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giovedì 28 Marzo 2024
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    INTERVISTA / La pandemia da Covid-19 vista dal direttore di Malattie Infettive dell’OSMA

    Parla il dottor Pierluigi Blanc: "E’ lo stesso virus che avevamo conosciuto durante il lockdown. Capace di diffondersi con facilità e di dare quadri clinici, in una minoranza dei casi, estremamente severi"

    PONTE A NICCHERI (BAGNO A RIPOLI) – Il dottor Pierluigi Blanc è il direttore di Malattie Infettgive presso l’ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri.

    E’ quindi una delle voci sicuramente più interessanti per farci raccontare com’è questa fase della pandemia da Covid-19 vissuta da “dentro”.

    Dottore, quale ad oggi la situazione-Covid all’ospedale Santa Maria Annunziata?

    “Al momento la gestione dei posti letto Covid di ricovero ordinario è gestita dalla SOC Malattie Infettive, con la collaborazione dei colleghi delle altre specialità, con posti letto distribuiti all’interno del Reparto di Malattie Infettive e nelle altre Medicine. Sono disponibili anche 12 posti letto di Terapia Intensiva Covid (sabato 7 novembre, 9 erano occupati, n.d.r.)”.

    Come si è evoluta fra l’estate e questo inizio di autunno? Era prevedibile quello che sta accadendo?

    “E’ evidente che siamo di fronte ad un progressivo aumento dei casi d’infezione che determina anche un progressivo aumento dei ricoveri. Era prevedibile anche se sta avvenendo in modo molto più contenuto rispetto a quanto sta accadendo in altri Paesi europei (vedi Spagna, Francia, Gran Bretagna)”.

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    L’aumento del numero dei contagi a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni secondo lei a cosa è attribuibile? Scuole? Ripresa attività lavorative? Tempo libero?

    “Sicuramente la ripresa dell’attività lavorativa e di quella scolastica hanno influito, ma d’altra parte non c’era altra scelta pena la sospensione di tutte le attività cosa che non ci possiamo permettere. Deve essere considerato anche il fatto che stiamo facendo un numero di tamponi molto maggiore rispetto a quello del periodo precedente l’estate”.

    Come è il Covid-19 oggi? Visto dalla prima linea…

    “E’ lo stesso virus che avevamo conosciuto durante il lockdown. Capace di diffondersi con facilità e di dare quadri clinici, in una minoranza dei casi, estremamente severi”.

    Dal punto di vista delle cure e dell’approccio ai malati come definirebbe la situazione odierna rispetto a quella di marzo-aprile?

    “L’approccio che stiamo adottando può essere riassunto nella regola delle 4 T: testare, tracciare, trattare, tempestivamente. L’individuazione dei casi tempestiva consente di isolare gli infetti, tracciare tutti i contatti, trattare quelli che necessitano di cure. Fortunatamente la grande maggioranza degli infetti risulta asintomatica o paucisintomatica. Per quelli che dobbiamo trattare abbiamo fatto tesoro dell’esperienza maturata in primavera e la disponibilità di qualche certezza in più sul tipo di trattamento da impiegare”.

    E dal punto di vista medico come valuta la “stretta” che è stata attuata nel nostro Paese? Basterà?

    “Credo che sia dolorosa ma doverosa. Se vogliamo, e lo vogliamo tutti, evitare restrizioni più dolorose dobbiamo cercare di utilizzare tutte quelle misure di contenimento dell’espansione dell’infezione che sono state indicate. Ciascuno deve essere responsabilizzato a fare la propria parte”.

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    Vaccini e cure, pensando in particolare agli anticorpi monoclonali: quali i tempi realistici per averli a disposizione secondo il suo parere? Crede più nei primi o nei secondi come capacità di dare una svolta alla pandemia?

    “Credo che sia i vaccini che gli anticorpi monoclonali potranno aiutarci a dare una svolta alla pandemia ben sapendo che con il Sars-Cov-2 dovremo rassegnarci a convivere ancora a lungo. Per quanto riguarda i tempi sarei soddisfatto se vi fosse una disponibilità a partire dalla primavera prossima”.

    Siete pronti, infine, all’OSMA per affrontare il periodo che sta per venirci incontro?

    “Oltre che attraverso il continuo ed intenso coordinamento tra gli ospedali e i professionisti a livello aziendale, riusciremo a fronteggiare questa seconda ondata della pandemia da Covid-19 lavorando il più possibile in rete anche con l’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi e con tutti gli altri operatori a livello di area vasta”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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