spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
giovedì 25 Aprile 2024
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    La Macina di San Cresci: “Il parroco contro il polo culturale del Chianti. Ci stanno sfrattando”

    Demetria (Mimma) Verduci e Duccio Trassinelli: "C'era un patto morale con la Diocesi di Fiesole, di concessione a vivere qui tutta la vita. In piena pandemia è stato rotto"

    GREVE IN CHIANTI – “L’associazione culturale La Macina di San Cresci è sotto sfratto”: lo dicono i suoi ideatori e animatori, Demetria (Mimma) Verduci e Duccio Trassinelli.

    “Secondo quanto disposto dal parroco di Greve in Chianti – aggiungono – a fine ottobre dovranno lasciare quella che per trent’anni è stata la nostra casa-opera d’arte”.

    E loro, non più giovani, si dicono costretti a tirar fuori le unghie per lottare contro la fine dell’esperienza di “un centro culturale e una residenza internazionale per artisti che, dal 2009, anima la vita di Greve in Chianti dai colli della vicina Montefioralle”.

    Era il 1991 quando Mimma e Duccio, giovane coppia di architetto (lei), designer (lui), si innamorarono di questa magnifica ex canonica, e della sua Pieve del X secolo, lanciandosi nel folle e visionario sogno di restaurarla e restituirla a nuova vita culturale e al territorio.

    Riprendendo quella vocazione che la vide, in passato, abitata dalla grande e celebre artista canadese, Françoise Sullivan, che compirà 100 anni nel 2023, da Guy Debord e Alice Becker.

    Da “Teresa Mattei, mia madre, che veniva volentieri a trovarmi su quelle colline che erano i luoghi della sua lotta di Resistenza contro l’invasore germanico”.

    Queste le parole con cui lo scrittore Gianfranco Sanguinetti, si rivolge, in un’accorata lettera, al vescovo di Fiesole (la cui Diocesi è proprietaria dell’immobile) Mario Meini, per
    perorare la causa dell’associazione.

    “Era come un mammut ferito, quando ci siamo entrati – racconta Demetria – senza acqua, riscaldamento, impianto elettrico né vetri alle finestre, il tetto semi crollato e i solai pericolanti, un water che scaricava in una buca”.

    “Anno dopo anno – riprende – restaurammo la casa, la pieve (di cui diventammo anche custodi), le cantine, mettendo a disposizione il tempo e (notevoli) risorse economiche”.

    “Oggi – sottolineano – La Macina di San Cresci è membro di un network internazionale di residenze per artisti: ne ha ospitati oltre 400, provenienti da tutto il mondo, ed ha ideato e organizzato progetti per la valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze, in collaborazione con molte istituzioni pubbliche: Regione Toscana, Provincia di Firenze, Università di Firenze, Toscana Film Commission, Comune di Greve e Comuni del Chianti”

    “Alla base di questa vivace e feconda realtà – è la loro posizione – vigeva un patto, purtroppo di ordine essenzialmente morale: la Diocesi di Fiesole aveva salvato un proprio bene, affidandolo ad una coppia che lo ha restaurato e mantenuto a proprie spese e gli ha dato una destinazione culturale, in cambio della concessione di vivere tutta la loro vita lì”.

    “Un patto trentennale di reciproco interesse – rimarcano – che si è improvvisamente rotto, in piena pandemia, per decisione del parroco di Greve, che ha sempre scelto di non conoscere questa storia né di dialogare con i suoi protagonisti. Se nulla cambierà a fine ottobre ci troveremo alla porta l’ufficiale giudiziario”.

    “La vicenda – concludono – sta già trovando solidarietà presso gli artisti, docenti, istituzioni nazionali ed estere; è stata attivata una petizione su change.org (qui). Lettere stanno arrivando al vescovo di Fiesole affinché intervenga, perché non sia spenta una realtà culturale”.

    E perché Duccio e Mimma, in buona sostanza, possano continuare in ciò che hanno costruito e vivere in tranquillità i loro ultimi anni.

    Una veduta del complesso di San Cresci

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...