Barberino Tavarnelle, il nuovo comune unico nasce come era prevedibile monco culturalmente: non perché non abbia una sua radice storica profonda e ben conosciuta, non perché non ci siano argomenti di cui parlare o perché manchino i mezzi economici su cui posare una iniziativa culturale adeguata.
Ma perché i suoi abitanti, meno che in altre parti d'Italia, hanno comunque relegato la cultura in un angolo e si sono dedicati ad altro.
Hanno dato la precedenza all'economia, al vino, al turismo,all'impresa grande o piccola, all'artigianato. Meno all'ambiente, di più agli smartphone; di meno all'informatizzazione dell'industria.
Con la realizzazione della superstrada Firenze-Siena e l'intuizione geniale dell'allora sindaco Biagi iniziò la creazione e l'espansione della zona industriale di Sambuca, che oggi unita ad altre zone artigianali in alcune frazioni più piccole e la zona industriale lungo la Cassia per Certaldo, zona La Zambra, confine con Poggibonsi, fanno del comune unico Barberino Tavarnelle il maggior centro industriale della provincia di Firenze.
Siamo passati da un'epoca in cui il lavoro era etica e progetto ad oggi dove è la rendita a prevalere e si produce per il consumo si lavora per consumare.
Prima il Pil era positivo oggi è a somma zero: la globalizzazione ha fatto sì che poche persone divengano sempre più ricche, a scapito di molti che sono sempre più poveri essendo il Pil a somma zero
Prima si pensava al futuro, si progettava il futuro, oggi si pensa a vivere il presente poiché c’è l’assicurazione, la rendita di chi ci ha preceduto, dei nostri genitori.
Necessità della storia, oggi più che mai, non solo conoscere la storia ma necessità per costruire il nostro futuro. Rapporto storia cultura lavoro: oggi ci sono più studiosi, più gente istruita, ma c’è meno lavoro e più rendita; in una logica che risulta capovolta rispetto al passato.
Questo è successo anche da noi, e qualcuno più acculturato se ne sta rendendo conto. Ma quanto sono lontane le nostre società da simili analisi, ammessso che siano giuste?
Da qui l'insistenza per creare in ogni zona dei gruppi culturali volontari che si occupino dello sviluppo del territorio, della nostra storia, della nostra economia: qui ora e subito, per programmare il nostro futuro e quello delle generazioni future.
Una rivista che si occupasse di tutto questo non sarebe solo una operazione culturale, ma un'iniziativa per lo sviluppo dei nostri territori e per costruire un futuro migliore più ordinato e solidale delle nostre società.
Un Chianti Green è un obbiettivo possibile ed a portata di mano, basta volerlo ed impegnarsi un po'; magari rinunciando in parte alla produzione "solo" per consumare ed avviando la trasformazione delle nostre zone industriali verso l'autosufficienza energetica, la dismissione dell'amianto e della plastica, la mobilità elettrica.
Non attendendo il lavoro conto terzi, come avveniva un tempo, ma creando start up innovative in tutti i settori del territorio: agricoltura industria artigianato.
Puntando su qualità, ricerca ed innovazione, manutenzione dell'ambiente: che è la vera ricchezza del nostro territorio.
Questo è il mio contributo ed il mio appello a tutti coloro che si vogliono impegnare, non solo in un'operazione culturale ma nella costruzione del nostro futuro.
Se aspettiamo che gli altri facciano anche per noi, rimarremo sempre al traino ed ormai secondo me non c'è più tempo, come sostiene Greta Thurnberg. Inascoltata.
Rino Capezzuoli
di RINO CAPEZZUOLI
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