SAN CASCIANO – Assolto perché il fatto non sussiste. Formula pienissima che cancella, in un pomeriggio di novembre, 12 anni di sofferenze, incubi e dolori neanche immaginabili.
Quella che vi raccontiamo è la storia di Leonardo Nocentini, 52 anni a dicembre, finito dal 2006 dentro un incubo che, finalmente, giovedì 8 novembre ha visto aprirsi il cielo, scacciare le nubi e uscire il sole.
Lo incontriamo nella sua azienda di materiali per l'agricoltura, nel comune di San Casciano. Parla con calma Leonardo: è un triatleta, anche molto bravo, e ci dirà che anche lo sport lo ha aiutato a non impazzire dentro un gorgo nero iniziato 12 anni fa, con la separazione dalla moglie.
L'inizio dell'incubo
Separazione che porta con sé una denuncia infamante: quella di aver abusato dei due figli, all'epoca di cinque e due anni e mezzo.
"Una denuncia – ammette Leonardo – la cui assurdità era tale che, lo ammetto, all'inizio non avevo preso nemmeno tanto sul serio. Mi sembrava impossibile. Da lì, invece, si è messa in moto una macchina infernale".
In uno dei primi pronunciamenti, viene stabilito che Leonardo può vedere i figli solo se accompagnato dal nonno (suo padre): "E dopo il primo incontro – ci dice – ecco arrivare anche la denuncia per lui, accusato di aver molestato il bambino più piccolo".
Un qualcosa di indescrivibile: "Psicologi, assistenti sociali, incidenti probatori, udienze. Fino al luglio 2011, quando mio padre viene assolto e io condannato a otto anni".
La ricostruzione con il legale
Un dramma profondo. Nel quale torniamo a capo, per ricostruirlo anche insieme al legale di Leonardo, l'avvocato Leo Mercurio, che ne ha assunta la difesa dopo la condanna in primo grado.
Una condanna, ci spiega, che arriva alla fine di un percorso "che nel 2008 aveva visto l'ufficio della Procura della Repubblica di Firenze chiedere l'archiviazione, non condivisa dal Gip che impone di procedere coattamente. Anche all'udienza preliminare viene chiesto il non luogo a procedere, ma il Gup è invece di visione diversa e rinvia a giudizio".
Il processo, come detto, porta all'assoluzione del padre di Leonardo, ma alla sua condanna per 8 anni: assolto per una serie di episodi, viene condannato per violenza sessuale e lesioni. Difficile solo immaginare il suo stato d'animo.
"Finalmente però – prosegue l'avvocato – giovedì 8 novembre è arrivata l'assoluzione, perché il fatto non sussiste, da parte della Corte d'Appello".
"Da anni né vedo né parlo con i miei figli"
Da anni, dalla condanna del 2011, Leonardo non vede né parla con i figli, che nel frattempo sono cresciuti. Non può.
"Il più grande – ci dice – sta per compiere 18 anni. Vivono con la madre, in Germania, ogni 5-6 mesi in questi anni ho ricevuto qualche foto e due righe in cui mi venivano date poche informazioni sulla loro vita".
Adesso, ma i tempi della giustizia, anche civile, dovranno fare i loro percorsi, qualcosa cambierà. Anche se Leonardo è consapevole che sarà una strada ancora lunga e difficile, in cui ci sarà da ricostruire tutto.
"Anche con la mia ex moglie – ci confessa – non ci siamo mai più parlati, da quando ha presentato quella denuncia infamante. Dopo 18 anni insieme, due figli, avrei voluto solo dirle: "Oh, ma cosa stai facendo, sono io, sono Leonardo!"".
"Anche lo sport mi ha salvato"
Un labirinto. Un qualcosa che ti devasta la vita. Che può portarti giù. Più giù. Fino in fondo. Per non parlare del lato economico, visto che parliamo di percorsi che costano decine e decine di migliaia di euro. Certo, di fronte ad accuse del genere i soldi passano in secondo piano. Ma senza soldi non ti difendi.
Ma Leonardo tiene botta: riesce a tenere su l'azienda ("L'unico modo per potermi permettere la difesa"). E trova nello sport una valvola di sfogo, un qualcosa che lo tiene legato al mondo. Che non lo faccia, letteralmente, impazzire.
"E' stata un'impresa arrivare a questa assoluzione – ammette – come se fosse stato uno dei thriatlon per i quali mi alleno con i ragazzi della mia squadra. Persone fantastiche, spalle alle quali ho potuto appoggiarmi quando rischiavo di cadere".
"Il mio orgoglio infatti – tiene a dire – è che sono arrivato in piedi a questa sentenza di piena assoluzione, in salute. Sono rimasto in me di fronte a un qualcosa di inumano, di incomprensibile. E lo sport mi ha aiutato tanto, posso dire che in parte è stato decisivo".
La corsa non è finita, ma adesso senza un macigno addosso
Suona il cellulare. Dall'altro capo del telefono c'è uno dei tanti amici che da ore lo chiamano per congratularsi. Per aiutarlo a capire che "giustizia è stata fatta" come gli viene ripetuto.
Leonardo sospira. Ci guarda negli occhi. Che dicono tanto. Tutto. Dodici anni. Una vita.
Adesso si apre una nuova pagina: la corsa, Leonardo, non è finita. Ma sei forte, ce la farai: al traguardo ci sono i tuoi figli. E adesso corri senza un macigno addosso. Puoi volare. Come sai fare te.
di Matteo Pucci
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