SANT’ANDREA IN PERCUSSINA (SAN CASCIANO) – Il territorio chiantigiano ha perso uno dei suoi punti di riferimento. Si è spento a 77 anni Silvano Formigli, un vero e proprio “padre” del vino chiantigiano. E non solo.
Mercatalino, già direttore commerciale dei Castelli del Grevepesa, poi al Castello di Ama, infine fondatore di Selezione Fattorie.
Un conoscitore. Un appassionato. Un grande commerciante. Un divulgatore del vino. Che ha vissuto e comunicato in modo originale, personale, ma riconosciuto da tanti, da tutti verrebbe di dire. Vino che, in decenni di attività professionale, ha valorizzato in modo fondamentale. Spesso da precursore.
Qualche anno fa aveva raccontato il “suo” Chianti nel libro Chianti Classico e figlio di Mezzadro, che firmò così: Silvano Formigli (Chiantigiano).
“… Il testo – si legge nell’introduzione del suo libro, una sorta di vero e proprio testamento spirituale – è fatto con tutta la mia passione e la conoscenza che ho cercato di sviluppare negli anni. La mia “battaglia” nella valorizzazione del lavoro della campagna, da figlio di Mezzadro a quello che successivamente, nel bene e nel male, ma sempre con profonda onestà e passione, ho cercato di fare per i Vignaioli, Olivicoltori e Aziende Agricole”.
“Dedicando il mio unico libro – proseguiva – nella mia vecchiaia, alla mia terra e tutto quello che rappresenta e ha rappresentato…. affinché non si ripetano gli errori che sono stati fatti e si colga invece l’impegno a rinascere nella terra, coltivandola e rispettandola, come tale deve essere il comportamento degli Uomini, siano essi Proprietari terrieri o semplici Contadini”.
“Ma anche – erano ancora lE sue parole nell’introduzione di Chianti Classico e figlio di Mezzadro – sapere commercializzare i prodotti in un modo rispettoso che vedo sempre più compromesso e confusionario, mancando molte volte di etica che invece esige il duro lavori dei campi, e anche del mercato”.
Lui quel libro (che fa bella mostra di sé, con una sua dedica, anche nella redazione del Gazzettino del Chianti) ce lo descrisse così (eravamo nel dicembre 2020, pieno periodo-Covid) in una chiacchierata con il giornale.
“E’ la mia autobiografia – disse Silvano – Nato nel 1948, figlio di mezzadro a Mercatale. L’esodo dalle campagne, il Chianti abbandonato, la rinascita alla quale ho cercato di contribuire con il mio lavoro prima come direttore commerciale della Castelli del Grevepesa (anni ’70), poi alla Fattoria di Ama (Castello di Ama) di Gaiole in Chianti (anni ’80)”.
“E successivamente – aveva spiegato ancora – con una iniziativa tesa a valorizzare il vino e olio dei veri produttori agricoli di qualità (Selezione Fattorie). Proprio a memoria dei profondi cambiamenti che la vita sociale, economica ed agricola ha avuto nella zona”.
Ma altri capitoli che raccontavano bene chi fosse (e quale fosse il suo legame profondo con il nostro territorio) erano quelli che aveva dedicato al Vinsanto e all’olio (Formigli è stato uno dei primi a credere nell’olio extravergine d’oliva di qualità e nella sua valorizzazione).
A San Casciano recentemente aveva collaborato anche con il circolo Arci, la casa del popolo di via dei Fossi: dove aveva portato il suo sapere in cene e pranzi in cui, ai piatti che uscivano dalla cucina del ristorante del circolo, abbinava con la consueta maestria i vini.

Per capire (in minima parte) la passione di Silvano Formigli per il vino, potete leggere (lo linkiamo qui sotto) il contributo che inviò al Gazzettino del Chianti per spiegare la temperatura di servizio dei vini rossi, Chianti Classico in primis. Un mini “trattato”. Un piacere leggerlo.
I funerali di Silvano Formigli verranno celebrati domani, martedì 20 maggio, nella chiesa di Sant’Andrea in Percussina.
A quale temperatura conservare e servire i nostri vini rossi? Una riflessione di Silvano Formigli
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