SAN CASCIANO – Abbiamo incontrato Suor Maria Fernanda, Badessa del Convento delle Clarisse, per comprendere attraverso la sua storia la missione delle suore di clausura sancascianesi.
# San Casciano perde un punto di riferimento: si è spenta Suor Maria Fernanda Dima
Con grande sorpresa abbiamo compreso che, seppur nel rispetto delle loro regole monastiche, queste dieci sorelle sono in realtà in contatto con il mondo esterno più di quanto avessimo mai immaginato.
“Il mio nome di battesimo – inizia a raccontare Suor Maria Fernanda – è Fernanda Dima. Sono nata a Cosenza, in Calabria, dove ho vissuto fino a 27 anni. Ho sempre viaggiato e studiato e mi sono laureata in Lettere Classiche a Roma”.
“Devo dire – continua Suor Maria Fernanda – che nella mia prima giovinezza non frequentavo molto la chiesa. Poi verso i diciotto anni cominciai a sentire che ciò che mi aveva dato gioia fino a quel momento non mi appagava più. E allora cominciai a pensare. E a cercare. Il 22 maggio del 1970, una data che ricordo sempre, mi recai alla Messa e lì provai una grande gioia. Scattò in me qualcosa che divenne l’inizio di un lungo percorso”.
Con un grande desiderio di avvicinarsi a Dio, ma al tempo stesso desiderosa di terminare gli studi, Suor Maria Fernanda si laureò a Roma nel 1976, riuscendo nel contempo, grazie a un Frate Francescano, a fare un’esperienza monastica presso le sorelle Clarisse del convento di Volterra.
Purtroppo, terminati gli studi, la malattia della mamma e poi la sua morte la trattennero in Calabria per lungo tempo. E il suo percorso spirituale si interruppe per stare vicino ai suoi cari. Sarà poi di nuovo un Frate Francescano ad aiutarla a seguire il desiderio del suo cuore di entrare in monastero.
“Sono entrata in convento a Volterra nel 1978 – ricorda Suor Maria Fernanda – e ho emesso i voti solenni nel 1984. Proprio nel 1978 la nostra comunità si trasferì a San Casciano, perché il convento di Volterra era ormai ridotto in condizioni quasi fatiscenti. Questo convento ci fu donato dai Frati Francescani e io arrivai proprio all’inizio del mio percorso, in un luogo dove le Suore Clarisse erano state solo qualche decennio tra il 1400 e il 1500″.
“Ringrazio i frati – continua Suor Maria Fernanda – che allora ci prepararono il terreno, tanto che noi ventidue sorelle fummo accolte benevolmente da subito da tutti gli abitanti. Il mio lavoro fu proprio quello, con il consenso della madre Badessa di allora, di creare un contatto con la comunità sancascianese, attraverso l’ascolto e la catechesi alla preghiera, per conoscere la preghiera dei Vespri. Venivano tante persone a pregare con noi”.
Nomi, volti: “Mi ricordo dei fratelli Moschini, Gino e Rodolfo, le sorelle Ballini, Vasco e Adriana Giuntini. E tante terziarie tra cui Irma Gelichi, la cui figlia ci è vicina adesso. Attualmente, attraverso Suor Maria Livia, che ha una bella preparazione culturale e spirituale, c’è un bello scambio con la parrocchia di San Cassiano attraverso don Massimiliano, sia nella gestione dei momenti dedicati ai giovani, come l’oratorio”.
Insomma, una clausura… aperta: “Perché Suor Maria Livia sa stare con i ragazzi, sia nel percorso di approfondimento della Parola di Dio, che si svolge tra ottobre-novembre e gennaio-febbraio, per un totale di 10 incontri. Un percorso biblico attraverso la scelta di alcuni brani del Vangelo, per far capire quanto il Vangelo sia dentro la vita di tutti i giorni”.
Quando nel 1995 Suor Maria Fernanda divenne Badessa del convento compì quello che lei chiama “un atto di coraggio”: con il benestare dei suoi superiori, oltrepassò il settecentesco frontale in muratura dell’altare dietro il quale lei e le sorelle stavano durante la Santa Messa, per collocare la sede della loro preghiera in una parte della navata della chiesa, suddivisa in due parti da una bellissima cancellata in legno del 1600.
In questo modo potevano vedere ed ascoltare la Messa ed essere più vicine ai fedeli.
“In questa iniziale decisione – spiega Suor Maria Fernanda – sta racchiuso il messaggio che questa comunità monastica rivolge al mondo esterno. Non di chiusura, ma di contemplazione fraterna: essere disponibili con l’ascolto e la preghiera per tutti coloro che vorranno ritrovare in questo luogo un momento di riflessione. In questo mondo che va veloce e ci chiude spesso nel nostro egoismo, riscoprire l’amore per se stessi e per gli altri, una comunione tra fratelli e sorelle, può sicuramente aiutare anche ad interpretare il momento storico attuale”.
Come ci racconta Suor Maria Fernanda, salutandoci, “la grande rivoluzione spirituale di San Francesco fu proprio quella di vivere la fede, la lode a Dio, non da monaco eremita ma insieme ai suoi fratelli. Perché è nelle relazioni umane che noi tutti compiamo un percorso di maturazione e di consapevolezza”.
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