DUDDA (GREVE IN CHIANTI) – Giovanni Battista questa mattina era lassĂą, al borgo di Dudda.
Stava potando una siepe, immerso nella pace di questo pugno di case che è come una sorta di frazione della frazione.
Era lì quando, attorno alle 9, è esploso l’inferno. “Sono arrivato verso le 8.30 – ci racconta – e stavo potando una siepe. Alle 9 c’è stata l’esplosione: ho sentito un boato enorme, e subito ho visto salire una colonna di fumo e di polvere”.
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Attimi che rimarranno impressi per sempre nella sua mente.
“Ho iniziato a correre lungo la strada – continua – Sono arrivato insieme a un altro ragazzo e a una ragazza, che abitano lì vicino. E ci siamo trovati di fronte a quella devastazione”.
“La strada era ostruita dalle macerie – ci dice – avevano preso fuoco le travi, i travicelli. Abbiamo iniziato a urlare, a chiamare. Abbiamo sentito a distanza una voce di donna che diceva: “Ho caldo, ho caldo”. Poi piĂą niente”.
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Sapevate che c’era qualcuno in quella casa? “La coppia che l’aveva acquistata – ci risponde – era passata davanti a me poco prima. Non sapevamo che c’era anche un’altra persona, lo abbiamo appresa come tutti piĂą tardi”.
“Quando ti trovi in quelle situazioni – conclude Giovanni Battista, in una sorta di riflessione a voce alta – vorresti fare qualcosa, aiutare. Ma come fai, è impossibile. Poi sono arrivati i soccorsi: le ambulanze e i carabinieri. Poi i vigili del fuoco”.Â
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