SAN CASCIANO – In questo momento di emergenza sanitaria (mondiale) da Covid-19 arriva da Londra la testimonianza di Pietro Bonciani, sancascianese classe 1989, che ormai da cinque anni lavora nella metropoli londinese.
Dopo aver salutato il suo paese, Pietro era partito per il Regno Unito con tanti progetti in mente e l’ambizione di crearsi una nuova vita nella City, dove fin da subito è riuscito a trovare lavoro nel settore dell’abbigliamento.
“Lavoro come visual merchandiser per un high-end fashion brand – dice Pietro – ma dal 23 marzo, in seguito all’aggravarsi dell’epidemia, sono a casa, perchĂ© l’azienda ci ha comunicato la sospensione dell’attivitĂ lavorativa per tre mesi. Fortunatamente continueremo a ricevere il nostro stipendio base; e questo non è poco, dato che alcune aziende hanno smesso di stipendiare i propri lavoratori”.
Lontano da amici e parenti, anche Pietro vive ogni giorno la quarantena nell’appartamento londinese insieme ad altri due coinquilini, rispettando tutte le regole di sicurezza del caso, che nel Regno Unito prevedono solo due uscite di casa al giorno per rifornimento di beni di prima necessitĂ e per svolgere attivitĂ fisica.
“In questi giorni – continua Pietro – sono uscito solo per fare la spesa e per un giro in bicicletta di un’oretta, così ho la possibilitĂ di svagarmi, perchĂ© restare in casa la maggior parte della giornata è una bella sfida per me. Inoltre, sempre indossando guanti e mascherina quando siamo fuori e rispettando due metri di sicurezza, abbiamo la possibilitĂ di incontrarci con un’altra persona”.
Londra, la città frenetica e viva h24, si è fermata da giorni, gravata da un pesante e improvviso silenzio che è sceso sulle sue strade deserte.
Anche il London Eye, uno dei simboli della cittĂ , ha smesso di ruotare. Restano chiuse tutte le attivitĂ commerciali, a eccezione di farmacie, supermercati e negozi di alimentari.
Mentre la metro è aperta, pur con tratte ridotte e meno frequenti, per permettere al personale medico sanitario e agli impiegati dei supermercati di raggiungere il luogo di lavoro.
“Fa impressione – dice Pietro – vedere Londra fermarsi completamente da un momento all’altro, soprattutto pensando che qui nel Regno Unito siamo solo all’inizio, dato che abbiamo adottato le misure di sicurezza con un ritardo di circa due settimane rispetto all’Italia. E volendo non potrei rientrare in Italia dai miei familiari, ora che le frontiere sono state chiuse”.
Pietro ha ottenuto la residenza in Inghilterra sei mesi fa, e giĂ prima che l’epidemia cominciasse progettava di restare a Londra per continuare a costruire il suo futuro nella cittĂ .
“Il momento è difficile per tutti – prosegue – però lo sto vivendo con serenitĂ e tranquillitĂ . La mia vita e il mio lavoro sono a Londra, mi sento parte di questa comunitĂ , della cittĂ e al momento non riesco a vedere un futuro altrove”.
“Eventualmente – conclude – se tra tre mesi l’azienda non mi assicurasse un’entrata, ci sarebbero dei problemi, perchĂ© in cittĂ la vita è molto costosa. In nostro aiuto stanno proponendo delle agevolazioni per chi risiede all’estero o è affittuario, ma ancora niente di ufficiale”.
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