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venerdì 29 Marzo 2024
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    Storia finita: i resti di Pietro Pacciani riposano per sempre nell’ossario comune

    Nessuna richiesta dei parenti,. Non sono stati dati a chi ne aveva fatto richiesta non avendone i titoli

    SAN CASCIANO – A pochi giorni dall’1 novembre, quando si  commemora Ognissanti, e quella del 2 novembre dei Defunti, finalmente anche i resti mortali di Pietro Pacciani hanno trovato la loro ultima dimora terrena.

    L’ossario comune del cimitero di San Casciano.

    Dalla riesumazione della salma, avvenuta il 17 luglio 2013, i resti di Pacciani erano rimasti nei termini di legge a disposizione dei parenti qualora ne avessero fatto richiesta, cosa che nell’arco di tutti questi mesi non è mai avvenuta.

    C’è chi invece si è fatto avanti facendo richiesta al Comune di San Casciano, pur non avendo nessun titolo per ottenere quei resti mortali: richiesta che è stata negata e ha creato anche un certo imbarazzo e preoccupazione.

    Tanto che è stato tenuto ben nascosto il luogo del deposito della piccola cassettina di zinco, con interessamento da parte anche della Procura di Firenze.

    Le vicende che hanno coinvolto Pietro Pacciani nei delitti del “mostro di Firenze” sono note e rimarranno sicuramente indelebili nel tempo.

    Ancora oggi c’è chi afferma che sia stato ucciso nella sua casa di Mercatale, dove il corpo fu trovato nella cucina da un vicino di casa nel primo pomeriggio del 22 febbraio 1998.

    Dopodiché la sepoltura nel piccolo cimitero di Mercatale, dove è rimasto con una semplice croce di legno e fiori finti, fino alla sua riesumazione.

    LA STORIA DI PIETRO PACCIANI

    Una vita turbolenta quella di Pietro Pacciani, nato ad Ampinana di Vicchio del Mugello il 7 gennaio 1925: la sua famiglia abitava in un posto chiamato “i’ Barzo”, dove erano contadini.

    Il giovane Pietro fin da piccolo si manifesta irascibile. Tanto che un giorno, dopo un diverbio, con il padre, gli scaglia un’ascia contro per fortuna senza riuscire a colpirlo. Non era la prima volta che si ribellava contro i genitori, tanto che il padre decise di denunciarlo.

    Si arriverà a un processo, ma la pena gli viene condonata poiché minore. Nel tempo il carattere non cambia, così Pacciani si macchia di un orrendo omicidio: quello di Severino Bonini, un cenciaiolo che ucciderà l’11 aprile 1951 dopo averlo scoperto in atteggiamenti intimi con quella che era la sua fidanzata. Sconterà la pena in carcere.

    Carcere del quale si apriranno le porte diversi anni dopo per l’accusa di violenza sulle figlie. E, infine, per essere accusato di essere responsabile dei delitti del “mostro di Firenze” .

    L’1 novembre 1994 sarĂ  condannato all’ergastolo. Il 13 febbraio 1996 viene assolto in appello, mentre il 12 dicembre 1996 la Cassazione annulla l’assoluzione con rinvio.

    Pietro Pacciani è morto in attesa di un nuovo processo d’appello: quindi, comunque la si voglia pensare, è morto da innocente.

    L’EPISODIO INEDITO

    Per lui sono stati versati fiumi d’inchiostro, ma vogliamo finire citando un pezzo della vita di quest’uomo che in pochi conoscono. Senza, ovviamente, volerne fare un eroe: solo per cronaca.

    Scrive nel suo libro dal titolo “La leggenda del Vampa” (Loggia dei Lanzi) il professor Giuseppe Alessandri, laureato in Storia e Filosofia e insegnate di liceo: “L’ora il cui giovane vicchiese può finalmente dimostrare in altro modo il suo valore scocca con l’inverno 1944-45, quando a causa della guerra, la situazione si fa critica in tutto il Mugello… . Pacciani sente finalmente giunto il suo momento e decide di unirsi ai Partigiani sul Monte Giovi. In diverse occasioni Pietro da prova di grande forza e coraggio: durante un’ azione di guerra, salva la vita ad un compagno ferito caricandoselo sulle spalle e portandolo via sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche, e quando in analoghe circostanze mette in salvo una bimba”.

    “MOSTRO DI FIRENZE”: UNA VICENDA MAI CHIUSA

    La vicenda complessa dei delitti del “mostro di Firenze” comunque non si può considerare chiusa.

    Un documentario di Paolo Cochi sull’ultimo omicidio scoperto a Scopeti, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre 1985 nel comune di San Casciano, dove furono uccisi Jan-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot ha infatti offerto potenziali spunti investigativi.

    L’uccisione dei due turisti potrebbe infatti essere avvenuta almeno 24 ore prima rispetto a quanto rilevato all’epoca.

    Particolare che smonterebbe i racconti di Giancarlo Lotti. Che oltre ad accusare se stesso tirò in ballo Pietro Pacciani, Mario Vanni e Fernando Pucci.

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