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sabato 20 Aprile 2024
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    Presunto stupro di gruppo, il vicesindaco Matteo Aramini: “Impruneta non è questo, è ben altro”

    Prime reazioni alle indagini in corso sulla presunta violenza sessuale ai danni di una turista 35enne. L'assessore Cioni: "Fino a quando non succede in "casa tua" non sembra mai così reale"

    IMPRUNETA – Mentre proseguono le indagini coordinate dalla sostituto procuratore presso al Procura della Repubblica di Firenze Simona Beatrice Giunti, il presunto stupro di gruppo ai danni di una turista canadese di 35 anni, avvenuto nella notte fra il 29 e il 30 luglio in un locale del centro di Impruneta, sta creando sconcerto.

    Fra i cittadini imprunetini ad esempio, catapultati all’improvisso in una pagina di cronaca terribile.

    E anche la politica locale, pur aspettando tutti gli esiti delle indagini, si esprime su quanto avvenuto.

    # Turista (canadese) violentata a Impruneta: ci sarebbe anche un video girato su un telefonino

    # Impruneta-choc: indagini in corso per una presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una 35enne

    # Impruneta, alba di sabato 30 luglio: una donna, scalza, chiede aiuto in piazza Buondelmonti…

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    Poche e nette le parole del vicesindaco, Matteo Aramini: “Seppur rimanendo in attesa dell’esito delle indagini da parte delle forze dell’ordine, è davvero terribile leggere queste notizie”.

    “Qualcosa che ferisce e fa star male – conclude – primo per l’atto di violenza da condannare senza se e senza ma, poi per il fatto che coinvolge il nostro territorio. Impruneta non è questo, Impruneta è ben altro: vergogna!”.

    Anche l’assessore che, fra le altre deleghe, ha anche le pari opportunità, Laura Cioni, ha affidato ai suoi canali social una riflessione: “Fino a quando non succede in “casa tua” non sembra mai così reale come quando scopri che anche nel tuo paese accadono barbarie come uno stupro di gruppo di una ragazza di 35 anni”.

    “Di fronte a fatti così esecrabili – prosegie – diventa difficile trattenere la rabbia e la voglia di fare qualcosa, di esprimere solidarietà alla vittima. La rabbia diventa allora quasi quotidiana perché purtroppo eventi violenti a discapito delle donne ce ne sono fin troppi e la continua informazione di questi fatti anestetizza la nostra coscienza portando a considerarli parte integrante del nostro quotidiano”.

    “E non bastano le ricorrenze dedicate alle donne – riprende – vedi per esempio il 25 novembre e l’8 marzo, per soddisfare la necessità di fare qualcosa, dobbiamo piuttosto perseguire quel cambiamento culturale che porta a vivere il rispetto di ciascun essere umano come valore primario”.

    “E lo possiamo fare partendo dalle piccole cose della nostra vita – aggiunge Cioni – come domandarsi se portiamo rispetto ai nostri familiari, conoscenti, concittadini, come prendere consapevolezza del valore umano di ciascuno di noi nella propria diversità, in questo caso come donne e uomini”.

    “Quanto più riusciamo a vivere questi valori – prosegue convinta – quanto più riusciremo a combattere la violenza come strumento di supremazia. Ma non esiste solo la violenza fisica, oggi si manifesta in tante altre forme nascoste e molto pericolose, filmare questi atti con i cellulari, per esempio, è una forma di violenza subdola e ambigua perché è la ripresa e non le persone che si riprendono la cosa più importante”.

    “E noi possiamo sicuramente fare qualcosa in merito – dice ancora – se riusciamo ad imparare un corretto uso del cellulare e a insegnarlo ai nostri ragazzi potremo evitare la spettacolarizzazione dei filmati brutali e violenti di cui sono pieni i social”.

    “Non voglio certo semplificare troppo la questione – conclude – perché è più complessa e articolata. Sono solo i primi pensieri che mi sono venuti in mente di fronte a questa notizia. Un pensiero di vicinanza alla ragazza, vittima della violenza”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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