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giovedì 28 Marzo 2024
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    Case popolari, la proposta del consigliere di Obbiettivo Comune piace alla Lega Nord

    "Via l'autocertificazione, i cittadini stranieri devono presentare documenti del loro Stato, sì al modello Arezzo"

    IMPRUNETA – Piace molto alla Lega Nord l'iniziativa del consigliere di Obbiettivo Comune, Roberto Viti, che propone di cambiare la norma che prevede una autocertificazione ai candidati per gli alloggi di edilizia pubblica ( in cui il richiedente dichiara "di non essere titolare di diritti di proprietà, usufrutto, uso ed abitazione su alloggi o locali ad uso abitativo in qualsiasi località del territorio italiano e all'estero") e di richiedere invece, sul modello di quello che ha fatto Arezzo: "certificati o attestazioni rilasciati dalla competente autorità dello Stato estero, corredati da traduzione in lingua italiana autenticata dall' autorità consolare italiana che ne attesta la conformità all' originale".

     

    La proposta di Viti per la Lega è il riconoscimento di un lavoro apprezzato nell'amministrazione aretina, come spiega Matteo Ottanelli, referente Lega Nord Impruneta: "Ad Arezzo governa il centrodestra con il sindaco Ghinelli che in materia di case popolari grazie al prezioso lavoro dell'assessore alle pari opportunità e politiche della casa, Tiziana Nisini (Lega Nord) ha creato ed applicato un modello di assegnazione degli alloggi popolari che può e deve fare scuola anche dalle nostre parti. Quanto ideato e attuato dall'assessore Nisini sarà la nostra proposta in tema di case popolari".

     

    Si augura che la mozione Viti sia approvata in consiglio comunale, Lorenzo Somigli, coordinatore Lega Nord Chianti: "Una proposta da cui partire, ma noi vogliamo di più: non bisogna fermarsi alla sola richiesta di produrre una certificazione che dimostri che non si possiedono immobili in Italia o all'estero (adesso basta un'autocertificazione) per coloro che intendono accedere ai bandi di assegnazione. L'occasione si presta ad esporre quello che è il modello Arezzo grazie al quale sono cambiati radicalmente i criteri di assegnazione degli alloggi popolari: occorre innanzitutto una residenza o un'attività lavorativa stabile o principale da almeno 5 anni sul territorio regionale; inoltre a chi è residente nel territorio comunale da almeno 10 anni viene accordato un punteggio aggiuntivo di punti 2 e a chi è presente da più tempo nelle graduatorie (0,5 punti per anno di permanenza fino ad un massimo di 5 punti, quindi massimo 10 anni in graduatoria). Sempre rispettando la graduatoria una parte degli alloggi sarà destinata ad anziani e coppie giovani. Non possono accedere alle case popolari coloro che in passato hanno occupato abusivamente alloggi popolari".

    Il risultato delle nuove norme di Arezzo? Spiega Somigli che il 75 per cento degli alloggi è andato a coloro che risiedono stabilmente nel territorio. Per far questo non servono rivoluzioni, basta solo applicare la legge regionale 96/96 modificata della 41/2015 che prescrive quanto puntualmente applicato ad Arezzo. Perché non è stata fino ad oggi applicata la legge regionale?".

     

    E la Lega previene anche le critiche: "Taluni potrebbero definire questo modello “razzista o “etnocentrico” esso invece è giusto ed equo, volto a riequilibrare una situazione fuori controllo: coloro che sono da anni in graduatoria rischiano di essere sorpassati da una famiglia immigrata con molti figli a carico e magari che risiede nel Comune da molto meno per esempio. Questo non è giusto e va corretto – riprende Ottanelli – Questo è foriero di rancore sociale negli italiani che può essere annichilito prontamente se si esporta il modello Arezzo. Non è razzismo è giustizia ed equità.

    Per Somigli: "Questo è un provvedimento non solo a favore degli italiani, ma anche a favore di quei nuovi italiani che vivono e lavorano nel territorio, premiando chi vi risiede stabilmente, perché non si può ricevere da una comunità di cui non si fa parte".

     

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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