Di: Matteo Pucci
Quella della Chianti Salumi di Tavarnelle è la storia di tante delle nostre aziende, quelle più sane. Nate negli anni del boom econommico, sostenute dalla forza e dalla caparbietà delle famiglie, sbarcate negli anni Duemila con la stessa voglia di fare e di esserci. Costruite attorno a nuclei familiari che, più di manager e consigli di amministrazione, tengono a tutto quello che succede in azienda. E ci mettono mani e faccia.
La storia della Chianti Salumi è iniziata nel 1958 come Salumificio Corti, fondata da Guido Corti. All’inizio era a Tavarnelle, in paese, in via Palazzuolo 18. Ci lavoravano Guido, la moglie Gina e alcuni operai.
Ci dice Guido quando incontriamo tutta la famiglia nella sede della Sambuca (dove troviamo Chianti Salumi 1 e Chianti Salumi 2, da una parte si produce e si stagiona, dall'altra si affetta): “Si lavorava con molta tranquillità, con meno arrabbiature. La sera si andava via quando s’era finito, senza orario. Tutti compatti, titolari e operai”.
Braccia forti, testa fina e lingua… sciolta. E' travolgente Guido quando ci racconta la sua storia. Che è la storia della sua famiglia. Attorno a noi, in una sorta di continuo controcanto, la moglie Gina e i tre figli, tutti “dentro” Chianti Salumi con ruoli diversi: Patrizia la maggiore, Paola e Gabriele.
Dicevamo ruoli diversi. Sì, ognuno ha un settore di riferimento. Ma poi tutti fanno tutto, senza lamentarsi e con grande partecipazione: come quando per Pasquetta arriva un ordine da Milano la mattina. Si prendono le chiavi e si va a preparare le salsicce. Elasticità, flessibilità, unite alla qualità dei prodotti: la differenza nella piccola e media impresa la si fa così. Garantendo un servizio h24.
Racconta Paola: “Spesso il babbo e la mamma ci raccontano di quando avevamo la bottega accanto a casa e si mangiava tutti insieme, con gli operai. Faceva da mangiare mia mamma”.
“Le lavorazioni – prosegue Guido – erano molto manuali: macchine ce n’erano poche, quelle indispensabili, tritacarne e impastatrici. La stagionatura? Si andava molto con le stagioni, il vento, l’aria. E alla fine di marzo si smetteva di lavorare: all’epoca il maiale d’estate non si mangiava. Si ricominciava a fine agosto”. E a chi vendevate? “Alle pizzicherie, alle macellerie. I maiali si compravano nel modenese, li ritiravo io la domenica mattina”.
In via Palazzuolo, una delle strade storiche del borgo di Tavarnelle, ci sono rimasti fino al 2000, quando si sono spostati definitivamente alla Sambuca. Prima è nato lo stabilimento più piccolo, Chianti Salumi 1. “La Chianti Salumi – raccontano Patrizia, Paola e Gabriele – è stata fondata da noi figli nel giugno del 1991. Il salumificio a Tavarnelle produceva, e la Chianti Salumi affettava”. Poi il trasloco completo, nel 2000, con tutta la produzione alla Sambuca e la nascita di Chianti Salumi 2.
Un marchio molto conosciuto: “Qui – ci dicono – facciamo salsiccia, salame toscano, finocchiona, prosciutti, … . Il 99% della nostra produzione viene fatta per affettare, non facciamo il pezzo da vendere al negozio. Il nostro prodotto viene fatto solo per affettare abbiamo salami di 5 chili e mezzo, lunghi un metro. I clienti? La grande distribuzione: Esselunga, Coop, Penny Market, un po’ all'estero”.
Oggi vi lavora una trentina di persona. Nessuna ora di cassa integrazione, la voglia di guardare avanti con ottimismo: “Nel 2005 abbiamo preso anche un prosciuttificio in provincia di Grosseto dove si fa una parte di stagionatura dei nostri prosciutti, in particolare il Dop. La crisi? Come mole di lavoro non abbiamo risentito. L’alimentare forse ha meno cedimenti. L’abbiamo sentita sulle marginalità, ci si deve accontentare di guadagnare molto meno. La grande distribuzione è molto esigente, la burocrazia, il costo delle materie prime…”.
Non si sbaglia se qui si parla di industria: dal reperimento delle materie prime all'uscita del prodotto, fra esigenze produttive e serratissimi controlli qualità e sanitari, i processi ormai sono tutti industrializzati.
E pensare che tutto è partito da via Palazzuolo. E dalla voglia di guardare avanti, come ricorda Guido: “Fui il primo in Toscana a fare i prosciutti cotti e la mortadella di Bologna. A una fiera, mi sembra a Francoforte, mi hanno pure chiamato… il maestro del salame”. Tanto di cappello signor Corti!
© RIPRODUZIONE RISERVATA