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venerdì 26 Aprile 2024
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    La scuola senza presenza, la formazione a distanza, il futuro: parlano due insegnanti

    Una sancascianese, professoressa alle medie (Vignoli); una maestra a San Casciano da anni (Giunta)

    SAN CASCIANO – Tra i tanti settori rivoluzionati dalla diffusione del Coronavirus c’è senz’altro quello dell’istruzione. Niente di simile era mai accaduto: le scuole sono chiuse dal 5 marzo e sono ancora molte le domande senza risposta.

    Per saperne di più, abbiamo parlato con chi lavora “sul campo”: Grazia Giunta (in foto a destra), insegnante delle scuole elementari, e Lucrezia Vignoli (in foto a sinistra), professoressa delle medie. Entrambe nell’ambito dell’Istituto Comprensivo “Il Principe”.

    “Dopo la chiusura – inizia la maestra Giunta – ci siamo preoccupati di rimodulare la programmazione per la DAD (didattica a distanza) andando incontro alle esigenze delle famiglie, che si sono ritrovate a casa a dover far seguire le lezioni ai bambini in un modo del tutto nuovo, facendoci da spalla”.

    “Difficilmente – aggiunge – le misure attuate in una fase emergenziale risultano adeguate a rispondere alle istanze e alle esigenze di tutti” .

    “La conseguenza principale – sottolinea la maestra – è stata senza dubbio il distacco improvviso tra alunni e coi docenti”.

    “La socializzazione è fondamentale nel percorso di vita e di crescita – continua – e la scuola è il primo luogo in cui i bambini socializzano tra loro e con adulti diversi dai familiari”.

    La professoressa Vignoli evidenzia il problema della gestione dei figli a casa: “Si è posto sia per i genitori che sono stati costretti a lavorare normalmente – precisa – sia per quelli in telelavoro”.

    “Io faccio parte della seconda categoria – spiega ancora – perché i miei bimbi andavano uno all’asilo e l’altra dai nonni. Mi sono ritrovata a dover lavorare con loro e con tutte le difficoltà connesse”.

    “Poi – prosegue – c’è la paura per la formazione dei propri figli, soprattutto per quelli delle classi terminali. Io sono spaventata dal fatto che il mio bambino andrà in prima elementare avendo perso tutto il bello dell’ultimo anno di asilo”.

    Entrambe le insegnanti riconoscono il valore della DAD in un momento così particolare: “Non potrà mai sostituire una didattica frontale – tiene a dire Giunta – ma sta consentendo di mantenere un rapporto continuo con i bambini e con i loro genitori. Rappresenta un’esperienza che apporterà in futuro una diversa metodologia d’insegnamento e apprendimento”.

    “È una nuova frontiera verso la quale ci si dovrà necessariamente indirizzare – riconosce – e la nostra scuola ha già intrapreso il percorso formativo necessario per cogliere questa importante occasione”.

    “Per la DAD – aggiunge la professoressa Vignoli – è servito uno sforzo immane da parte di tutti: ragazzi (che non sempre sono nativi digitali), genitori, ma anche insegnanti. Ci siamo dovuti reinventare e formare in tempi veramente brevi. Però ci siamo sentiti più squadra, sia tra docenti che con i genitori, senza il cui supporto non si sarebbe potuto fare niente”.

    “Per quanto riguarda il futuro – precisa Giunta – è chiaro che occorrerà rimodulare metodi e spazi per poter conciliare un auspicabile rientro a breve termine con la necessità di tutelare la salute dei bambini e degli operatori scolastici”.

    L’unica strada sembra quella dell’eliminazione delle classi numerose, in favore di altre con minori alunni. Ma con gruppi più piccoli servirebbe più personale e potrebbero scarseggiare gli spazi. Inoltre, sarà necessario ripensare il sistema dei trasporti ed evitare assembramenti all’entrata e all’uscita.

    “Sono preoccupata per i risvolti psicologici ed emotivi che questa situazione potrà avere sui ragazzi – ammette Vignoli – Noi Italiani amiamo il contatto fisico, che ora è vietato e lo sarà per molto. Come influirà questo sui loro rapporti?”.

    “Ritengo che nessuno al momento abbia soluzioni pronte all’uso – rimarca Grazia Giunta – Più che soluzioni teoriche difficilmente attuabili, in questa fase occorrono idee e suggerimenti”.

    “Si parla sempre troppo poco di scuola – afferma Vignoli – Non c’è interesse per questa istituzione così importante ed è significativo che non ci siano trasmissioni intere dedicate a questo problema. Adesso che siamo nella Fase 2 si inizia a discuterne di più”, ammette.

    “Alunni, genitori e personale scolastico vogliono risposte… e risposte veloci. Tra poco le commissioni si dovranno riunire per formare le classi – conclude – ma come faranno se non ci sono indicazioni?”.

    Spesso le decisioni prese in tempi di pandemia si stanno rivelando impopolari, ma è solo continuando a informarsi con le persone competenti che possiamo provare a valutare cosa sia davvero meglio per tutti.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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