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mercoledì 9 Luglio 2025
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    L’ultima mostra sul lavoro di Alessandro Sardelli: al Museo Ghelli fino al 28 febbraio

    Il lavoro del fotografo scomparso nel giugno 2014, grazie a L'Arsomiglio e a tanti sostenitori, torna ad emanare luce

    SAN CASCIANO – E’ stata inaugurata domenica 2 febbraio, al Museo Giuliano Ghelli in via Lucardesi 6, la mostra fotografica “Il viaggio di Alessandro Sardelli artigiano dello sguardo (1940 – 2014)” organizzata da L’Arsomiglio- Associazione Culturale Fotografica di Mercatale, di cui Alessandro Sardelli (venuto a mancare il 30 giugno 2014) è stato uno dei fondatori.

     

    Con questa mostra, che rimarrà aperta fino a venerdì 28 febbraio, si conclude il ciclo di tre esposizioni fotografiche a lui dedicate.

     

    All’inaugurazione erano presenti i soci de L'Arsomiglio, tra questi l’amico di sempre Carlo Giuntini.

     

     

    "Le fotografie esposte sono le ultime, tra queste, quelle di Palazzo Pitti, l’ultimo lavoro di Alessandro Sardelli – ha ricordato Giuntini – è la parte della fotografia maggiormente influenzata dagli storici dell’arte fiorentina, prima di tutto dal professor Carlo Del Bravo. Con questa esposizione si conclude il progetto che ebbe inizio nel 2017 per ricordare Alessandro in tre mostre, in più la pubblicazione di un catalogo, perché le mostre passano, il catalogo resta e può essere sfogliato anche a distanza di tempo".

     

    "A fine mostra – ha annunciato Giuntini – le foto torneranno alla Fototeca del Dipartimento SAGAS dell’Università di Firenze. Grazie alla moglie di Alessandro, la signora Maria, che le ha donate e a Carlo del Bravo. E ancora a Piero Sardelli, il fratello. Grazie a Lorenzo Gnocchi storico dell’Arte, grazie all’amministrazione comunale che ha finanziato il progetto. Un grazie va anche a Massimiliano Pescini e Chiara Molducci della precedente amministrazione comunale e agli sponsor".

     

    "Sono commosso – ha preso la parola il professor Lorenzo Gnocchi – nel ricordare Alessandro, rivedendo le sue opere racchiuse in un’atmosfera, in una luce, nel tempo che passa. Nelle sue fotografie ha dimostrato di voler entrare nell’ambiente, dare il senso di un ambiente vivo attraverso il modo con il quale è ripreso, vedendone le angolature, i segreti e improvvise aperture, l’incanto di un momento atmosferico dell’ora".

     

    "Mi viene in mente – ha spiegato – la bellissima immagine di una poltrona dell’Istituto tedesco presa in un momento nel quale non c’è nessuno, ma ci si siede in un certo senso una luce che scende dalla finestra. E’ bello che le opere di Alessandro siano state donate all’Università di Firenze, perché lì c’è stato un professore, Carlo Del Bravo, che ha capito profondamente Alessandro".

     

     

    "Le fotografie di Alessandro – ha fatto eco Maura Masini, assessore alla cultura del comune di San Casciano – emanano una serie di messaggi che non è così scontato riuscire a raccontarli con la fotografia. Non solo, la scultura è una delle cose più difficili da fotografare. Alessandro ha saputo usare la macchina fotografica e avere un “artigianato” nelle mani che gli consentiva di leggere e interpretare un dialogo, fare tornare in vita un personaggio scolpito nella scultura. Nessuna mano migliore potevano finire le fotografie d’archivio se non all’Università, perché si spera che da lì ci sia la possibilità giusta per essere studiate e fatte vivere".

     

    Per informazioni sull’apertura dell’esposizione si può prendere contatto con il museo allo 0558256385 oppure Carlo Giuntini 3332877628.

    di REDAZIONE

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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