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sabato 12 Ottobre 2024
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    Arte e Natura lungo la Pesa: facciamo il percorso insieme ad Annalisa Cestelli

    L'artista del Bargino ha realizzato tre opere installate in maniera permanente lungo il percorso ciclo-pedonale

    BARGINO (SAN CASCIANO) – E' stato inaugurato in un pomeriggio di settembre. E sarà visibile in maniera permanente: stiamo parlando del percorso artistico-naturalistico “Arte e Natura nella Val di Pesa”, che la giovane scultrice Annalisa Cestelli, residente al Bargino, laureata in arte e scultura all’Accademia di Firenze, ha installato lungo il sentiero ciclopedonale di 3 km che costeggia il fiume Pesa, dalla frazione del Bargino a quella del Calzaiolo.

     

    Tre opere: "Allegoria della Pesa" (terracotta), "LiberiAlberi" (corde di juta a pigmenti naturali e olio di lino), "Pan e Siringa" (terracotta).

     

    In realtà le opere erano quattro, compresi 19 cavolini in terracotta sistemati in uno spazio sull’erba, ma è tato deciso a malincuore della scultrice di toglierli poiché facilmente “trafugabili”. Abbiamo fatto il percorso insieme all’artista, osservando le opere e facendo una chiacchierata con lei.

     

    Com’è nata questa passione?

    "Dall’amore per il disegno, ma la scultura era una cosa in più rispetto al disegno…".

     

    La prima che troviamo è “Allegoria della Pesa".

    "Ho pensato di collocare su questo muretto che fa parte del vecchio ponte questa figura femminile, che incarna l’essenza del fiume. A fare da modella è stata una signora assidua frequentatrice del sentiero. E’ una figura di donna dalle curve sinuose, fertili come la vegetazione circostante. La sua postura raccolta appare come fonte di timidezza e pudore, ma la verticalità del volto mostrano determinazione e forza di pensiero che spingono a riflettere sul proprio destino e su quello delle creature a essa dipendenti. Preoccupata della propria linfa vitale sempre più corrotta, ha gli occhi fieri socchiusi e la mente troppo affollata di brutti presagi viene sorretta da esili e stanche braccia. La tensione è tutta raccolta nei piedi, ma nella posa delle mani s’intuisce un pensiero di speranza. Osserverà se stessa dall’alto, come le persone sagge si osservano da fuori per vedersi meglio dentro".

     

    Le opere sono state create al Bargino?

    "Sì, sono nate in una stanza che d’inverno è freddissima, in cui si sfida il freddo indossando tre golf. Ho usato terra di galestro di Montelupo e, successivamente, ho portate le opere a cuocere alla Fornace Del Re della Sambuca. Dove tra l’altro il restauratore, Francesco, mi ha dato un grande aiuto. Una statua aveva avuto… un piccolo incidente".

     

    Proseguiamo e incontriamo un albero con i tronchi legati da una corda: "LiberAlberi"…

    "Le corde sono fatte di juta, 100% naturale, 100% biodegradabile e riciclabile. Si tratta di fibra naturale con riflessi lucenti e dorati, chiamata anche fibra d’oro. I nodi sono qualcosa di artificialissimo, non si fanno da soli né ancora meno si sciolgono. Legando tra di loro i tronchi dell’albero si ha la percezione di una forzatura e del dolore che le corde provocano alla pianta. Qualcosa di “innaturale” si palesa agli occhi che su di essa si soffermano; non solo per il colore rosso associato alla sofferenza, al sangue, ma anche all’amore e alla passione, anche per la forma stessa dei tronchi che sembrano voler liberarsi della stretta delle corde. Vi è però la speranza che questo circolo vizioso possa concludersi quando le fibre ormai deboli lasceranno che l’albero si liberi".

     

    L’ultima scultura la troviamo arrivando nei pressi del Calzaiolo, si tratta di una terracotta collocata davanti a un canneto, "Pan e Siringa"…

    "Questa è la mia opera preferita, tra l’altro per modello ho preso mio nipote. Nell’iconografia nazionale Pan è mezzo uomo e nella parte inferiore ha gli arti caprini. Dio terrestre amante delle selve, dei prati, delle montagne, perennemente allegro, venerato, temuto. Uno dei miti a lui associato e al quale è stato fatto qui riferimento, riguarda la Ninfa Siringa e le origini dello strumento musicale a lui legato. Siringa bellissima ninfa dell’acqua è votata alla castità. Figlia del Dio dei fiumi Ladone, un giorno di ritorno dalla caccia incontra Pan. Nella speranza di fuggire alle brame di Pan, prega le sorelle di salvarla. Nella corsa ormai raggiunta da Dio, al limite di uno stagno le sorelle la trasformano in canna di bambù. Il vento soffiando tra le canne, porta agli orecchi di Pan il suono di una melodia lamentosa, originata da Siringa. Il Dio ancora infatuato di lei, non sapendo quale tra quelle canne fosse la sua amata, ne prende sette di lunghezza decrescente e con esse costruisce il noto strumento musicale. Con esso porterà sempre con sé Siringa ed ella vivrà grazie al fiato di lui. Pan è qui raffigurato come un fanciullo, non ha né gambe né corna caprine, l’unico attributo che lo identifica come Pan è proprio la Siringa (il flauto che ha appeso al collo), lo strumento musicale che dà senso alla sua esistenza. Alla scultura ho applicato un impasto che incentivasse l’attecchimento e la crescita del muschio. Con il contributo della natura il muschio coprirà completamente Pan e insieme formeranno tutt’uno".

     

    Tra le tante note belle di questo splendido viaggio, Annalisa ci confessa anche un brutto episodio: il giorno dopo l’inaugurazione c’è stato chi ha tentato di portare via "Pan e Siringa".

     

    Fu un signore, che trovò l’opera per terra, ad avvisarla di quanto avvenuto. Probabilmente c’era stato il tentativo di portarlo via, ma rotto non aveva più il suo valore, così fu abbandonato per strada.

     

    Annalisa ha curato quelle “ferite” con lo stesso amore con cui l’aveva creato. Un’ultima cosa; se qualcuno si trova a passare di notte sul sentiero, nei pressi del canneto, e sente una dolce melodia. Niente paura: è Pan che suona… a Siringa.

     

    SULLO STESSO ARGOMENTO PUOI VEDERE IL VIDEO…

    # Arte e Natura lungo la Pesa: grazie a Annalisa Cestelli

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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