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venerdì 25 Aprile 2025
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    La televisione di Stato svizzera celebra il 25 aprile con un approfondimento sulla strage di Pratale

    Un approfondimento del giornalista Claudio Bustaffa accende anche in terra elvetica i riflettori della vicenda con una doppia intervista a Mirella Lotti e al sindaco David Baroncelli

    BARBERINO TAVARNELLE – Da almeno 80 anni Pratale è la natura a presidiare la storia.

    Quella quercia, alta una trentina di metri, che vide agonizzare dodici contadini, giovani e adulti, fucilati alla testa dalla furia nazista all’imbrunire del 23 luglio 1944, è sempre lì, ben salda nella terra, in una radura nei pressi di Sambuca, con le radici forti e lunghe, a testimoniare l’orrore subito dai civili rifugiati nella campagna chiantigiana, vittime inermi durante il passaggio del fronte.

    All’ombra di questa secolare pianta, immersa nella macchia che confina con i vigneti, Mirella Lotti, 90 anni, da sempre sostenuta dal marito Francesco Vermigli, anch’egli testimone diretto del secondo conflitto mondiale che seminò violenza e morte nella vicina collina di Fabbrica, continua a raccontare i tragici fatti della strage di Pratale che visse da bambina e con essa la disperazione della perdita dei propri cari.

    Con determinazione, straordinaria luciditĂ , attenzione ai dettagli, la testimone, una delle ultime preziose voci del secondo conflitto mondiale, rievoca l’esperienza di una vita spezzata, il dolore mai cancellato dal tempo, che si risveglia ora piĂą che mai, toccato nel vivo dall’ottantesimo anniversario della festa della Liberazione che si celebra venerdì 25 aprile.

    Mirella non smette di riaprire le dolorose finestre della memoria. E anche di fronte alle telecamere della stampa internazionale ripercorre i momenti salienti di una vicenda che segnò profondamente il territorio e la coscienza civica di Barberino Tavarnelle.

    Non dimenticare i martiri della strage di Pratale è per lei una missione e un impegno quotidiano.

    “Il ricordo di mio padre Giuliano e mio nonno Carlo – commenta Mirella – trucidati a sangue freddo, insieme ad altri dieci contadini, giovani e adulti dai 20 ai 60 anni, deve continuare a vivere nella dignitĂ  e nella veritĂ  della mia testimonianza”.

    “Io seguiterò a parlare di tutti loro finchĂ© avrò vita – promette – con il loro massacro i nazisti causarono una ferita immensa che per molte famiglie del nostro territorio non si è mai rimarginata, perdonare si può, dimenticare è impossibile. La vita ti insegna semmai a convivere con il dolore e apprezzare tutto ciò che si ha dando valore alla semplicitĂ  delle piccole cose”.

    E’ stata la televisione di Stato della Svizzera, la RSI, a puntare l’obiettivo in questi giorni sugli efferati accadimenti della strage di Pratale, con una doppia intervista al sindaco David Baroncelli e proprio a Mirella Lotti, nel luogo della strage.

    Vicino al monumento dedicato alla memoria delle vittime e all’albero secolare alle cui radici l’erba, un tempo ricoperta di sangue, da 80 anni cresce piĂą forte e vigorosa ad ogni primavera.

    Il servizio del giornalista Claudio Bustaffa, che andrĂ  in onda venerdì 25 aprile sulla Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, ha focalizzato l’attenzione sulla drammatica esperienza di Mirella, ripercorsa attraverso gli occhi di una bambina di soli dieci anni, costretta a conservare nel tempo le immagini di un’infanzia ingiustamente rubata, sostenuta esclusivamente dalla forza della sopravvivenza contadina.

    Un sodalizio tutto al femminile alimentato, giorno dopo giorno, dal coraggio della mamma e delle altre donne di Pratale, rimaste vedove o orfane.

    La testimonianza di Mirella scandisce ogni momento vissuto nel terrore di quel lungo 23 luglio 1944, a poche ore di distanza dalla Liberazione di Tavarnelle avvenuta ad opera delle truppe neozelandesi: dalla cattura delle famiglie Lotti, Raspollini, Cresti e Gori, sorprese mentre cenavano nel casolare di Pratale dove erano sfollate, con l’irruzione dei nazisti della Quarta Divisione Paracadutisti, alla separazione di donne e bambini da una parte e uomini dall’altra, all’allontanamento straziante del padre e del nonno, poi assassinati a colpi di mitraglia nel boschetto di Pratale fino al tragico ritrovamento dei corpi senza vita all’alba del giorno dopo.

    Per i fatti di Pratale, il percorso di valorizzazione culturale ed educativo della memoria legata alla strage, il progetto di divulgazione della conoscenza storica dei testimoni, condotto grazie ad alcuni autori e artisti del territorio, in primis l’attore e regista Massimo Salvianti, il Comune di Barberino Tavarnelle è stato insignito lo scorso aprile della medaglia d’oro al merito civile, conferito dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

    Il sindaco Baroncelli ha ripercorso il lavoro della rete istituzionale che a livello regionale ha intrapreso una battaglia di civiltĂ  e memoria sulle stragi nazifasciste al fine di dare voce e supportare i familiari delle vittime che chiedono di accedere al Fondo istituito dal governo (ristoro dei danni subiti dalle vittime del Terzo Reich).

    “Di fronte alla constatazione di un nuovo stop di questo complesso percorso – ha sottolineato il primo cittadino – anche laddove sono stati raggiunti accordi transattivi, non possiamo che continuare a lavorare con l’attivitĂ  di comunicazione e informazione e far sentire la nostra voce per onorare quella medaglia d’oro al merito civile che la nostra comunitĂ  ha ottenuto in ragione dei fatti di Pratale”.

    I dodici uomini uccisi per mano nazista il 23 luglio 1944 rispondono ai nomi di Livio Gori, Giuseppe Gori, Serafino Gori, Omero Gori, Marcello Gori, Bruno Gori, Giuliano Lotti, Carlo Lotti, Angiolo Cresti, Attilio Cresti, Oreste Cresti e Giuliano Raspollini. Dallo scorso anno inoltre è stato aggiunto al cippo dei martiri di Pratale il nome della tredicesima vittima, Rino Raspollini, morto di tifo il 3 agosto 1944.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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