualche grande nome della moda a cui ti ispiri? O che apprezzi particolarmente?

    "I miei stilisti preferiti ai chiamano Marithe' & Francois Girbaud: ho avuto la fortuna di conoscerli e per loro ho progettato i ricami per una delle loro sfilate parigine qualche anno fa. Loro sono gli inventori dello Stone-wash, il jeans lavato: sono una coppia francese di maledetti geni della moda, anticonformisti, fra i pochi a lottare per non vendere il loro marchio a magnati russi o arabi, anche se poi alla fine hanno dovuto cedere per non rischiare la chiusura totale. E poi c'è la signora del Punk , Vivienne Westwood, colei che negli anni '70 a Londra ha letteralmente inventato il Punk. Nel suo negozio attaccava spille da balia su jeans strappati e sbeffeggiava la Regina con scritte rivoluzionarie ed anarchiche. Più che ispirazione vera e propria, di loro amo il modo in cui hanno affrontato la loro visone di moda e di mondo. E di come l'hanno portata avanti. Chiamati pazzi e insurezzionalisti hanno cambiato per sempre le leggi del fashion show e della passerella: anch'io un giorno vorrei essere pazza così!".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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