Leggo sul Gazzettino del Chianti che FdI di San Casciano polemizza sulla assenza di partecipazione delle scuole alla “Giornata del Ricordo” di recente istituzione.
Sono un figlio di un “ragazzo del ’99”, che suo malgrado aveva partecipato alla prima guerra mondiale come fante, e che nel 1941 era stato richiamato per la seconda.
Insieme ad altri 42enni erano internati nella caserma della Zecca di Firenze in procinto di essere mandati a occupare la Grecia. Poi per la disfatta subita dal Regio Esercito furono rimandati a casa.
Per capire quale dramma furono le “foibe” bisogna tornare alla spartizione della Dalmazia dopo la grande guerra del ’15/’18 , dell’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio, e alla reazione del Regio Esercito contro tale occupazione.
A questo evento diceva mio babbo, invece di aver finito con la “vittoria” del 1918, era stato inviato nella zona di Fiume come militare di presidio fino al 1919.
Come ben sappiamo ci fu l’avvento del regime fascista e fu dato impulso alla fascistizzazione selvaggia delle colonie e dei territori dalmati annessi, con italianizzazione forzata e molti oppositori, internati in campi di prigionia orrendi.
Poi ci fu l’occupazione selvaggia della Jugoslavia da parte dei tedeschi e degli italiani, dove per combattere la Resistenza Jugoslava non esitavano ad accerchiare paesi con le mitragliatrici e incendiare.
Un Generale aveva l’ardire di affermare che il bravo padre di famiglia dovete farlo a casa, qui dovete uccidere. Anzi, qui si uccide troppo poco!
Bisogna considerare che in quel periodo c’era la guerra russo/tedesca e il “mito” della Rivoluzione Russa da parte della sinistra europea.
Da parte delle sinistre c’era stato lo “Scisma tra Stalin e Trotski” che aveva portato a dissidi.
In Jugoslavia aveva preso il comando Tito contro gli “Ustascia”, filo fascisti, e l’altro movimento filo monarchico.
Come sappiamo, dopo l’8 settembre 1943, l’esercito reale si frantumò e l’esercito di Tito arrivò fino a Trieste (1953) compiendo una vendetta spietata verso i presunti fascisti e la popolazione italiana.
Chi era sospettato di essere coinvolto nel vecchio regime venne ucciso dentro le cavità del terreno (foibe). Poi ci fu la “jugoslavizzazione” degli abitanti: chi non aderiva allo stato jugoslavo veniva espulso con l’incameramento dei beni.
Furono decine di migliaia i dalmati/italiani a lasciare quei territori abitati da italici fin dalla Repubblica di Venezia.
Quindi il “Giorno del Ricordo” sarebbe stato meglio lasciarlo nell’oblio della storia. Da parte italiana la storia della vergogna, da parte Jugoslava la storia della vendetta.
R.B.
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