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mercoledì 18 Giugno 2025
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    Luigi Mariani: “Ecco perché abbiamo assistito con amarezza all’esposizione di manufatti senza il marchio CAT”

    Lettera del vicepresidente del marchio delle fornaci storiche imprunetine: "Fatto grave, crea confusione tra cittadini e visitatori. Le scuse e un video social del sindaco non bastano"

    Scrivo pubblicamente in seguito a quanto accaduto nei giorni scorsi, che ha suscitato non solo amarezza, ma anche la necessità di riportare l’attenzione sulla storia, il valore e il significato profondo del marchio che rappresento.

    Il Marchio CAT non è un semplice simbolo commerciale: è il risultato di oltre trent’anni di impegno, nato dall’esigenza di tutelare la qualità e l’autenticità del cotto imprunetino, prodotto da secoli nel nostro territorio.

    Già negli anni ’90 si parlava della necessità di tutelare il cotto di Impruneta. Il progetto fu accantonato per mancanza di consenso politico, ma l’idea resistette.

    Nel tempo, però, la volontà di difendere la nostra tradizione è rimasta viva. Con il primo mandato del sindaco Beneforti, tre storiche fornaci – Masini, Mital e Poggi – diedero vita all’associazione “Fornaci Storiche Imprunetine”, primo passo verso il riconoscimento formale della nostra identità produttiva.

    Fu poi l’assessore Pistolesi, con la “Strada della Terracotta”, a imprimere una direzione chiara al progetto, usando proprio quel disciplinare tecnico che oggi ritroviamo nel Marchio CAT.

    Il vero traguardo è arrivato nel 2017, sotto l’amministrazione Calamandrei e vicesindaco Aramini, quando il marchio è stato ufficialmente registrato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, includendo fornaci che rispettano un principio fondamentale: l’intera produzione deve avvenire nel Comune di Impruneta.

    Questo è ciò che conferisce al nostro prodotto autenticità, tracciabilità e tutela istituzionale.

    Tale riconoscimento non è solo formale, ma attribuisce al Marchio CAT una precisa rilevanza pubblica e istituzionale, richiamando implicitamente le disposizioni del Codice della Proprietà Industriale e quelle in materia di tutela delle indicazioni geografiche e delle produzioni tradizionali.

    Violare questi principi significa minare non solo un simbolo identitario, ma anche un patrimonio collettivo sottoposto a tutela normativa.

    Proprio per questo, è con sconcerto e amarezza che abbiamo assistito, nei giorni scorsi, all’esposizione davanti al palazzo comunale di manufatti in terracotta non conformi al Marchio CAT e non prodotti a Impruneta.

    È un fatto grave, che danneggia chi da anni lavora nel rispetto delle regole, scredita il marchio e crea confusione tra cittadini e visitatori.

    Tali scelte rischiano inoltre di configurare un uso improprio e potenzialmente fuorviante nei confronti del pubblico, creando un accostamento ingannevole tra il marchio istituzionale e manufatti estranei alla sua filiera certificata. È evidente il pericolo di confusione che può derivarne, anche sotto il profilo della concorrenza tra imprese, con possibili profili di responsabilità in capo a chi ha autorizzato tale esposizione.

    Va detto, inoltre, che questa non è la prima volta. Anche in passato è stato permesso a fornaci non imprunetine di adornare la piazza di Impruneta, proprio mentre il marchio era in fase di costruzione.

    Una scelta che già allora appariva incoerente con la direzione che il territorio voleva intraprendere, ma che oggi – con il marchio CAT attivo e riconosciuto – non può più essere considerata una leggerezza accettabile.

    Le fornaci aderenti al Marchio hanno donato nel tempo moltissimi manufatti al Comune, a titolo gratuito, per valorizzare spazi pubblici e rafforzare il legame tra il territorio e la sua arte: vasi, arredi, decorazioni architettoniche presenti non solo in piazza, ma anche lungo vie, frazioni e edifici pubblici (solo per citare i più vicini a Piazza Buondelmonti, via Vanni, via Cavalleggeri, via della Croce, i Loggiati del Pellegrino, i Loggiati del Comune). L’abbiamo fatto con spirito di servizio, mai per promozione personale.

    Oggi, vedere un’esposizione promossa istituzionalmente con prodotti esterni al marchio, proprio di fronte alla sede comunale, è inaccettabile.

    E lo è ancor più considerando che il Presidente del Marchio CAT – il sindaco in carica – ha il compito preciso di vigilare, tutelare e valorizzare ciò che il marchio rappresenta.

    Non bastano le scuse, seppur accolte. Il danno d’immagine ed economico rimane, così come la domanda inevitabile: perché è stato permesso tutto questo? Chi si assumerà la responsabilità delle conseguenze? Il presidente è ancora intenzionato a rappresentare il Marchio con serietà e coerenza?

    Pertanto, rinnoviamo la richiesta di immediata convocazione del Consiglio del Marchio CAT, affinché si apra un confronto trasparente, formale e risolutivo sul rispetto del disciplinare, sulla gestione dell’immagine pubblica del marchio e sul ruolo del Presidente nel garantirne la corretta rappresentanza.

    Ci saremmo aspettati una convocazione urgente del Consiglio del Marchio CAT, già formalmente richiesta.

    Invece abbiamo assistito a un video social, di pirandelliana ispirazione, in cui il sindaco, anziché affrontare il problema nel merito, si è messo a contare i vasi in piazza. Un gesto che, più che chiarire, ha contribuito ad alimentare disagio e disorientamento.

    Abbiamo bisogno di risposte serie, non di performance simboliche. Il Marchio CAT merita rispetto, attenzione e responsabilità, da parte di chi lo rappresenta, per onorare non solo il lavoro degli artigiani, ma anche l’identità e la storia di tutto il nostro territorio.

    Confidiamo che, a partire da questo episodio, si possa aprire un percorso più attento e condiviso, che ponga al centro la dignità del lavoro artigiano, il valore del territorio e il rispetto delle regole che ci siamo dati. Il Marchio CAT non è proprietà di alcuno, ma patrimonio di tutti.

    Vorrei infine fare un ringraziamento di cuore a tutte le persone che negli anni hanno supportato e creduto in tutto questo.

    Luigi Mariani, srtigiano, titolare insieme ai miei fratelli della Fornace Mital, vicepresidente del Marchio CAT

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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