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mercoledì 16 Luglio 2025
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    Tavarnelle ha perso un pezzo del suo cuore: Flora Bacci era un’istituzione per il paese

    Ho incontrato Flora Bacci anni fa, quando ho curato una serie di Dvd sui personaggi dei nostri paesi. Quando facemmo il piano dell'opera per Tavarnelle e ci domandammo chi avremmo potuto inserire di rappresentativo dell'intera comunità, un nome su tutti spiccò. Quello di Flora.

     

    La incontrai, la intervistammo, fu la spina dorsale di quel piccolo spaccato di Tavarnelle che oggi raccoglie anche tante altre voci di chi non c'è più. Don Benito Caldini ("Ha 90 anni ma è una delle persone più giovani di Tavarnelle" diceva di lei), Marcello Morandi,… . E, per me, lo ammetto, fu "amore" a prima vista.

     

    Un "amore" corroborato quando facemmo la presentazione pubblica, al Cinema Olimpia. Mi prese sottobraccio, si fece accompagnare al suo posto. Fu la protagonista annunciata. Assoluta.

     

    Aveva un modo di fare abbagliante, una voce che schizzava fra alti e bassi, un'espressività del volto magnetica. Parlava anche con le mani. Era del 1920: quando la incontrammo aveva 90 anni, e ce lo "urlò", letteralmente, in faccia.

     

    Flora Bacci era Tavarnelle. Flora Bacci è Tavarnelle: popolare, sanguigna, lavoratrice. Appuntita e materna. Forte. Una donna vera, totale. Una matriarca.

     

    Era rimasta vedova presto, prestissimo. Aveva perso il suo Angiolino ma non si era certo data per vinta. Tutt'altro.

     

    Se n'è andata circondata dall'affetto vero, profondo: dei familiari (due figli, cinque nipoti, nove bisnipoti…) e dei tavarnellini. Aveva 96 anni, ma per molti la Flora era donna senza età.

     

    Molti avranno un ricordo personale. Una frase, un momento della Flora. Noi raccontiamo il nostro, che non ha la pretesa di essere ovviamente l'unico.

     

    Ma esprimerlo è inevitabile di fronte a un addio dolce quanto amaro allo stesso tempo.  Un addio che ci ricorda un tempo di ingenuità, di passato che guardava al futuro con entusiasmo.

     

    Con la sua merceria, diventata poi negozio di abbigliamento, aveva portato la moda a Tavarnelle: "Perchè io – diceva – modestamente son moderna…".

     

    Eravamo tornati con lei sull'angolo di via Roma con Sant'Anna. Era passata davanti al suo vecchio negozio: "A quei tempi c'erano le cappottine verdi, la bottega deve far figura fuori dicevo, dentro ci penso io. Ero di serie A…".

     

    Raccontava la storia del Punto Tavarnelle, nato (diceva) anche per togliere le ragazze dal duro lavoro della paglia e dalla sua umidità.

     

    Di lei mi rimane (anche) un grande insegnamento sull'amore e sul sesso, perchè non si tirava indietro neanche davanti a domande "scabrose": "Ora lo fanno con troppa facilità. Ora non è più amore… è sfogo e basta".

     

    Hanno scritto di lei: "Ciao zia Flora che hai portato Fiorucci a Tavarnelle negli anni Settanta che nemmeno i fiorentini ce l'avevano ma noi sì perchè i fricchettoni milanesi creativi compravano casa da noi. Ciao donna di risate, vitalità e ottima cucina. Ciao maga della pappa rosa che il tuo segreto sull'ingrediente speciale te lo sei tenuto per te. Ciao zia di mio padre che sei sopravvissuta a tutti. Di te restano i ricordi di bambina, della maglietta con gli angeli o di Topolino e una bellissima famiglia".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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