GAIOLE IN CHIANTI – Anche le parole del presidente dell’Associazione Viticoltori di Gaiole Francesco Ricasoli non si scostano (purtroppo) da quelle che abbiamo già avuto modo di sentire dai presidenti delle altre associazioni di produttori del Chianti Classico sentiti finora.
L’impatto della pandemia da Coronavirus sun un settore che vive di export, canali di distribuzioni che hanno nella ristorazione un settore privilegiato, turismo, sono ineudibili.
“La situazione delle aziende gaiolesi è molto complessa – ci dice il presidente dei vignaioli di Gaiole, Francesco Ricasoli – Il nostro territorio è geograficamente un po’ ai margini della denominazione, e composto da realtà piuttosto piccole ma abilissime ad accogliere turismo di alta qualità”.
“La crisi attuale – rimarca – ha ovviamente comportato per queste aziende non solo un rallentamento nelle vendite, ma anche la mancanza di fruitori delle strutture di proprietà (come per esempio gli agriturismi) delle aziende stesse”.
E l’associazione in che direzione si sta muovendo? “Nella realtà attuale – ammette – delle cose non abbiamo molto altro da fare se non stringerci insieme e aiutarci per quanto possibile”.
“Quello che certamente cerchiamo di fare – rimarca – è essere il trait d’union con il Consorzio Vino Chianti Classico, che si sta adoperando per dare il massimo supporto a tutte le aziende del territorio”.
“Proprio nell’ultimo consiglio di amministrazione – anticipa è stato deciso di creare una sorta di fondo-Covid. Perché il problema principale è ovviamente il crollo dei prezzi che si prospetta all’orizzonte e stiamo quindi pensando ad un abbassamento delle rese (non obbligatorio) con conseguente compensazione economica”.
Come si prospetta il futuro? “Non è facile dare una previsione o una lettura – riprende Ricasoli – C’è già stato un netto calo delle marcature (cioè delle fascette) con le cantine che di conseguenza non si svuotano”.
“Ma come accennavo – torna a dire Ricasoli – è il turismo di qualità che fa la differenza nel nostro territorio e in particolar modo quello straniero. Abbiamo, certo, un turismo italiano e speriamo che questa graduale ripresa giovi anche al nostro settore, a cominciare dalla riapertura dei ristoranti, ma sarebbe assurdo negare che il turismo straniero da noi ha sempre fatto la parte del leone”.
“Le attività che sono in grado di ripartire sono poche – riflette – e dal punto di vista vinicolo hanno accusato leggermente meno solo quelle aziende che fanno parte della grande distribuzione”.
Non rimane altro che attendere che si possa ripartire dunque: “Navighiamo a vista – conclude il presidente dei viticoltori gaiolesi – La speranza è che si possa tornare ad avere in sicurezza il turismo a cui eravamo abituati ormai da molti anni. E che, assolutamente, non ci siano ricadute o passi indietro a livello sanitario”.
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