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venerdì 19 Aprile 2024
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    Bestemmie nel monastero delle Clarisse. Le suore: “No, non abbiamo paura”

    Lettera delle religiose tramite Il Gazzettino: "Vorremmo conoscere questi ragazzi, guardarsi negli occhi"

    SAN CASCIANO – Il Monastero dell’Immacolata delle Clarisse di San Casciano, in viale San Francesco, domina su un poggetto che guarda lo scorrere della vita nel paese.

     

    Si accede alla chiesa attraverso un bellissimo portone in legno: se si ha la fortuna di entrarenel momento in cui le suore sono tutte nel coro a cantare, l’atmosfera è di grande effetto.

     

    Le Clarisse non lasciano mai il monastero incustodito: anche se non ci sono funzioni religiose si trovano sempre nel coro, con lo sguardo sul Breviario per pregare.

     

     

    Sono passati alcuni giorni da quando ci siamo occupati del brutto episodio dei giovani che sono entrati nella chiesa, rompendo il sacro silenzio del luogo, pronunciando delle bestemmie e spaventando le suore in preghiera.

     

    Per poi uscire sgarbatamente, sicuramente non capendo quanto sia stato grave quel gesto, irrispettoso verso chi ha deciso di donare la loro vita al Signore nella preghiera. E quasi sicuramente senza sapere chi sia stata quella Santa, Santa Chiara, che sotto il Crocifisso sopra l’altare guarda il popolo che entra per pregare.

     

    Per non parlare delle scritte e dei disegni ritrovati subito fuori dal Monastero, sui muri della Torre dell'Acqua. Proprio lì, dove sono intervenuti anche i carabinieri che hanno contatto subito alcuni genitori.

     

    In tante persone a San Casciano hanno dimostrato negli anni l’affetto per le Clarisse, ma da quando sono avvenuti gli episodi irrispettosi, che purtroppo non riguardano solo i fatti accaduti prima di Natale, in molti hanno portato la loro solidarietà.

     

    Sono stati giorni difficili per queste donne di fede, che certamente non aspirano ad essere sotto i riflettori. Per capire cosa hanno vissuto ospitiamo molto volentieri una loro lettera aperta. Scritta anche per puntualizzare su alcune informazioni date dalla carta stampata.

     

    Ci stupisce sempre come una notizia passando di bocca in bocca possa assumere dettagli, colori e perfino contorni del tutto diversi dal fatto puro e semplice da cui si era originata. 

     

    Ma è solo quando se ne fa esperienza diretta che si comprende quanto è delicato il compito di chi si dedica all’informazione, di che alta vocazione sia quella del giornalista e di che peculiare sensibilità alla verità debba avere un cronista per rimanere tale e non diventare invece un favoliere.

     

    Gli ultimi giorni dell’anno ci hanno viste involontarie protagoniste di fatti di cronaca che hanno assunto una rilevanza davvero inattesa.

     

    Avendo letto ed ascoltato varie ed ampliate versioni dei fatti, con relative attribuzioni di parole, considerazioni, commenti messi fra virgolette e mai pronunciati, riteniamo di dovere in questa sede e fra le pagine di questo degno giornale, dare la nostra originale relazione di quanto realmente avvenuto.

     

    Si è trattato di tre episodi accaduti durante la Novena del Santo Natale che nella nostra chiesa si è celebrata dal 15 a 23 di dicembre alle 17.30 con la partecipazione di alcuni affezionati fedeli.

     

    Una prima volta mentre cantavamo in coro all’improvviso abbiamo udito un urlo molto forte proveniente dall’esterno della chiesa, come un boato di cui era impossibile capire se contenesse parole o fosse solo uno strepito di ragazzi che giocavano.

     

    Abbiamo sobbalzato tutti e ci siamo guardati stupiti, anche perché a questo era seguito un immediato silenzio. Ma poi abbiamo continuato tranquillamente la celebrazione.

     

    Dopo qualche giorno, sempre durante la Novena, di nuovo, all’improvviso un urlo molto molto potente, questa volta non all’esterno della chiesa ma proprio dentro, dalla porta aperta nell’ingresso incassato di legno che tra l’altro faceva da cassa di risonanza.

