SAN PANCRAZIO (SAN CASCIANO) – Torna, per l’ottavo anno, l’appuntamento con la “Cena Pugliese” alla chiesa di San Pancrazio.
Un evento ormai consolidato, e diventato sempre di più un ritrovo tra famiglie ed amici di regioni diverse: che ogni anno trovano “una scusa” per passare del tempo insieme, per condividere tradizioni culinarie, prelibatezze, tipicità paesane, ma soprattutto valori comuni.
Un appuntamento che nasce per raccogliere fondi per tutti quei Paesi e quei popoli che vivono in situazioni di miseria, di povertà e di guerra.
Realtà che almeno una volta l’anno un gruppo di persone della parrocchia insieme al parroco, don Stefano Casamassima, raggiungono e visitano, portando aiuti concreti, ma anche ascolto, conforto, vicinanza, con un’attenzione maggiore a tutte quelle strutture che si occupano degli ultimi, degli emarginati, dei più deboli.
Negli ultimi anni gli aiuti raccolti hanno avuto come meta il Benin.
Anche quest’anno la “Cena Pugliese”, già sold out da settimane, di sabato 14 settembre, avrà come unico scopo questo: utilizzare questo momento di incontro tra comunità amiche e vicine, per arrivare insieme a realizzare una comunità più grande, oltre i confini delle differenze culturali e ed i muri delle difficoltà.
Nel prossimo viaggio verso il Benin il gruppo di San Pancrazio, avrà anche il compito di inaugurare un bel progetto di umanità finanziato interamente dall’azienda casearia Capurso di Gioia del Colle.
Oltre al dono annuale di tutti i suoi prodotti per la cena di San Pancrazio, l’azienda casearia pugliese ha infatti finanziato un progetto di 10.000 euro per la realizzazione di un pozzo artesiano e l’installazione di pannelli solari a vantaggio dell’orfanotrofio e del centro medico di Alladà.
Gesti enormi, progetti di aiuto che possono davvero fare la differenza in quelle realtà per rendere le condizioni di vita più dignitose.
Ogni viaggio si porta con se tanti ricordi, esperienze, aneddoti, racchiusi in video e foto che vengono poi condivise con tutta la comunità al loro rientro.
Momenti preziosi per permettere a due continenti di comunicare e instaurare importanti legami di aiuto e fiducia tra popoli
“Il bene è uno slancio gioioso di impegno e comunione – ci dice Don Stefano – Riuscire a realizzare questa cena è ogni anno un passo in avanti per uscire dalle nostre “quattro mura” e raggiungere i piccoli ed i fragili, per confermare il valore e la bellezza delle loro vite”.
“Un piccolo dono raccolto in Italia – prosegue -e messo nelle mani di una persona in Benin dice attenzione e gioia per la loro esistenza. Riuscire poi ogni volta a vivere quest’esperienza insieme ad alcuni ragazzi della parrocchia, mi permette di far vedere loro i tanti volti dell’umanità”.
“Di mostrare loro – sottolinea – quanto possano essere fondamentali nella vita di una persona anche piccoli gesti quotidiani; o, semplicemente, dedicare loro il proprio tempo, mettendo al centro della propria quotidianità il bene dell’altro”.
“Gesti importanti, come quello dell’azienda casearia Capurso – tiene a dire don Stefano – ma anche come tanti altri più discreti e silenziosi che da anni ho la responsabilità e l’onore di condivide, è senza dubbio la testimonianza concreta che l’amore verso l’altro, chiunque esso sia, fa una bella differenza in questo mondo”.
“Grazie quindi agli amici pugliesi e a quelli toscani – conclude – che ogni anno riescono a creare insieme qualcosa che ci supera e ci unisce tutti”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA