SAN CASCIANO – I tempi biblici per la famigerata “autocertificazione vidimata” dalla Soprintendenza, portati all’attenzione pubblica da Confartigianato Firenze, colpiscono tutti coloro che esportino opere d’arte o di rilevanza artistica in area extra UE, ovvero in mercati da sempre fertili per l’artigianato fiorentino.
Non solo chi fa mosaico, insomma, ma anche chi esporta pittura, scultura e oggetti d’antiquariato.
Dopo la denuncia dei mosaicisti di Confartigianato Firenze, sempre più categorie dell’artigianato artistico fiorentino si uniscono alla protesta.
Caso emblematico quello dell’artista Gianna Bianchi, anche lei associata di Confartigianato Firenze, lavora in uno studio in pieno centro storico a San Casciano.
“Sono 39 anni che faccio questo mestiere – racconta – e questo documento è sempre stato richiesto (poi è diventato un’autocertificazione), solo che prima dovevamo aspettare una settimana o al massimo dieci giorni, che comunque sono già molto per chi lavora, oggi si va oltre il mese”.
“Di recente – aggiunge – che un cliente americano ha dovuto attendere quasi tre mesi per avere due quadri acquistati e già pagati il 27 luglio. All’estero non capiscono queste lungaggini e si rischia di perdere tutto”.
Gianna torna sulla procedura lenta e farraginosa: “Intanto, non riesco proprio a capire come mai un’autocertificazione debba essere vidimata, visto che sono io ad autocertificare che l’opera è prodotta da me”.
“Non solo – denuncia ancora – la procedura è esclusivamente cartacea, tutto dev’essere consegnato a mano e ripreso a mano. Io non sto a Firenze ma a San Casciano e devo ricorrere a un corriere per le due operazioni”.
“Come hanno già detto i mosaicisti inoltre – tiene a evidenziare – la Soprintendenza non ha la firma digitale, quando a noi è richiesta. In barba alla digitalizzazione della pubblica amministrazione!”.
“Come se non bastasse – dice ancora – l’ufficio esportazioni è rimasto chiuso per molto tempo nel mese di agosto, quindi nel periodo migliore per i flussi turistici in città”.
“Così facendo – rimarca in conclusione – quel che rimane del nostro artigianato muore: siamo stati chiusi, non abbiamo avuto ristori, poi le bollette, ci si mette anche lo stato adesso? Così è impossibile resistere”.
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