     

    Questa volta siamo saltati tutti su di diversi centimetri sugli stalli e le panche dallo spavento, soprattutto perché così mirato e vicino da far capire che non fosse occasionale, ma voluto.

     

    Questa volta la celebrazione si è interrotta per qualche minuto, perché una nostra amica presente ha voluto affacciarsi a vedere chi era, ed è tornata dicendo che erano ragazzi che stavano nei pressi della Torre dell’Acqua. Dei “balordi” abbiamo pensato… .

     

    Anche se lei ci disse che stavano bestemmiando. Comunque abbiamo ripreso e terminato la celebrazione. Le anziane poi hanno confessato di essere rimaste a lungo turbate. Ma nulla di più.

     

    Capita a tutti di sobbalzare ad un rumore inaspettato e violento. Le parole non le avevamo distinte perfettamente, ma avevano a che fare con “Dio”.

     

    Infine il penultimo giorno della Novena, era presente solo una nostra cara amica, alla quale abbiamo anticipato fin dall’inizio che avrebbe potuto ripetersi il fatto dell’urlaccio improvviso – che ormai ritenevamo deliberato e mirato a disturbare – invitandola a non preoccuparsi, trattandosi solo di ragazzini.

     

    Come previsto ad un certo punto della celebrazione un rumore improvviso, ma questa volta non si trattava di una voce; si era aperta la porta in fondo con violenza ed erano entrati 4 ragazzini che si erano poi disposti sulle panche quasi a mezza chiesa.

     

    La Madre stava leggendo all’ambone un brano della Scrittura ed ha continuato imperterrita. Noi siamo rimaste calme e in ascolto.

     

    I ragazzi avevano cominciato a fare rumore con le panche, con i cellulari e a sghignazzare. Allora la nostra sorella più giovane si è alzata con calma e uscendo dal coro dalla porta laterale del presepio si è avvicinata ai ragazzi, mentre la lettura della Madre continuava.

     

    Con gentilezza e fermezza li ha invitati ad uscire perché disturbavano, ma non volevano. Infine uno ha ceduto e si è avviato saltando verso l’uscita, seguito a ruota da tutti gli altri, mentre facevano smorfie e sberleffi ridicoli.

     

    Una volta fuori nella cancellata si sono sfogati in urli e bestemmie. All’uscita dalla celebrazione, una buona ora dopo, un nostra amica se li è trovati dietro, l’hanno infatti seguita fino alla sua auto

     

    Il giorno dopo la Madre ha contattato il maresciallo dei carabinieri per raccontare il fatto, ed insieme hanno convenuto che era bene avvertire i genitori dei ragazzi, perché pare che dietro la Torre dell’Acqua – dove questi ragazzi si ritrovavano – ci siano scritte blasfeme e tutt’altro che edificanti.

     

    Così il giorno dopo il maresciallo, chiamato da un nostro amico che aveva avvistato i ragazzini chiassosi fuori della chiesa alla solita ora, si è recato sul posto, individuando alcuni ragazzi e facendo loro chiamare al cellulare i relativi genitori perché fossero avvisati.

     

    I fatti finiscono qui.

     

    Di tutta questa storia, che non merita una speculazione romanzata, a noi non resta né lo spavento, né la chiesa chiusa, né il turbamento e tanto meno giudizi affrettati sui ragazzi, solo il sincero dispiacere di vedere come si può spendere inutilmente o dannosamente il proprio tempo, come si possa giocare con il fuoco senza rendersi conto dei rischi per la propria vita.

     

    Ci dispiace che i ragazzi non abbiano altri modi di impegnare le loro preziose energie, altri luoghi da frequentare che non il retro buio di un parcheggio… . Ci addolora che siano così lasciati a loro stessi, con il rischio di intraprendere per gioco strade senza via di uscita.

     

    Bestemmie ripetute e gridate non sono ragazzate, possono lasciare il segno. No, non siamo impaurite!

     

    Anzi vorremo conoscerli, avvicinarli, farci conoscere, guardarli negli occhi. Sono figli anche nostri, sono anche la nostra speranza, sono la nostra gioia.

     

    E così anche i loro genitori, che portano avanti la grande sfida di crescere dei ragazzi in un mondo così difficile. Ora sono tutti nella nostra preghiera quotidiana, e non ne usciranno tanto facilmente!

    di ANTONIO TADDEI

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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