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giovedì 25 Aprile 2024
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    Raffaella Corrado, maestra sancascianese, ci racconta il suo calvario

    SAN CASCIANO – "Sono un'insegnante precaria della scuola primaria. Da cinque anni vivo a San Casciano svolgendo uno dei lavori più belli in assoluto. In tutti questi anni ho avuto la possibilità di sperimentare la bellezza e la passione che hanno motivato la scelta all'insegnamento, grazie anche a colleghe stupende che mi hanno dato la possibilità di crescere e formarmi".

     

    Inizia così la storia di Raffaella Corrado, insegnante precaria. Una storia che però non ha (per adesso speriamo) un lieto fine.

     

    "Sono riuscita a vivere in un posto stupendo – continua Raffella raccontando tutto il buono della sua professione – anche se lontano dagli affetti familiari, coltivando la mia autonomia in vista di prospettive future. Questo è ciò che un lavoratore si aspetterebbe: l'impegno, i sacrifici, il riconoscimento, la dignità".

     

    Ma qualcosa, come dice Raffaella, "si è inceppato. Sembra che, ancora una volta, la farraginosa macchina burocratica ci abbia messo lo zampino con l'amara conseguenza di dover ridimensionare e riprogrammare tutta una vita".

     

    "A ottobre 2012 – ci spiega – vengo nominata su una supplenza (durata tutto l'anno) presso l'istituto comprensivo del Galluzzo, a Firenze. I problemi iniziano quando a dicembre il portale Noipa viene designato come unico sistema per il pagamento degli stipendi ai precari. Un metodo che risulterà totalmente fallimentare: infatti gli stipendi iniziano subito a slittare verso mesi ignoti. Le competenze di dicembre, gennaio e febbraio arriveranno solo a marzo. Mese in cui ci comunicano che i fondi per le supplenze sono terminati. A giugno arriva il mese di marzo e poi nulla più, l'oblio assoluto".

     

    Un vero incubo per chi, di contro, ha grandi responsabilità nei confronti di bambine e famiglie: "I contratti non riescono ad essere immessi perché il sistema si blocca – prosegue Raffaella – alcune volte vengono respinti, altri invece si dileguano come le responsabilità degli organi competenti. Insomma , uno scaricabarile continuo che mi vedrà sul fronte a battagliare contro la scuola, il ministero della pubblica istruzione, al fine di avere delle notizie sicure e certe sul mio stato (ormai quasi comatoso) dei miei contratti, che però ancora non risultavano visualizzabili sul portale di istanze on line. Praticamente non esistevano".

     

    "Intanto – dice Raffaella – si avvicina la data per la domanda Aspi all'Inps, fatta con la dovuta documentazione e buttata lì, nell'etere dello stato di lavorazione per ben due mesi senza risposta alcuna! A luglio presento un sollecito di pagamento alla scuola dopo aver sentito, per l'ennesima volta, le varie versioni contrastanti di tutto lo staff responsabile, il tutto rigorosamente a piedi, dato che l'assicurazione della mia auto era ormai scaduta".

     

    Una via Crucis: "A fine luglio presento una lettera di diffida e messa in mora che avrà come unico risultato quello dell'immissione dei contratti su istanze on line, seguita da una mail dove il personale si scusava per il disagio arrecatomi, informandomi che le competenze residue sarebbero state liquidate a settembre".

     

    Ma c'è… il trucco: "Un vero e proprio miracolo, peccato che questi contratti risultino validati e non trasmessi, dunque non in pagamento! Sono lì, in bella mostra ad ammuffire come le pareti delle case che sto vedendo e in cui dovrò trasferirmi, avendo chiesto la disdetta del contratto di affitto della mia attuale abitazione, diventata troppo costosa per una precaria senza stipendio da quattro mesi e senza disoccupazione. Anche L'inps reclamava documenti senza specificarne la natura anche se avevo già mandato tutti i contratti e i cedolini, ma cosa volevano?".

     

    Rabbia e frustrazione per Raffaella: "Arriviamo così ai giorni attuali costellati di stelle di San Lorenzo e di risate isteriche, di tachicardia e futuro sempre più incerto, un futuro che tratta del domani. Come andrò a lavorare? Dove dormirò?. Certo, le grandi domande della vita sono le più semplici, come ci insegnano i bambini, ma queste lasciano l'amaro in bocca e le lacrime agli occhi perché sono il sentore di un disagio sociale e culturale devastante. Fin troppo soffocato per non attecchire a quel poco di dignità rimasta".

     

    "Invece – conclude con grande forza Raffaella – credo sia necessario denunciare questo modo di farci vivere, volto al nichilismo, allo sfiancamento, alla stanchezza, tutti elementi tossici e pericolosi che, se in grado di prendere il sopravvento, lasciano nelle mani di incompetenti il futuro di chi ha voglia di provare, fare, riuscire, rovinandolo per sempre. Non è ammissibile trattare una categoria di lavoratori in questo modo; non è possibile non adempiere alle proprie responsabilità, che non si rispettino i diritti fondamentali dell'essere umano, il suo riconoscimento, la sua dignità. Questo non è l'esempio di un Paese civile. E per questo un giorno, spero presto, dovremmo farci tutti i conti se vogliamo un futuro per noi e i nostri bambini".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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