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venerdì 19 Aprile 2024
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    Mostra straordinaria dell’artista che dopo 32 anni ha ripreso a dipingere con l’olio su tela

    GABBIANO (SAN CASCIANO) – Nel 2015 saranno 50 anni dal suo primo ritratto, quando impresse sulla carta il volto del nonno: a quei tempi, eravamo nel 1965, Antonio Manzi da Montella (Avellino) aveva 12 anni.

     

    Da allora, in un mezzo secolo vissuto in modo pieno, travolgente, rutilante, è rimasto sempre fedele a se stesso. A quel primo tratto disegnato dalla sua mano. Come dice lui: "Non ho fatto l'artista, ho fatto… il Manzi".

     

    La sua è una biografia sterminata, piena di date, mostre straordinarie, momenti da ricordare (la trovate cliccando qui).

     

    Noi lo raccontiamo partendo dalla sua ultima mostra, un vero e proprio gioiello incastonato nel cuore del nostro Chianti.

     

    Dal 10 maggio infatti (fino al 10 ottobre, dalle 10 alle 18, info 055821053), nelle sontuose stanze del Castello di Gabbiano, adagiato su una collina che da Mercatale scende giù verso la valle della Greve, si trova un'anteprima straordinaria dei suoi ultimi lavori.

     

    Incontriamo "il Manzi" proprio al Castello, e con lui visitiamo la mostra completamente travolti dalla sua passione, dal modo di raccontare la sua storia, le sue storie. Una specie di giro su una giostra piena di colori e di luce, che ci lascia quasi storditi.

     

    Venticinque opere favolose: i lavori su ceramica, un bassorilievo su marmo. E poi gli oli su tela, tecnica ripresa in mano dopo 32 anni di stop. Una ripartenza avvenuta, fra l'altro, proprio nel suo studio chiantigiano, nel borgo di Tignano

     

    "Una passeggiata dal figurativismo all'immaginifico – la descrive Manzi – Dopo 32 anni ho ripreso in mano l'olio, quindi questa è una mostra assolutamente inedita".

     

    Ci spiega che il nostro territorio è stato fondamentale in questa riscoperta, visto che "le prime opere a olio le ho rifatte nella luce del Chianti e dello studio di Tignano. Avevo smesso perché non avevo più niente da dire con l'olio, adesso invece l'ho ritrovato con una nuova luce e emozioni".

     

    Si rimane letteralmente ammirati dalla forza artistica di Manzi: negli enormi pannelli ceramici, nei vasi. Poi la grande stanza comune del Castello, con un enorme quadro sotto il quale lo ritraiamo, che irradia luce dappertutto. Raccolta e rilanciata dagli altri sulle pareti intorno.

     

    "Il colore non deve essere colore – ci dice – deve essere luce. E' qui che sta la forza di un'opera. Le mie sono opere piene di colori ma anche di mistero. Sto scrivendo una pagina importante della mia ricerca pittorica".

     

    Perché, ci racconta, "sono sempre andato a cercarmi nelle tecniche che tiravano fuori la mia anima. Perché è con l'anima che si dipinge, non coi pennelli né con la testa".

     

    Anche negli ultimi lavori il tratto del Manzi è quello, inconfondibile. Circondato dalla luce. Tutto intorno sole, cipressi, olivi: "E' il Chianti che mi entra nell'anima – conclude – Un'eruzione di vita. Del resto lo dico da sempre: i pittori usano il colore, gli artisti usano… la luce. Per me il Chianti è luce, emozione che diventa colore".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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